Di Battista torna a fare politica con "Schierarsi", figli di un Grillo minore

Il ritorno in politica di Di Battista fuori tempo massimo

Di Giuseppe Vatinno
Alessandro Di Battista
Politica

Alessandro Di Battista e "Schierarsi": presidenza affidata all’ex facilitatore M5S Luca Di Giuseppe

Alessandro Di Battista decide di tornare a fare politica ma lo fa fuori tempo massimo. Mai detto fu più vero de “La montagna ha partorito” un topolino. Fonda quindi l’associazione culturale “Schierarsi”, di cui non ha la presidenza (vezzo dei potenti o supposti tali) che è affidata all’ex facilitatore M5S Luca Di Giuseppe. “Facilitatore” un nome che speravamo non ascoltare più.

Presentazione rigorosamente in diretta Facebook in cui l’ex parlamentare si è così espresso: “A me i palazzi non mancano, mi manca un certo tipo di politica. Mi manca fare cose insieme, mi manca la politica che si può fare in modo più libero fuori dai palazzi”. Quindi rinuncia al “palazzismo”.

Poi chiarisce per il futuro: “non nasce con l’idea di creare chissà che cosa in futuro. Nasce con l’idea di sviluppare dei progetti insieme. Poi si vedrà, ormai abbiamo imparato che è inutile precluderci qualsiasi cosa …Io ho proprio voglia di fare delle cose insieme, di ricostruire una comunità, di vederci e incontrarci, realizzare tutte le idee che ci vengono in mente”. E qui siamo al “realizzazionismo comunitario”.

Il finale significativo, in pieno stile Cinque Stelle: “Se pensate di poter fare una carriera politica con noi... io ne ho rifiutate di poltrone, quindi credo di essere credibile su questo... a chi pensa che stiamo creando un partito, consiglio di iscriversi a un partito. Noi siamo altro dai partiti politici”.

Di Battista, no al “carrierismo politico” a vantaggio dell’“altrismo”

Netta stroncatura del “carrierismo politico” a vantaggio dell’“altrismo” e quindi chi si dovrebbe iscrivere lo dovrebbe fare nello spirito di una pro loco dedita alla manutenzione delle dighe dei castori. I temi di cui tratterà sono i soliti, abbastanza scontati e sbiaditi: salario minimo, Palestina, acqua pubblica ed un bizzarro “car sharing nazionale” che ricorda un po’ le mitiche palline di Beppe Grillo che lavavano senza detersivo.

Di Battista e "Schierarsi"... figli di un Grillo minore che attirerà forse qualche fuoriuscito dai Cinque Stelle

Poi, naturalmente, c’è lo stop dell’invio delle armi a Kiev. Di Giuseppe (26) viene dato molto vicino a Davide Casaleggio, un altro che si è perso nel nulla disperdendo una grande patrimonio di consensi e voti. C’è pure Lapo Sermonti (36) che si occuperà di Ambiente, ex candidato alle Comunali romane con una lista ecologista che ha visto la disfatta di Virginia Raggi. È chiara dunque la manovra di creare un nucleo di “movimentino” sbiaditamente tinto di verde e giovanilismo, in vista delle Europee prossime venture che potrebbero vedere l’esordio di Schierarsi. Colpiscono comunque tutti i “distinguo” e soprattutto il porre in continuazione le mani avanti sull’iniziativa che naturalmente di “culturale” ha ben poco ma di politico molto. Di Battista ha una terribile paura di fare un tonfo elettorale coi fiocchi e spesso ne ha parlato citando anche esperienze analoghe avvenute in passato.

Dopo aver incredibilmente mancato le politiche dello scorso anno, proprio per questa paura del fallimento, ora timidamente propone un “movimentino” figlio di un Grillo minore che attirerà forse qualche fuoriuscito dai Cinque Stelle e gli illusi del grillissmo degli inizi. Ma lo fa –come detto- troppo tardi e su fondamenta che assomigliano più a un budino tremolante che ad una iniziativa robusta. Anche il continuo richiamo a non occuparsi di posti e poltrone è uno stantio richiamo al solito populismo che nella Storia ha significato esattamente il contrario –vedi i Cinque Stelle originali-, ma tuttavia occorre spandere una buona dose di cortina fumogena per gli ingenui.

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