L'ombra dell'antifascismo maschera il vuoto programmatico del Pd
Stando sulla passerella, bisogna farsi notare, facendo a gara a chi è più sfascista.... scusate, antifascista
L'antifascismo per mascherare il vuoto programmatico del Pd
25 aprile? L'è tutto sbagliato... l'è tutto da rifare... avrebbe detto il Ginettaccio nazionale, anche se ai suoi tempi si riferiva al ciclismo. L'è tutt d'arfè... sintetizzavano e sintetizzano a Pesaro, tant'è vero che oggi, 1° maggio, i non elettori di Matteo Ricci sfileranno in una manifestazione contro il permesso dato dal sindaco televisivo di far costruire, nell'area che da tempo viene detta "area Ricci", un bio-lab che, secondo i contestatori, potrebbe fare di Pesaro, una nuova Wuhan.
Il solito Burioni, non mettendo a frutto le scottature avute con le sue affermazioni perentorie ed errate al tempo del Covid, è intervenuto bollando come surreale la manifestazione di Pesaro e, da scienziato, invita a fidarsi solo della scienza, dimenticando di specificare "Scienza vera" che, fatti in mano, non era quella sua. Non ho motivi, né competenze, per pronunciarmi sull'argomento (vaccini per animali) come non ne hanno Burioni, Ricci e neppure gli organizzatori e partecipanti alla manifestazione. Vedo l'iniziativa come risultato delle fregature avute nel fidarsi di Burioni e degli "scienziati" star televisive come lui: parecchi ora non si fidano neppure dei vaccini tradizionali veri e sicuri.
"Tutto da rifare" era il nome del giornale del mio Liceo Scientifico. Ero così d'accordo con quel titolo che, io del terzo, come prima mossa, "arfeci" pure il giornaletto. L'è tutto da rifare, purtroppo, forse a maggior ragione, tuttora. Al punto che un compagno come Marco Rizzo, il 24 Aprile, ha fatto scrivere, "Domani scendono in piazza gli antifascisti da passerella". Due sono le possibilità: o sbaglia Rizzo nel suo giudizio drastico o l'antifascismo di facciata (da passerella) è davvero aria fuffa o.... fritta. Concordo, però, totalmente con le parole drastiche di Rizzo.
Stando sulla passerella, bisogna farsi notare, facendo a gara a chi è più sfascista.... scusate, antifascista. Allora un monotono Andrea Romano, non avendo altra aria più fresca, ripete in continuazione che La Russa, pur dichiarandosi d'accordo con la Meloni nel dire che il Cdx è incompatibile col fascismo, però, non aveva pronunciato la parola "antifascista". Allora inchiodava La Russa, esigendo che pronunciasse la parolina magica.
Sempre sulla passerella, l'incidente voluto dal segretario della sezione ANPI di Viterbo, con Vittorio Sgarbi: s'è rifiutato di dargli la mano perché, pur condividendo il discorso antifascista che aveva fatto, come uomo sarebbe poco serio e meno antifascista di lui. Gli ha poi mandato a dire di fare discorsi antifascisti alla Meloni, La Russa, Lollobrigida ecc... E, nel seguire tale consiglio, Sgarbi ha sfoderato un sublimato di banalità anche false, usate in forma di logica consequenziale, ha cioè formulato un sillogismo, pur di dimostrare che Meloni e governo, sono tutti antifascisti.
Ecco l'arzigogolo: Putin ha aggredito, quindi è un fascista. La Meloni è atlantista e combatte contro Putin, ergo, la Meloni e il governo, quindi anche La Russa & C, sono antifascisti. Sulla pericolosità nel formulare simili sillogismi, tornerò, parlando di Giorgio Napolitano. Suggerirei a La Russa, puntiglio per puntiglio, di dichiarare solennemente: "Seguo il consiglio dell'ex-camerata Fini. Dichiaro che il fascismo è il male assoluto. Nessuno può essere più antifascista di me! Sei contento Romano? Però, confesso, a scuola mi piaceva e non posso dimenticare Napoleone Bonaparte. Magari avesse sconfitto i russi prima della Nato. Ora non rischieremmo le bombe russe in testa pure noi. Devo dire, perciò che sono anche antibonapartista?".
