Il 25 aprile è la nostra giornata della memoria: difendiamola e proteggiamola
Oggi è il giorno in cui si rende omaggio ai partigiani di ogni fronte che a partire dal 1943 contribuirono a liberare l'Italia dal nazifascismo
"Il più bel regalo che possiamo fare a noi stessi, ai nostri figli e a chi verrà, in questo 25 aprile, è sforzarci di ricordare tutte le storie che abbiamo incontrato nel nostro cammino". Il commento
Oggi festeggiamo il 78° anniversario della Liberazione d’Italia. A ben guardare, questa è la nostra giornata della memoria: il giorno in cui si rende omaggio ai partigiani di ogni fronte che a partire dal 1943 contribuirono a liberare l'Italia dal nazifascismo. La storia è nota. L’azione della Resistenza fu coordinata dai Comitati di Liberazione Nazionali formatisi a Roma, a partire dal 9 settembre 1943. All'inizio composti da poco più di 1500 uomini e donne, poi via via sempre più capillari e numerosi - non bisogna dimenticare che accanto a loro si affiancò la partecipazione diretta della popolazione civile, - i partigiani contribuirono a liberare molte zone ancora prima dell’arrivo degli alleati.
Una di queste è Milano. Quante testimonianze ho raccolto da parenti, amici di famiglia, viandanti che avevano desiderio di affidare a me, bottiglia in mezzo al mare, una traccia della loro memoria, del loro passaggio sulla terra. Storie di staffette, di coraggio, di corse pazze in bicicletta, schivando bombardamenti, mitragliate, solo per consegnare un dispaccio; di marce forzate per sfuggire, per attaccare, o per scortare oltre confine qualche povero disgraziato perseguitato. Tutte storie che meriterebbero di essere scritte. Ed io l'ho fatto, in uno dei miei libri, Milano nascosta, edito dalla Hoepli (recupera qui il link della recensione). Oggi confesso di provare un certo piccolo disagio. Un disagio che sa di mancanza: perché se qualcuno ti racconta una storia, allora quella storia vive anche in te, è un po' tua. E se tu non la trascrivi e la racconti, sei uno sprecone. Ed io non sono riuscita a raccontarle tutte.
Mentre da settimane l’una e l’altra fazione si scontrano sul senso e sull’opportunità di onorare questa ricorrenza, nel resto del mondo più di un miliardo e mezzo di persone soffre la fame, 500 milioni di bambini nascono e crescono - quando riescono a sopravvivere - al di sotto della soglia minima di sussistenza e un numero sempre crescente di guerre divora le vite e il futuro di intere generazioni. Proprio come è successo con quelle dei ragazzi che hanno combattuto durante la Seconda Guerra Mondiale. Un conflitto al quale si è aggiunto quell’abominio che sono stati i campi di sterminio, nei quali si stima abbiano perso la vita fra i 15 e 20 milioni di persone: sei milioni di ebrei; altrettanti slavi russi, serbi, ucraini, polacchi, sloveni; trecentomila rom e sinti; circa un milione e mezzo di dissidenti politici, e un numero imprecisato di disabili e omosessuali.
Non permettiamo che la storia venga riscritta. Non lasciamo che altri ci imprigionino nelle mille trappole di false narrazioni, che non fanno altro che stipare di nulla la nostra memoria, riempiendo ogni interstizio del nostro cervello di chiacchiericci.
Il più bel regalo che possiamo fare a noi stessi, ai nostri figli e a chi verrà, in questo 25 aprile, è sforzarci di ricordare tutte le storie che più o meno consapevolmente abbiamo raccolto lungo il nostro cammino; raccontate da chi ci ha regalato la libertà di essere, di dissentire e la possibilità di non avere paura. Non avere paura di lasciare il vecchio per il nuovo. L’Io per il Noi. L’individualismo per la collettività. Il bene di pochi per il bene di molti. Non avere paura di guardare in faccia la realtà. Di dire la verità e pretenderla, a tutti i costi. Noi possiamo fare la differenza. Esattamente come l'hanno fatta i nostri nonni 78 anni fa.
Aldo Moro esortava i suoi studenti ad essere indipendenti, a non guardare a domani ma a dopo domani. Un invito di straordinaria attualità. Senza tempo, e proprio per questo per sempre contemporaneo, come la nostra festa del 25 aprile.