La direttiva blocca giustizia e Comuni? Effetti devastanti sui certificati anagrafici e... L'intervista
Il Ministero dell’Interno e una direttiva blocca giustizia e blocca Comuni? Intervista a Vinicio Nardo, Presidente dell’Ordine Avvocati di Milano
La direttiva blocca giustizia e blocca Comuni del Ministero dell'Interno? Gli avvocati di Roma, Milano, Napoli e Palermo intervengono con una lettera al Ministro Piantedosi. Intervista a Vinicio Nardo, Presidente dell’Ordine Avvocati di Milano
La riforma Cartabia ha stimolato la giustizia italiana a rivedere in modo agile il suo funzionamento a favore di un accesso più semplice dei cittadini alla tutela dei propri diritti e nella direzione di una accelerazione dei tempi delle sentenze. E il tutto avviene con l'Europa che chiede al nostro Paese di digitalizzarsi sempre di più e allo Stato, anche nella giustizia, di essere parte di questo processo. Accade però che a volte emergano delle contraddizioni dello stesso Stato e i quattro Ordini degli Avvocati con più peso in Italia, Roma, Palermo, Napoli e Milano hanno scelto di intervenire su una di queste contraddizioni paradossali generata da una direttiva del Ministero dell'Interno.
Il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano, avv. Vinicio Nardo, è uno dei quattro che ha fortemente voluto la lettera inviata ieri congiuntamente al Ministro dell’Interno.
Presidente Nardo ci spiega perché avete dovuto arrivare ad un passo così forte, unendo le forze di quattro Ordini degli Avvocati così rappresentativi per chiedere al Ministro Piantedosi di fare un passo indietro e ristabilire il corretto accesso alla giustizia, ostacolato proprio dal Ministero dell’Interno con una direttiva paradossale?
La nostra non è stata la sola reazione, l’avvocatura ha reagito alla circolare ministeriale in modo unanime. Noi Ordini abbiamo voluto fare qualcosa di più, unendoci alle amministrazioni comunali con le quali stiamo già sperimentando da anni gli straordinari vantaggi che l’accesso digitale offre ai cittadini e agli uffici dell’anagrafe.
Qualcuno potrebbe dire, facendo l’avvocato del diavolo, che la scelta del Ministero è stata guidata dalla scelta di privilegiare la tutela della privacy dei cittadini rispetto ad una giustizia più efficiente a tutela dei cittadini stessi?
Penso che il Ministero abbia sottovalutato le ripercussioni negative sulla giustizia, e così abbia commesso tre errori. Il primo, di invertire il percorso della transizione digitale che, invece, è un pilastro del PNRR. Il secondo, di negare al cittadino una più efficiente tutela dei propri diritti, come avviene ogni volta in cui si aggiungono anziché togliere ostacoli all’accesso alla giustizia. Il terzo, di aderire ad un’interpretazione formalistica del diritto alla privacy, con conseguenze paradossali, per cui va bene se quello stesso avvocato chiede il certificato del cliente (necessario per la difesa in giudizio) recandosi di persona agli uffici, ma non va bene se lo fa via internet.
Non trova Presidente Nardo, Lei che, come altri suoi colleghi, di certo non ha risparmiato le riserve su molte scelte della Riforma Cartabia, in parte proprio a favore della velocità della giustizia quasi a tutti i costi, anche attraverso la digitalizzazione, che poi con un braccio lo Stato chieda velocità e con l’altro freni e rallenti e neghi anche le opportunità a beneficio dei cittadini della digitalizzazione già esistenti e sicure?
La domanda è retorica, la risposta obbligata è che, si, questo modo di procedere a singhiozzo è disorientante ed incomprensibile. Ma la questione presenta aspetti addirittura peggiori di quanto appaia a prima vista. L’alternarsi di accelerazioni e frenate va quasi sempre a discapito dei diritti del cittadino: per l’efficienza si tagliano parti del processo sacrificando il diritto del cittadino al contraddittorio; ma al contempo per la privacy si aggiungono (o si mantengono) orpelli burocratici sacrificando il diritto del cittadino ad una giustizia efficiente.
Nella vostra lettera, non a caso mandata da voi come Ordine di Milano e dall’Ordine di Roma anche ai due Sindaci di Milano e Roma, Sala e Gualtieri, ci tenete a difendere i cittadini dei vostri capoluoghi e le amministrazioni comunali dall’effetto devastante che avrebbe la scelta del Ministero dell’Interno sull’affollamento agli uffici dell’anagrafe e quindi sul disservizio verso i cittadini.
I numeri 2021 e 2022 dell’Ordine di Milano parlano di più di 555.000 accessi ai certificati anagrafici da parte dei nostri avvocati. Da domani migliaia di avvocati in più affolleranno l’anagrafe di Milano contendendo il posto in coda ai cittadini in coda per altri certificati o atti non fruibili da casa in via telematica.
Un altro controsenso nel 2022 sia rispetto all’esperienza dettata dal covid sia rispetto alla strada tracciata anche dall’Europa e dal PNRR. E tutto questo proprio nella settimana dell’Assemblea nazionale di ANCI in cui i Comuni hanno di nuovo chiesto al Governo aiuto per favorire il loro funzionamento in un momento di crisi.
Noi combattiamo la stessa battaglia delle amministrazioni comunali. Dobbiamo vincerla non solo per la nostra quotidiana attività di difesa dei cittadini, ma anche nell’interesse dello Stato, perché fino a quando la burocrazia continuerà a divorare i diritti delle persone, sarà ostacolata la modernizzazione del Paese e finanche la sua crescita civile.