Italia, un Paese sotto scorta: numeri da record per le protezioni personali
Antonella Viola, Massimo Fedriga e Giovanni Toti sono solo gli ultimi casi. Il numero di totale si impenna, consolidando lo strano primato italiano sul tema
Viola e Bassetti tra i virologi minacciati
Il proiettile inviato ad Antonella Viola, con l'esplicito invito a ritrattare le sue dichiarazioni sulle vaccinazioni anti-Covid per i bambini, è solo l'ultimo - e gravissimo – caso. Negli ultimi mesi questi episodi si stanno ripetendo con una certa frequenza. E' sotto scorta anche il suo collega Matteo Bassetti, sempre per via di dichiarazioni non gradite a chi lo ha minacciato, così come identica sorta ha riservato diversi politici. Gli ultimi sono i governatori Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia-Giulia) e Giovani Toti (Liguria), ma vive sotto scorta anche il ministro della Sanità Roberto Speranza e sui gruppi Telegram che contestano le scelte del governo sulla pandemia è stato diffuso l'indirizzo di casa del Premier Mario Draghi, non certo per recapitargli omaggi floreali. La crisi sanitaria ha scatenato un dibattito davvero molto teso, nel quale sembra che chi abbia un'idea diversa dalla propria sia un nemico da abbattere e non qualcuno col quale confrontarsi.
Il caso-Azzolina e l'attentato in Sicilia
Non è solo il dissenso sanitario a provocare queste situazioni. Quando era ministra dell'Istruzione dell'Istruzione, Lucia Azzolina è stata messa sotto scorta per le minacce ricevute in seguito alla sua decisione di aprire i concorsi nelle scuole. Nonostante la protezione, come ha rivelato proprio ad affaritaliani.it, è stata comunque oggetto di un grave attentato in Sicilia, dove hanno provato a speronare la macchina sulla quale viaggiava, per farla uscire di strada. E chissà come sarebbe finita se alla guida non ci fosse stato proprio un qualificato agente di scorta...
Giornalisti nel mirino, da Ranucci a Giletti
Uscendo dalla politica, una categoria molto minacciata è quella dei giornalisti. Massimo Giletti è sotto scorta dal giugno del 2020, dopo aver ricevuto minacce da parte della mafia. Sigfrido Ranucci è invece protetto dall'agosto del 2021, a causa di alcune inchieste di “Report” sul narcotraffico che hanno fatto molto arrabbiare la 'ndrangheta. Lo scorso ottobre Roberto Saviano è arrivato a 15 anni di vita sotto tutela, dopo le minacce ricevute per il libro “Gomorra”. Accanto a questi nomi celebri, ci sono anche tanti giornalisti meno famosi, ma che con analogo coraggio combattono battaglie pericolose. Ad esempio Marilena Natale che lo scorso novembre è stata aggredita verbalmente da un pregiudicato che le detto, tra l'altro, “ti faccio vedere io”. Proprio la presenza della scorta ha consentito di gestire l'episodio senza gravi conseguenze. A dicembre è invece capitato un fatto simile al gip Giuseppe Cario, sotto protezione perché molto impegnato nella lotta alla criminalità e minacciato all'interno del clan di Latina da parte dei familiari di uno dei suoi indagati più noti. Solo nella prima metà del 2020 (a fronte di 83 minacce riscontrate) c'erano 20 giornalisti sotto scorta, tre dei quali con una vigilanza "secondo livello" (appena sotto quello previsto, ad esempio, per il presidente del Consiglio).
Magistrati e politici sotto minaccia
Proprio “magistrati, imprenditori e diplomatici, oltre a politici, giornalisti e alti dirigenti dello Stato” sono le categorie con più esponenti sotto scorta. A rivelarlo è stato il ministero dell'Interno nel 2019, anno nel quale suscitò molta indignazione la messa in stato di protezione di Liliana Segre. Al 1 giugno 2019, il conteggio ammontava a 274 magistrati, 82 politici, 45 imprenditori e 28 diplomatici. In totale, le misure di protezione in corso erano 569, con un impiego di 2.015 agenti delle forze dell’ordine, più 211 unità per le vigilanze fisse, 404 vetture blindate e 234 vetture non specializzate. La regione con più scorte era il Lazio (173), seguita dalla Sicilia (124). Tante? Sempre meno dell'anno precedente, nel quale le scorte assegnate erano 618 (il 9% in più).
Come funziona l'assegnazione delle scorte?
La gestione del tema scorte è in carico all'UCIS (Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale), ente fondato nel 2002 dal Governo Berlusconi dopo l'omicidio del giuslavorista Marco Biagi. Secondo i suoi ultimi dati ufficiali (risalenti al 2017) i suoi interventi con le scorte vengono decisi per queste motivazioni: 58% per un possibile attacco da parte della criminalità organizzata, 38% per rischio attentato terroristico e il 4% per altri tipi di minaccia.
Scorte, il record italiano: da cosa dipende e quanto costa
Il numero di scorte ondeggia: 589 nel 2017, 589 nel 2016, 574 nel 2015, 543 nel 2014 e 545 nel 2013, per non andare troppo indietro nel tempo. Dati decisamente superiori a quelli di altri Paesi europei simili per caratteristiche e dimensioni: basti guardare alle 165 scorte in Francia, alle 40 in Germania, e alle sole 20 nel Regno Unito. Pur con notevoli variazioni nel tempo, solo gli Stati Uniti sono costantemente davanti all'Italia, ma con un rapporto di popolazione decisamente impari: 329,5 negli USA contro i meno di 60 italiani. Da cosa dipende questa anomalia? Gli anni di piombo sono passati da tempo, ma forse è rimasto uno strascico cultura. Certamente siamo un Paese molto litigioso, come dimostra anche il contemporaneo record di liti giudiziarie, ma finché si ricorre a soluzioni pacifiche è un conto. Che si debba sfociare nella violenza, con la necessità di trovare delle contromisure, suscita parecchie domande. A partire da una molto semplice. Quanto ci costano le scorte? Su questo circolano varie stime, delle quali la più accreditata si attesta intorno ai 250 milioni di euro all'anno... ma è una valutazione fatta dieci anni fa e quindi necessariamente da rivedere al rialzo.