Dossieraggio, Bisignani: "De Benedetti per anni ha avvelenato i pozzi"

"Striano? Tante altre manine ci sono che non si conoscono...". Parla Luigi Bisignani, profondo conoscitore del potere e dei meccanismi dello Stato

Di Alberto Maggi
Luigi Bisignani
Politica

"Cafiero De Raho? Non può essere un caso che dall’Antimafia si finisca in Parlamento..."

All'indomani delle audizioni dei procuratori in Commissione Antimafia e al Copasir sul caso dossieraggio, Affaritaliani.it intervista Luigi Bisignani, profondo conoscitore del potere e dei meccanismi dello Stato, nonché autore del libro 'I potenti al tempo di Giorgia', osteggiato dalla presidente del Consiglio. E proprio Bisignani, già un anno fa, ha parlato - anche su Affaritaliani.it - dello scandalo dossieraggio anticipando così ciò che sta accadendo in questi giorni.


Lei che è un grande esperto del potere e della macchina dello Stato, che idea si è fatto del caso dossieraggio? 
"La storia cambia, ma inevitabilmente si ripete. Questa è la versione  2.0. Le tecniche di controllo sono più sofisticate con la raccolta dei dati finanziari ma la sostanza è sempre la stessa. Con gli spioni che informano i giornalisti e contemporaneamente spaventano i potenti. Il più delle volte per fare carriera".

Cantone ha parlato di ‘verminaio’...
"Dio solo sa quante altre manine ci sono che non si conoscono. Le accortezze rivolte a Striano, dai media e altri soggetti, credo siano un modo per tranquillizzare queste ‘manine’. E’ da mesi che si parla di Striano e nessun giornale o programma tv d'inchiesta, così capaci a sputtanare tutto e tutti, e mai andati a capire realmente chi fosse".

Cantone ha affermato che Striano ha effettuato "10mila accessi e 33mila file scaricati". Una mole enorme, a quale scopo secondo lei?
"Per alimentare la macchina del fango l’unica perennemente in servizio in Italia. Falcone affermava: ‘Follow the money’ ma di soldi qui ancora non si parla e la cosa è alquanto inusuale".

Dalla sua esperienza, come finirà questa vicenda? Una bolla di sapone o dietro c'è qualcosa di grosso?
"Volendo potrebbe essere una grande occasione. Alla Direzione Antimafia oltre al capo lavorano circa 20 magistrati. Vediamo chi se la sentirà di vederci chiaro. Possibile che in questo lungo periodo nessuno si sia accorto di nulla? Il ministro Crosetto ha agito con coraggio dando il via, il ministero della Giustizia proseguirà mandando gli ispettori? E da lì che bisognerebbe partire. La sola procura di Perugia, pur con uno dei procuratori più bravi d’Italia, non ce la può fare da sola".

Mauro D'Attis di Forza Italia e Claudio Borghi della Lega hanno chiamato in causa Carlo De Benedetti come editore de Il Domani. Dietro c'è il 'grande vecchio' della finanza italiana?
"Il grande vecchio, come lo chiama lei, non si è mai ripreso dal successo di Berlusconi e ha spinto il suo impero editoriale in quel senso creando un ‘sentiment’ popolare che ha per anni avvelenato i pozzi".

Pensa che sia una manovra politica per screditare il Centrodestra?
"Un frullatore aperto sporca a destra e a sinistra, innocenti e colpevoli…"

Chi muove le fila in questi casi?
"Il fattore umano sempre e solo per potere e per denaro".

Perché in Italia è così facile accedere ai dati personali?
"Perché non c'è mai stata una cultura della privacy al contrario dei paesi anglosassoni".

Ci sono stati casi simili in passato che le ricordano quanto sta accadendo oggi?
"Si tratta di un fenomeno ciclico. Iniziai a 20 anni, in Ansa, con Lino Jannuzzi e Giuseppe Catalano, allora era il giudice Infelisi e poi via via tutti gli altri, da Pompa a Genchi. Tim è poi stata al centro di mille vicende, non vorrei che si scoprisse che questo Striano avesse rapporti intensi con gli uomini chiave delle compagnie telefoniche….".

Che effetti elettorali potrà avere questa vicenda?
"Nulla perché gli italiani da sempre si sentono spiati".

E' a rischio la libertà di informazione come afferma una parte della sinistra?
"Per carità la libertà d'informazione vive e lotta accanto a noi".

Chi dovrebbe controllare per evitare che questi episodi accadano?
"Ci sono fin troppi controlli che non controllano e poi le nuove tecnologie facilitano questo tipo di degenerazione". 

Crede che Federico Cafiero De Raho, capo Antimafia ai tempi del "dossieraggio" e oggi deputato del M5S, abbia avuto un ruolo in questa vicenda? Dovrebbe dimettersi dal vicepresidente della Commissione Antimafia?
"Non posso saperlo anche se non può essere un caso che dall’Antimafia si finisca in Parlamento. A pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina. E i grillini avrebbero chiesto urlando le dimissioni di chiunque altro… stai a vedere che hanno imparato la lezione".

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