Per il 25 aprile e dintorni, quindi, aria fritta: soliti discorsi, solite risse, accuse e insinuazioni. Ma in genere, da quando è scesa in campo la Schlein, si sente aria se non di rivoluzione, di rinnovamento, insomma, d'aria fresca. La ventata d'aria fresca nel PD sta, oltre che nel rinnovato impeto antifascista rinvigorito, sia per "stuzzicare" il governo, sia per mancanza di programmi seri, nella malcelata guerra interna nel PD tra chi non vuole snaturarlo con spostamenti verso un certo tipo di sinistra dedita ai diritti civili da élite o comunque non attrattiva dei moderati e chi propone un ritorno al passato di battaglie nelle periferie (ora più occupate dalla destra sociale) e agli operai delusi e arrabbiati (come Rizzo, figlio di un operaio). L'antifascismo, arma spuntata, maschera il vuoto programmatico. Il nuovo sta nella scoperta dell'acqua che si scalda al sole, nella divulgazione di una "scienza" che era quasi sconosciuta come termine (armocromìa) ma praticata da sempre da pittori e massaie quando "si ripulivano per uscire" e, quindi, nota anche agli antichi egizi.
La "scoperta" dell'armocromia, come nome, fa fare, però, un balzo in avanti linguistico, anche nel politichese. Per esempio, non si dirà più "Il rosso accoppiato al rosa, è un pugno nello stomaco", espressione rozza e incolta. Si dirà, alla Schlein, "Rossi e rosati? Che dissonante accoppiamento disarmocromista!"
Si può essere fascisti, senza saperlo? E, si può essere antifascisti senza saperlo? E, fascio-comunisti alla Antonio Pennacchi? Si può, invece, addirittura essere antifascista e anticomunista, come dice d'essere la quasi totalità degli italiani, per poi ritrovarsi, ogni 25 aprile a rilitigare tra antifascisti che si comportano come fascisti (Romano) e fascisti che sono costretti a dichiarare d'essere antifascisti. Per ora dimostrerò solo che Andrea Romano, con la pretesa perentoria di sentir dire a La Russa "Sono antifascista", ha mostrato chiaramente d'essere lui un fascista. E questo perché i sillogismi alla Sgarbi, in politica, sono pericolosi.
Nell'articolo “Perché Giorgio Napolitano "non può" essere Tommaso Pignatelli” reperibile in rete, si riporta un giudizio dato alle poesie (Pe cupià o' carfio, Per imitare l'acquazzone) che venivano attribuite al giovane Napolitano, iscritto al PCI, che ha sempre negato d'averle scritte, anche quando fu eletto alla Presidenza della Repubblica, per stroncare tale voce. Il compagno Antonello Trombadori espresse sulle poesie, pur lodatissime dalla critica, questo giudizio tombale"… Le poesie di Napolitano sono le più anticomuniste che abbia mai letto".
Napolitano, già tra i miglioristi nel PCI, fu visto, dai "fascisti del PCI, alla Romano", addirittura come un anticomunista. Con questa "logica sillogica", illogica, ma applicata: se Napolitano scrive poesie da "Signurino" romantico e non canta al ritmo cadenzato del popolo che marcia verso il Sol dell'avvenire... significa che è un anticomunista. Ragionamento identico a quello di Romano, che dà lezioni di antifascismo, con pretese da... fascista.
Potrei parlare di tanti casi analoghi (Il dottor Zivago, La noia di Moravia ecc.…) ma avendo tirato in ballo Napolitano, preferisco concludere con alcune considerazioni su Mattarella a cui ho dedicato parecchi articoli, criticando le sue affermazioni scientifiche errate, non richieste e fuori luogo (per esempio all'inaugurazione dell'anno accademico alla Sapienza). L'ho anche definito "lo sgarrante" della Costituzione. Spero che quest'anno gli venga assegnato il premio Asino d'oro 2022, per le affermazioni scientifiche errate che ha continuato a pronunciare, andando sempre fuori dal seminato anche nel 2022.
La povera Oriana Fallaci guardando al futuro, parlò di Eurabia e non ne era contenta. Il nostro rappresentante, sonnambulo dallo sguardo vitreo e sorrisetto mummificato, per mostrare quanto sia democratico, aperto al futuro e caritatevole, ha parlato, il 25 aprile, da vero progressista soddisfatto, di italici che magari si esprimeranno in itagliese. So che Napolitano, con la sua puntuale vacanza estiva a Stromboli, ha amato e ama quella piccola isola, altrimenti non ci sarebbe tornato per così tanti anni. E so che apprezza molto uno scritto particolare, dedicato all'isola ("La voce dei nostri") dove per voce si intende tutto: lingua, tradizioni, storia.
Napolitano, amando Stromboli, la voce dei nostri, e quindi le nostre splendide tradizioni anche artistiche, dimostra che lui, non avendo bisogno di "apparire progressista e di sinistra", può lodare parole come queste: Globalizzando il linguaggio, vive il vincitore e stende un velo, il sudario, sul perdente. Lui spadroneggia e muore quell’universo che ha cantato il nostro Dante a Dio. Muore pure L’Infinito, ché, tradotto, non vive, non è Infinito, appunto. La morte canto io perché, globalizzando, la morte è il suo riassunto.