Letta vuole tornare a Parigi? Al massimo può fare "la segretaria"

C'è da considerare il fatto che il numero uno dimissionario del Pd ha fatto in Italia una serie di figuracce che hanno avuta ampissima eco internazionale

Di Giuseppe Vatinno
Politica

Letta vuole tornare a Parigi, ma alla "Ville Lumiere" un segretario dimissionario non interessa...

Intanto togliamo di mezzo quella che è una leggenda metropolitana: Enrico Letta non insegnava alla prestigiosa università parigina della Sorbona. Più che altro si tratta di una volgare fake news messa in giro da qualcuno. Per dirimere la questione, tuttavia, abbiamo dovuto cercare il CV originale di Letta in cui c’è scritto testualmente che dal settembre 2015 al marzo 2021 ha svolto il ruolo di Direttore del Dipartimento di Affari Internazionali, gestione curricula universitari del SciencesPo Paris.

E quindi semmai tornasse non tornerebbe alla Sorbona ma appunto a questa scuola dove neppure insegna, ma gestisce semplicemente i CV. Non sembra questo un incarico particolarmente prestigioso, anzi sembra un incarico amministrativo e se vogliamo da segretaria di alto livello, ma non didattico.

Letta è laureato all’Università di Pisa in Scienza Politiche con indirizzo internazionale. Se guardiamo il suddetto CV poi possiamo vedere che in passato Enrico Letta ha ricoperto incarichi universitari di docenza tutti a contratto sempre nello stesso istituto parigino. Come del resto in passato aveva fatto alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e alla Libera Università Carlo Cattaneo di Castellanza. Quindi non aveva mai avuto un ruolo di vero e proprio professore universitario perché, come noto, i “docenti a contratto” sono figure accessorie al vero corpus insegnante di un ateneo.

Detto questo, segnaliamo ieri una corrosiva “Dagonews” che riportava come Letta stesse pensando di tornare a Parigi presso lo stesso istituto dove “insegnava” fino alla sua chiamata in Italia come segretario del Pd ma facendo anche notare come “a Parigi non hanno l’anello al naso” e i vertici di detto istituto stanno prendendo tempo perché giustamente una cosa è stato accollarselo da ex Presidente del Consiglio quando Matteo Renzi lo ha brutalizzato con l’ormai famosissimo “Enrico, stai sereno” che è diventato addirittura un modo di dire internazionale, tradotto in tutte le lingue del globo e una cosa è riprenderselo ora da segretario dimissionario del Pd.

Insomma, a Parigi si sono fatti due conti e hanno tratto la logica conclusione che non gli conviene. Vuoi perché il posto attualmente è stato già occupato magari da una vera segretaria bionda e avvenente, vuoi perché ci sarebbe una diminuzione di prestigio dell’Istituto stesso accollandosi una sorta di “residuo istituzionale” non spendibile affatto all’esterno.

Inoltre c’è da considerare il fatto che Letta ha fatto in Italia una serie di figuracce che hanno avuta ampissima eco internazionale, riportate dai giornali di tutto il mondo per il fatto che la sua gestione ha permesso di andare al potere la prima donna in Italia e soprattutto una donna che proviene da un partito, il Movimento Sociale Italiano, che si rifaceva direttamente al duce del fascismo, Benito Mussolini.

Si pensi alla sceneggiata con Carlo Calenda, anch’esso fan di Draghi, che lo abbandonò in diretta televisiva dalla Annunziata aprendo la strada alla formazione del “Terzo Polo” con Matteo Renzi che comunque un minimo di risultato elettorale accettabile alla fine lo ha tirato su. Nel frattempo il Pd targato Enrico Letta e con stella polare la mitica “Agenda Draghi” ha imbarcato Nicola Fratoianni (e la moglie) che è stato il maggior oppositore di Draghi. Un comportamento schizofrenico che ha disorientato gli elettori, anche quelli più avveduti.

Ma questi, se vogliamo, sono errori tattici. L’errore principale, quello strategico, è stato quello di non fare l’alleanza con i Cinque Stelle di Giuseppe Conte, proseguendo la linea impostata a suo tempo dal precedente segretario Nicola Zingaretti sulle cosiddette “larghe intese” che avrebbe potuto almeno competere con la corazzata del centro-destra. E non contento, è riuscito a anche ad imbarcare il fallimentare Impegno Civico di Luigi Di Maio, che neppure lui è stato capace di farsi eleggere.

Possiamo quindi tranquillamente dire che Enrico Letta ha sbagliato tutto lo sbagliabile non azzeccandone neppure una che è una. Inoltre, il discorso di risposta che ha fatto a Montecitorio a Giorgia Meloni è stato di una flebilità mai registrata nella storia repubblicana di un partito che comunque è erede del Partito comunista italiano e dell’ala sinistra della Democrazia Cristiana.

Meno male per lui che lo stipendio, peraltro lautissimo, da parlamentare è riuscito a portarselo a casa che magari era capace di farsi fuori da solo. Se ci mettiamo la sbandata pre-Alzheimer degli “occhi di tigre” possiamo capire l’imbarazzo dei vertici francesi e l’assoluta voglia di scaricarlo.

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