Elezioni regionali in Sicilia: Pd e M5S verso l'accordo su Peppe Provenzano
Il vice di Enrico Letta può compattare le due anime di un'alleanza ancora in costruzione. Acque agitate nel centrodestra
L'ex ministro può essere il candidato unitario, nonostante le ambizioni di Giarrusso e Cancellieri
Giuseppe Provenzano candidato presidente della Sicilia. L’ipotesi sta prendendo sempre più in casa-Pd, in vista dell’importante tornata amministrativa del 12 giugno. Si voterà per rinnovare 950 enti, tra cui quattro capoluoghi di Regione (Genova, L'Aquila, Catanzaro e Palermo). Proprio in Sicilia, dove si vota anche per l’Assemblea Regionale, si svolge la partita di maggior rilievo nazionale.
Non a caso i Dem stanno meditando la candidatura del numero 2 del partito, già ministro per il Sud ed esponente della generazione dei quarantenni (li compie il 23 luglio) che medita di rilanciare l’area progressista. Il Pd punta molto sulla Sicilia, dove si potrebbe concretizzare quell’alleanza con il M5S che fatica a diventare strutturale, ma che a livello cale ha buone chance di divenire a compimento, nonostante le ambizioni personali di Dino Giarrusso e Giancarlo Cancelleri.
Nella trattativa Pd-M5S rientra ovviamente anche il candidato a Sindaco di Palermo, ruolo che vede nei panni del favorito Franco Miceli, presidente del Consiglio nazionale degli Architetti. Tuttavia, siccome il suo nome è espressione dei Democratici, difficilmente il M5S accetterà un ruolo ancillare in entrambe le competizioni isolane e quindi il puzzle è ancora in divenire. Difficilmente il Pd farà un passo indietro sul vicesegretario Provenzano, in quanto Enrico Letta vuole dare un segno di coesione e forza elettorale. Per questo aumentano le probabilità del ricorso alle primarie per la scelta del candidato di Palermo, anche se i tempi sono davvero molto stretti.
Le acque sono ancora più agitate in seno alla coalizione di centrodestra, dove Forza Italia e Lega sostengono l’ipotesi di Maurizio Croce candidato a Palermo, incontrando però le resistenze di Fratelli d’Italia, che rischiano di avere ripercussioni anche sull’intricata vicenda regionale. In mancanza di un nome che metta tutti d’accordo, servirebbe un vertice che, almeno per il momento, non è in agenda.