Giustizia, Nordio isolato dagli alleati. E al Ministero non comanda più

Forza Italia ha abbandonato il ministro a causa di provvedimenti "poco garantisti"

di redazione politica
Politica

Nordio, il Guardasigilli non comanda più

Carlo Nordio è solo. Il ministro della Giustizia ha avvertito che i suoi maggiori alleati lo stanno abbandonando, stanchi di proroghe e provvedimenti poco garantisti. È quanto scrive La Stampa spiegando come Forza Italia fatichi a nascondere il malumore verso il governo. I forzisti preparano la battaglia sul decreto che estende le intercettazioni nelle indagini sulla criminalità organizzata anche a chi non è indagato per associazione mafiosa.

Un documento che circola tra i parlamentari berlusconiani individua problemi di costituzionalità nel decreto del governo sull’estensione della possibilità di intercettare. In particolare il dossier critica gli effetti retroattivi della norma.

LEGGI ANCHE: Premier stanca del compagno gaffeur: Giambruno ha finito tutto il credito

Nordio, a Cernobbio, ha annunciato l’arrivo del secondo pacchetto di provvedimenti, “forse già nel prossimo Consiglio dei ministri”, che dovrebbe contenere norme sulla prescrizione, misure cautelari e, secondo quanto annunciato dal Guardasigilli, anche sull’utilizzo delle intercettazioni. Punti su cui lo staff del ministro sta lavorando assiduamente. In particolare la vice capo del gabinetto con funzioni vicarie, Giusi Bartolozzi, di cui si dice che il ministro abbia particolare considerazione.

Ben più del capo gabinetto Alberto Rizzo. Bartolozzi, infatti, sarebbe la figura chiave del dicastero di via Arenula, colei che realmente detiene un peso specifico e fa da filtro tra l’indirizzo politico che imprime il Guardasigilli e l’amministrazione sottostante che traduce le volontà politiche in norme.

Domani in Senato approda il ddl che contiene l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, “ho avuto i sindaci in processione per chiedermi di cancellarlo”, ha raccontato ieri Nordio a Cernobbio. Ma anche in questo caso l’ala garantista della maggioranza teme che l’aver affidato il provvedimento alla commissione Giustizia del Senato, presieduta dalla leghista Giulia Bongiorno, dichiaratamente contraria all’abolizione, metta a repentaglio l’obiettivo del ministro.

LEGGI ANCHE: Meloni non risponde più alle domande, imbarazzo dopo il caso Giambruno

Poi c’è il tema della separazione delle carriere che, nonostante le dichiarazioni del ministro, a molti esponenti del centrodestra pare destinato a un binario morto. Nordio ha spiegato così il percorso lento: “Servono tempi più dilatati come prevede la Costituzione”. Ma proprio perché l’iter sarà lungo, ragionano i garantisti in Parlamento, sarebbe il caso di partire prima.

Perché questa impasse? Enrico Costa di Azione, che con il ministro ha avuto in passato un dialogo fluido e costante, ha un sospetto: “Il governo ha deciso di sacrificare la separazione delle carriere sull’altare del premierato”.

Secondo questa teoria, molto diffusa anche nella maggioranza, dare la priorità alla riforma dell’assetto istituzionale dello Stato vuole dire accantonare altre riforme che richiedono una modifica costituzionale. Anche perché, in mancanza della maggioranza qualificata, Giorgia Meloni dovrebbe affrontare due referendum senza quorum, un rischio enorme, anche alla luce di un consenso che inizia a calare. Un esponente della maggioranza, che chiede l’anonimato, riassume così questi mesi: “Nordio fa dichiarazioni garantiste, ma poi le norme le scrivono i magistrati del ministero”.

Tags:
giustiziaintercettazioninordio