Politica

Crisi di governo, non c'è nessuna scusa per non andare a votare

Di Lorenzo Zacchetti

Non è impossibile pensare a un governicchio che, stampellato qui e là, tiri avanti la carretta fino al 2023

Crisi di governo, basta fantasmi e stop minacce

La frittata è fatta. Disarcionato Draghi, Conte si è preso la sua piccola rivincita personale e nel contempo si gioca le ultime carte residue per garantire un futuro al M5S che, nel breve volgere di quattro anni, si è reso protagonista di uno dei tracolli più imponenti della storia democratica.

Nel 2018 il Movimento incarnava le speranze di cambiamento di molti italiani, ma è finito a farsi male aprendo quella scatoletta di tonno decisamente difficile da espugnare, quale si è rivelata il Parlamento.

Non è impossibile pensare a un governicchio che, stampellato qui e là, tiri avanti la carretta fino al 2023. Tuttavia, fa bene Draghi a non prestarsi a un compito così ingrato, al quale comunque Mattarella proverà a inchiodarlo per carità di Patria. Se già questo governo dei "migliori" molto presunti e poco effettivi ha fatto male all'immagine del superbanchiere, figuriamoci se rimanesse a traccheggiare in balia dei partiti, sempre più fittamente in campagna elettorale.

Non c'è altra strada che il voto anticipato e chi si lagna del fatto che non è il momento migliore per andare alle urne dovrebbe rammentare che è da oltre un decennio che i governi si formano per altre strade. E prima o poi l'andazzo dovrà pur finire, a meno che non si voglia dichiarare la democrazia quale inutile orpello, cosa che peraltro molti già pensano.

L'unica che non vede l'ora di andare al voto è Giorgia Meloni, la quale potrà piacere o meno, ma che difficilmente può essere contraddetta sul punto. A proposito di democrazia, più che paventare pericoli che suggeriscano (ancora) di allontanare il voto, chi si oppone all'avanzata di Fdi faccia lo sforzo di produrre una proposta di governo alternativa e capace di convincere gli italiani, altrimenti pianga se stesso quale causa del proprio male.

Basta fantasmi e basta minacce, che vengano dalla Troika o dal passato: noi italiani siamo quello che siamo, ma il nostro voto è (democraticamente) sacro. I partiti cerchino di esserne all'altezza, almeno stavolta.