Governo-Ue, confronto in salita sulla manovra. Dubbi di Bruxelles su... Inside
L'Unione europea è preoccupata per le coperture finanziarie. Non piace l'innalzamento della soglia a 85mila euro della flat tax per gli autonomi
Ue "preoccupata" per l'elevato debito pubblico italiano
L'interlocuzione tra Palazzo Chigi, il Mef e Bruxelles è già iniziata sulla Legge di Bilancio, dopo l'invio del testo della manovra per il 2023, con le coperture finanziarie, all'Unione europea. La trattativa sarà lunga e non semplicissima. L’Italia, più ancora di Francia, Spagna, Grecia e Germania, è un’osservata speciale per il debito pubblico. Un giudizio completo sulla manovra del governo Meloni arriverà soltanto a dicembre.
Il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni ha detto: “Esamineremo il bilancio quando arriverà. Per noi è molto difficile seguire una prima impressione, dobbiamo vedere il bilancio, i testi e valutarli. Penso sia anche un dovere di trattamento uguale nei confronti di tutti i Paesi”. Nel rapporto della Commissione Ue, “l’Alert Mechanism Report”, si legge: “L’Italia si trova ad affrontare squilibri macroeconomici eccessivi. Quest’anno, la Commissione ritiene opportuno esaminare la persistenza di questi squilibri o la loro riduzione, in quello che sarà un esame approfondito per l’Italia”.
Secondo fonti qualificate della maggioranza, sui 21 miliardi di euro destinati alla lotta contro il caro-bollette e il caro energia non dovrebbero esserci problemi. Così come sul modesto taglio al cuneo fiscale destinato quasi tutto alle fasce di lavoratori con reddito basso o molto basso. I problemi potrebbero sorgere, semmai, sull'innalzamento a 85mila euro della soglia per applicare l'aliquota del 15% come tassazione per Partite Iva e autonomi. L'Europa potrebbe chiedere un chiarimento sulla discriinazione che di fatto si crea tra diversi lavoratori che, ad esempio, hanno un reddito annuo di 60 o 70mila euro.
Altro punto sul quale Bruxelles potrebbe chiedere maggiori delucidazioni sono le coperture finanziarie. Di certo ci sono i 21 miliardi in deficit per finanziare le misure contro il caro-energia, previsti dalla Nadef, e i 4,1 miliardi accantonati per il 2023 dal decreto aiuti quater. Da quanto sappiamo finora altri 2,5 miliardi arriveranno dalla nuova formulazione della tassa sugli extra-profitti dell’energia che andrà a colpire l’utile delle imprese, e non più il fatturato Iva, con un’aliquota al 35% anziché al 25%.
Un ulteriore miliardo circa viene indicato dal Ministero dell’economia dalle rivalutazioni delle partecipazioni mentre 743 milioni sono il risparmio nel 2023 dal taglio delle prestazioni del reddito di cittadinanza. Previsti anche 138 milioni di maggiore gettito dai tabacchi, oltre agli 800 milioni di risparmi di spesa dei ministeri annunciati dal ministro Giorgetti in occasione dell’approvazione della Nadef. Dalla tregua fiscale sono attese ulteriori risorse che però al momento non sono state cifrate.
Considerando l'elevato rapporto debito-Pil, attualmente attorno al 150% e con stime di ulteriore aumento nei prossimi anni se non ci fosse una ripresa della crescita economica, preoccupa l'Ue che a dicembre, proprio quando la manovra sarà in Parlamento con i partiti impegnati a cercare altri soldi per "migliorarla", potrebbe chiedere all'Italia un maggior impegno sulla riduzione del debito pubblico.
Tagliando così le gambe alle aspettative delle forze politiche, soprattutto di maggioranza, che aspettano proprio la conversione del provvedimento in Aula per cercare di aumentare le spese statali. Ultimo punto interrogativo, non collegato strettamente con la manovra, è la revisione del Pnrr, chiesta in campagna elettorale dal Centrodestra e anche nel discorso sulla prima fiducia dalla premier. Le prime risposte che arrivano da Bruxelles sono molto fredde.