Draghi a Palazzo Chigi, piuttosto che niente meglio piuttosto

Draghi voleva mollare la poltrona scomoda di capo del governo per trasferirsi su quella più comoda di capo dello Stato

Mario Draghi
Politica
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Draghi, in una specie di battaglia navale, ha bruciato, per mano dei suoi alleati Letta e Di Maio, ogni altra candidatura alternativa al Colle
 


 

Chi ha vinto e chi ha perso, dunque, nella partita Quirinale-Chigi? Superata l’emotività a caldo, un dato appare certo è inoppugnabile:

Mario Draghi voleva mollare la poltrona scomoda, transeunte, subordinata e insicura di capo del governo per trasferirsi su quella più comoda, sicura e stabile (sette anni raddoppiabili) di capo dello Stato. E in tal senso si è mosso concordando per tempo sin dalla sua discesa in campo della scorsa primavera manovra, tempi, incastri e modalità con Sergio Mattarella. Ma non ce l’ha fatta e ha perso. E con lui hanno perso il suo sostenitore nel Pd Enrico Letta e il suo fan nei Cinquestelle Luigi Di Maio.  Al contrario, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Giuseppe Conte non volevano che l’ex capo della Bce volasse sul colle più alto e son riusciti, di riffa o di raffa, e facendo anche e volutamente casini e ammuine, a impedirglielo. Quindi hanno vinto.

Draghi, in una specie di battaglia navale, ha bruciato, per mano dei suoi alleati Letta e Di Maio, ogni altra candidatura alternativa al Colle, da Casini a Belloni, da Berlusconi a Casellati ecc..., sfiancando l’inesauribile  e irriducibile Salvini. Colpiti e affondati.

Poi capita l’antifona e fiutato l’insuccesso si è ritirato dalla battaglia campale per il Colle (che prevedeva  un premier di fiducia, da lui successivamente scelto) e affrettatosi a rispolverare Mattarella, ha ripiegato sulla conferma della poltrona di Palazzo Chigi. Come dicono a Milano: piuttosto che niente meglio piuttosto.

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