L'Italia non può permettersi altre crisi: "Tenetevi Draghi, whatever it takes"

I media internazionali scuotono la testa di fronte all'ennesima fase di incertezza politica: "Draghi è un tecnocrate non eletto, ma ne avete ancora bisogno"

Palazzo Chigi - Il Presidente Mario Draghi riceve il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden
Politica
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Mercoledì 20 luglio è il D-day: "Italiani, andate avanti con Draghi”

 

L'ennesima crisi di Governo non sorprende i media internazionali: “Era inevitabile che la rara stabilità portata da Mario Draghi alla politica italiana non dovesse durare”, scrive il Financial Times. Eppure, i tanti ammiratori che “Supermario” vanta nelle redazioni estere si chiedono come mai nemmeno lui sia riuscito a mettere tutti d'accordo, superando l'endemica instabilità dei nostri governi. Bloomberg dipinge uno scenario catastrofico in caso di conferma delle dimissioni del Premier: “Il Paese entrerebbe nel caos, mentre l'Europa si sta preparando alla recessione, gli italiani sono alle prese con un'inflazione galoppante e i legislatori devono approvare riforme per sbloccare 200 miliardi di euro in aiuti dall'Unione Europea”.

 

“E' il peggior momento per una crisi politica”

 

Euronews sottolinea invece come il Premier dimissionario sia andato avanti nella sua missione di emancipare l'Italia dalla sua dipendenza energetica nei confronti della Russia. Ricordando come il viaggio in Algeria sia stato ridotto da due giorni a uno solo, proprio a causa del caos politico, Euronews sottolinea i tentativi messi in atto da Sergio Mattarella per convincere Draghi a cambiare idea evitando così le elezioni “in un momento di tumulti internazionali e tensione economica”. In un autentico coro di voci, la maggior parte delle testate sottolinea come questo sia “il peggior momento possibile” per una crisi di governo e ognuno lo fa dal proprio punto di vista. Secondo il già citato Financial Times, “l'Italia ha ancora bisogno di Draghi”, soprattutto nella tempesta perfetta determinata da più fattori: “La crisi del costo della vita, la guerra in Ucraina e il pacchetto di misure 'anti-frammentazione' in arrivo dalla Bce”. Nel raccontare l'ennesima fase di incertezza italiana, la prestigiosa testata britannica indica come priorità “l'approvazione della prossima finanziaria e una spunta da impartire alle riforme necessarie per sbloccare la prossima tranche del Recovery Fund, che per l'Italia prevede 200 miliardi di euro”.

 

“Il quadro politico europeo e la paura della crisi italiana”

“Il quadro politico europeo e la paura della crisi italiana”

 

Anche lo scenario internazionale, secondo il Financial Times, suggerisce di non innescare la crisi: “Un vuoto politico a Roma rappresenterebbe un'ulteriore distrazione per l'Occidente: il Regno Unito è impegnato nella ricerca di un nuovo Premier, mentre in Francia Emmanuel Macron è privo di una maggioranza parlamentare. La guerra ha steso una lunga ombra sulla politica italiana, non solo perché ha provocato un aumento dei prezzi dell'energia e del cibo, ma anche per via dei legami di antica data con Mosca. Il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte ha apertamente messo in discussione la sensatezza dell'invio di armi all'Ucraina, provocando una spaccatura nel suo partito. Che tutto questo debba pesare sulle spalle di Draghi, un tecnocrate non eletto da nessuno, è un atto d'accusa alla classe politica italiana. La premiership di Draghi, della quale era nota la data di scadenza, non è riuscita a convincere i mercati di poter trovare una strada plausibile per continuare quelle riforme delle quali ha disperatamente bisogno. Al contrario, l'avvicinamento delle elezioni ha esasperato la conflittualità interna”.

La testata britannica racconta un'Italia in profonda crisi, nel quale le istituzioni non riescono a rinnovarsi e questa crisi è nelle mani di Mattarella, costretto a rimanere al Quirinale per un secondo mandato: “Ma bisogna anche pianificare in modo credibile un futuro post-Draghi. Lo stesso devono fare l'UE e la Bce entrambe si aggrappano all'ex presidente della Bcec ome partner affidabile e temprato dalla crisi. La finestra per le riforme strutturali in Italia che Draghi ha aperto potrebbe chiudersi rapidamente. I politici italiani, incluso lo stesso Draghi, devono assicurarsi che non si chiuda già questa settimana. Whatever it takes”.

 

C'è chi va controcorrente: “E' giusto votare”

 

Parlando di “italian deja vu” per questa ennesima ennesima crisi, il Guardian fa notare come la gravità della situazione non sia “solo” politica: “Anche al di là di questo, l'Italia è a rischio per l'ammontare del proprio debito, la sua bassa crescita e la sua forte dipendenza dal gas russo”, scrive la testata inglese citando Gilles Moec, chief economist di AXA Group. Il Washington Post si affida invece alla nota analista Rachel Sanderson, la quale stigmatizza come “il governo di unità nazionale si sia disunito” (è una citazione di Paolo Sorrentino?), costringendo Draghi alle dimissioni. Una scelta che però viene considerata giusta: “E' il momento che l'Italia vada a elezioni e inizi a prendere in considerazione un futuro senza l'ex governatore della Bce come Premier”. La sua è una voce fuori dal coro, basata sul fatto che gli obiettivi fissati per questo Esecutivo (organizzare le vaccinazioni e portare a casa 260 miliardi di euro del Recovery) sono stati raggiunti, sebbene con un Governo guidato da “un tecnocrate che non è mai stato eletto a nessuna carica”.

