Lega, avanti sul 'salva-Zaia'. Scontro con FdI e FI. Ma dietro c'è un piano...

Terzo mandato dei Governatori, come anticipato da Affaritaliani.it, la Lega non ha ritirato gli emendamenti, Centrodestra spaccato

Di Alberto Maggi
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Politica

Il no (sicuro) serve per cercare di recuperare consensi in Veneto. Ma tensioni sulle riforme (autonomia regionale e premierato)

 

Confermata l'anticipazione di Affaritaliani.it/ Zaia terzo mandato, la Lega non molla. No di FdI e FI e nel Cdx è il caos

Esattamente come ha anticipato ieri Affaritaliani.it (link nel box a destra). La Lega non ha ritirato gli emendamenti sul terzo mandato dei sindaci delle grandi città e dei governatori, che saranno dunque votati in Commissione Affari costituzionali, dove FI e FdI si sono espressi contro. E' l'esito del vertice di maggioranza sul decreto elettorale, secondo quanto ha riferito al termine Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari costituzionali e relatore. 

Sicuramente l'emendamento della Lega, anche se ci fosse il sostegno del Pd vista la timida apertura di ieri di Elly Schlein in direzione Dem, verranno bocciati, visto che le altre opposizioni non sono d'accordo. Si apre così una frattura parlamentare nella maggioranza che non avrà ripercussioni dirette sull'azione del governo ma che creerà frizioni e tensioni in Parlamento nel Centrodestra che potrebbero portare a conseguenze sulle due principali riforme: autonomia differenziata e premierato.

La strategia della Lega, che sembra un suicidio, in realtà serve - spiegano fonti del Carroccio - per provare a recuperare consensi in Veneto in vista delle elezioni europee (alle Politiche Fratelli d'Italia prese più del doppio della Lega). Luca Zaia è popolarissimo e il suo gradimento va ben oltre i voti leghisti ed è anche tra gli elettori di FdI e di FI. Alla Lega la bocciatura dell'emendamento sul terzo mandato servirà per dire agli elettori veneti che volove ricandidare Zaia nel 2025 alle elezioni regionali ma per colpa dei partiti di Meloni e Tajani non sarà possibile. Il tutto proprio nell'anno dell'attuazione dell'autonomia regionale differenziata (se tutto va bene alla Camera), provvedimento molto caro ai veneti. Insomma, nessun suicidio politico ma una strategia studiata a tavolino.