Politica

Zaia terzo mandato, la Lega non molla. No di FdI e FI e nel Cdx è il caos

Di Alberto Maggi

Emendamento leghista forse in votazione già giovedì, ma sicuramente verrà bocciato

Tensione nella maggioranza con ripercussioni sulle riforme (premierato e autonomia)

 

In teoria la votazione è prevista per giovedì o venerdì, ma potrebbe slittare alla settimana prossima (dopo le elezioni regionali in Sardegna che sono uno snodo politico decisivo). Stiamo parlando dell'emendamento leghista presentato al Dl elezioni all'esame della prima Commissione del Senato, Affari costituzionali, guidata da Alberto Balboni.

L'emendamento è firmato, non a caso, dai tre senatori leghisti veneti: Paolo Tosato (l'unico membro della Commissione), Erika Stefani e Mara Bizzotto ed è chiarissimo: «Art. 1-bis - (Modifica all'articolo 2 della legge 2 luglio 2004, n. 165) - 1. All'articolo 2, comma 1, lettera f), della legge 2 luglio 2004, n. 165 le parole: "secondo mandato" sono sostituite dalle seguenti: "terzo mandato". - 2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano con riferimento ai mandati successivi alle elezioni effettuate dopo la data di entrata in vigore delle leggi regionali di attuazione.». Se approvato, consentirebbe a Luca Zaia di ricandidarsi nel 2025 alle Regionali in Veneto.

Ma Fratelli d'Italia e Forza Italia si sono già espresse in modo netto: no all'emendamento sul terzo mandato. Al momento, oggi lunedì 19 febbraio, i senatori leghisti non hanno ricevuto alcuna indicazione dai vertici del partito di ritirare l'emendamento che quindi resta calendarizzato il prima Commissione di Palazzo Madama. La decisione spetterà a Matteo Salvini che sta trattando direttamente con la premier Giorgia Meloni e con il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Fonti leghiste ai massimi livelli spiegano: "Ci sono due possibilità: la prima è che la Lega ritira l’emendamento vista la contrarietà di FdI e FI. Risultato: la maggioranza non si divide. Seconda: manteniamo l’emendamento. Viene bocciato. La maggioranza si divide ma almeno ognuno si sarà assunto la propria responsabilità. Soprattutto in Veneto dove i vertici di FdI e FI non vogliono più Zaia ma la maggior parte dei loro elettori sì". Salvo ripensamenti, l'ipotesi più probabile è quella che Salvini decida di non ritirare l'emendamento e di andare al voto in Commissione con la certa bocciatura, nonostante le timide aperture di una parte del Pd (i numeri comunque non ci sono considerando solo il Carroccio e i Dem).

Fonti di tutti i partiti di Centrodestra escludono ripercussioni dirette sul governo, anche perché come aveva detto la presidente del Consiglio nella conferenza stampa di inizio anno "si tratta di un tema del Parlamento e non del governo". Ma è ovvio che la spaccatura della maggioranza, poco prima o poco dopo il voto in Sardegna e con quello in Abruzzo che si avvicina, potrebbe portare a ulteriori frizioni e lacerazioni nel Centrodestra. Con conseguenze, ad esempio, sul premierato da parte della Lega (come ritorsione) e sull'autonomia differenziata da parte di Fratelli d'Italia e Forza Italia (come contro-ritorsione).

Il tutto nel mezzo della durissima campagna elettorale per le elezioni europee dell'8-9 giugno dove, votando con il proporzionale, è una sfida tutti contro tutti che porta ad alzare il livello della tensione nell'esecutivo. Insomma, per ora il barometro segna brutto tempo sulla maggioranza e se non ci saranno novità potrebbe diventare una burrasca, con conseguenze imprevedibili. I conti? Dopo le Europee, a urne chiuse. Ma intanto vediamo Sardegna e Abruzzo che già sono un test importante...