 

“Draghi: dal flop Quirinale all'addio a Palazzo Chigi”

 

Sanderson ricorda che questo non è il primo momento di difficoltà di Draghi, il quale “a gennaio non è stato capace di ottenere il sostegno parlamentare per arrivare alla Presidenza della Repubblica, cosa che ha messo a nudo il terreno accidentato su cui sta navigando. Il suo Esecutivo non può governare se è consumato dalla guerra di trincea interna. Offrendo le sue dimissioni al presidente Sergio Mattarella la scorsa settimana, Draghi ha innescato una nuova crisi politica a Roma. Mattarella ha respinto le dimissioni, ma la frustrazione di Draghi è comprensibile. Ci sono dei limiti al cosiddetto modello del 'servitore dello stato', parte della tradizione politica italiana che incarna. Non ha senso Draghi bruciare la sua gravitas (dal latino: dignità, serietà e senso del dovere, ndr) preziosa per se stesso, per l'Italia e per l'Europa, per un Governo che non funziona. È un'opinione condivisa dai membri della comunità imprenditoriale con cui ho parlato nelle ultime settimane, i quali stanno affrontando le ricadute del costo in aumento del rifinanziamento dell'allarmante debito sovrano italiano di circa il 150% del prodotto interno lordo”.

 

“Missione compiuta su Covid e Recovery: si può cambiare. Anzi, si deve”

 

A proposito di opinioni degli insider, Sanderson svela anche una chicca davvero curiosa: “Nei primi giorni del suo Governo, ho parlato con un esperto di affari pubblici che aveva consigliato privatamente Draghi varie volte, durante il suo mandato alla BCE (da qui la necessità dell'anonimato) e che mi ha parlato di quanto fosse importante che le richieste dell'Italia per il Recovery fossero bene impostate. Una volta messo a posto questo tema, è diventato molto meno importante che Draghi rimanesse in carica. Anche se all'epoca ero scettica sul punto, ora tutto sembra chiaro. I fondi e le politiche per la ripresa dell'Italia sono programmati fino al 2026. Le restrizioni all'erogazione dei fondi significano che Bruxelles (e Berlino) manterranno una stretta presa sull'Italia: qualunque politico si recherà a Palazzo Chigi dopo Draghi, vorrà mantenere attivo il flusso di denaro. Fondamentale anche il fatto che Draghi abbia in loco funzionari che, attraverso il loro ruolo di civil servant, assicurino un funzionamento senza intoppi”.

Inoltre, c'è anche un ragionamento meno economico e più politico rispetto all'invocazione delle urne, non dissimile dal punto di vista già esplicitato da affaritaliani.it IN QUESTO ARTICOLO: “La Democrazia in Italia chiede di essere difesa. È ora che gli italiani vadano a votare di nuovo. Al più tardi, dovrà essere entro la primavera del prossimo anno. Il Movimento Cinque Stelle, il principale partito della coalizione, oggi non esiste più. I suoi membri hanno immolato il Movimento che hanno creato, dividendosi in gruppi separati nella loro lotta per ridefinirsi nel momento in cui i principali totem della sua esistenza - transizione ecologica, anticorruzione, diritti umani - sono diventati mainstream”.

Con lo sgretolamento del M5S, viene meno anche il "campo largo" evocato da Enrico Letta, situazione che sposta i pronostici elettorali a favore del centrodestra e in particolare di Giorgia Meloni, che la stampa estera già vede come prima Premier donna della storia d'Italia, come scritto IN QUESTO ARTICOLO.

 

Crisi di governo, Fitch: "Tensioni sui conti pubblici per le manovre elettorali dei partiti" 

"Le dimissioni di Mario Draghi da Presidente del Consiglio a seguito di una spaccatura nel suo governo di unità nazionale preludono a una maggiore incertezza politica anche se venissero evitate le elezioni anticipate". Lo sottolinea l'agenzia Fitch in una nota, spiegando che "qualunque cosa accada, l'Italia è destinata ad entrare in un periodo politicamente incerto dopo quasi 18 mesi di relativa stabilità e l'attuazione di alcune riforme".

"Anche se Draghi dovessere rimanere, ci aspettiamo che i partiti che lo sostengono cercheranno maggiore visibilità con l'avvicinarsi delle elezioni, amplificando le tensioni esistenti" sottolinea l'analisi. In particolare, Fitch prevede "pressioni per un maggiore allentamento fiscale nella prossima legge di bilancio".

"Peraltro, ricorda l'agenzia, elezioni anticipate non solo "renderebbero estremamente stretti i tempi per l'approvazione della legge di bilancio" ma "potrebbero anche rendere più difficile per l'Italia raggiungere gli obiettivi per la prossima erogazione di fondi NextGeneration EU a dicembre, o indebolire la capacità delle autorità di dispiegare i fondi già ricevuti".

Fitch prevede per il 2022 un disavanzo maggiore rispetto a quello stimato dal governo (5,9% del Pil contro 5,6%) per via di un maggiore sostegno ai prezzi energetico e una maggiore spesa per interessi sui titoli legati all'inflazione.

Per il 2023 "ci aspettiamo una modesta riduzione del disavanzo al 4,5% del Pil (il governo prevede il 3,9%), riflettendo in parte le pressioni fiscali pre-elettorali". "Le implicazioni di breve termine per la politica economica e di bilancio dipendono dagli esiti politici, ma è probabile che le riforme strutturali e il risanamento di bilancio diventino più impegnativi" conclude l'agenzia.