Da Bertelli di Prada ai patron di Campari: ecco i finanziatori del Terzo Polo

Naufraga il progetto del Terzo Polo. C'è chi per il progetto (per ora morto) ci ha investito un bel po' di soldi...

di redazione politica
Carlo Calenda e Matteo Renzi
Politica

Muore il Terzo Polo, gli investitori che hanno perso più soldi

Da Bertelli di Prada ai petrolieri Brachetti Peretti, passando per i padroni dell’Ospedale Humanitas. La “morte” (per ora) del Terzo Polo a causa dei litigi tra i due leader Matteo Renzi e Carlo Calenda, non ha infranto solo i sogni di chi credeva nel progetto politico, ma anche di chi in questo progetto ci ha investito un bel po’ di soldi.

Secondo i dati, Azione e Italia Viva avrebbero raccolto un totale di circa quattro milioni di euro. E, una buona fetta di questo denaro sarebbe arrivata dai grandi nomi del panorama finanziario e imprenditoriale italiano. La lista è lunga. Partendo dal mondo della moda, il patron di Prada Maurizio Bertelli negli ultimi due anni ha versato ad Azione ben 100 mila euro.

La famiglia Zegna, dell’omonimo marchio di abbigliamento, da parte sua ha finanziato il nascendo Terzo Polo per un totale di 60 mila euro. Un’altra famiglia nel campo della moda made Italy ci aveva comunque scommesso, i Loro Piana con Pier Luigi che da solo ha versato 130 mila euro attraverso tranche arrivate fino allo scorso marzo.

Ma non solo. Anche Gianfelice Rocca, il patron del gruppo Techint e dell’Humanitas, uno dei dieci uomini più ricchi del Paese, ha versato 100 mila euro fino alla fine dello scorso anno per lanciare il progetto di Calenda (e Renzi).

Dal mondo confindustriale, invece, Alberto Bombassei, già deputato con Scelta Civica, che da solo ha finanziato con 100 mila euro i terzopolisti, insieme all’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato, ad Alessandro Banzato già presidente di Federacciai e a Giovanni Arvedi, che guida un colosso nel mondo dell’imprenditoria siderurgica. E, ancora, una scommessa l’avevano fatta anche Luca Garavoglia, presidente del gruppo Campari, i Merloni della Ariston e i petrolieri Brachetti Peretti. Insomma, il partito unico è morto con buona pace di chi ci ha creduto e ne ha finanziato il percorso.

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