Francesco ha appaltato la politica estera alla comunità di Sant’Egidio
In Vaticano non comanda Parolin ma il cardinale Zuppi
Andrea Riccardi, il capo di Sant’Egidio, scrive al Corriere della Sera. Che cosa accade Oltretevere
Ieri abbiamo parlato della strategia politica del Vaticano per quanto riguarda l’Ucraina.
Riassumendo il Vaticano, cioè Papa Francesco, ha “appaltato” la politica estera alla Comunità di Sant’Egidio tramite il potente Capo della CEI (Conferenza Episcopale Italiana), il cardinal Matteo Zuppi in ottimi rapporti con l’associazione.
Qualche giorno fa Zuppi ha addirittura incontrato il presidente Usa Joe Biden a cui ha consegnato una lettera del Papa.
Però c’è un piccolo particolare di cui bisogna tener conto e cioè che il titolare della politica estera del Vaticano è il Segretario di Stato, il cardinal Pietro Parolin, che da inizio anno è stato semplicemente escluso da Bergoglio dal suo ruolo istituzionale, un po’ come Padre Georg.
È come se non esistesse.
Mentre tutto è passato in mano a Zuppi che gestisce con piglio determinato la situazione.
Una vicenda molto strana che ha provocato profondi risentimenti sia a Roma che in tutte le nunziature del mondo che, ancora formalmente, dipendono da Parolin, ma sono praticamente esautorate.
È vero che il Vaticano è per definizione uno Stato teocratico e quindi una monarchia assoluta, tuttavia qualche spiegazione il Papa la dovrebbe pur fornire, se non altro per mettere a tacere la ridda di voci, illazione e supposizioni che da mesi girano.
Chi comanda -dopo il Papa- in Vaticano? Si pensava comandasse Parolin ma è del tutto evidente che così non è affatto.
In Vaticano comanda il cardinal Matteo Zuppi che ha un potere immenso e forse, in questo momento, più dello stesso Francesco. Lui il vero frontman.
Ora però sorge un problema che prende la forma di una excusatio non petita, accusatio manifesta.
Infatti il comandante in capo e fondatore di Sant’Egidio, il già ministro nel governo di Mario Monti Andrea Riccardi, ha presso ieri carta, penna e -si fa per dire-calamaio e ha scritto una lettera al Corriere della Sera per rassicurare il popolo italiano che è tutto sotto controllo e che il povero Parolin è ancora presente e lotta insieme a loro. Peccato che sia invisibile.
Riccardi, che è uno Storico, parla nella missiva in generale dei problemi della guerra russo – ucraina ma dentro ci ficca la vicenda del Segretario di Stato e di tutta la nunziatura mondiale che è stata espropriata del proprio ruolo dalla invadenza del monsignore romano che è di casa a Piazza di Santa Maria in Trastevere, grazie anche agli ottimi rapporti con il contestato monsignor Vincenzo Paglia. Ma proprio lui potrebbe essere l’anello debole della catena.
Paglia –anni fa- finì indagato per una compravendita di un castello a Narni –aveva la gestione degli immobili della Diocesi- e fu prosciolto dopo le indagini preliminari. I conservatori gli rimproverano anche un affresco omoerotico nella Cattedrale di Terni in cui è rappresentato semi - nudo con lo zucchetto episcopale.
In ogni caso il Vaticano e la stessa Comunità trasteverina sanno pienamente di agire in maniera totalmente non convenzionale tanto da dover sentire la necessità di “scusarsi” in prima pagina sul più diffuso quotidiano italiano.