M5S, Conte si allea con il Pd solo se sarà Gentiloni il candidato premier. Grillo (quasi) out, Di Battista alla finestra
Che cosa cambia nel Csx dopo il voto bis dei pentastellati
Grillo? O riconquista il simbolo o continuerà a picchiare duro sul M5S contiano sui suoi social e con qualche video come quello del carro funebre
Una vittoria netta e schiacciante quella di Giuseppe Conte su Beppe Grillo nelle votazioni bis chieste dall'ormai ex garante del Movimento 5 Stelle. Alla vigilia, tra i fedelissimi dell'ex presidente del Consiglio, c'erano timori per il raggiungimento del quorum e invece il totale dei militanti/votanti online è stato di quasi quattro punti superiore alla prima votazione. Per Grillo c'è poco da fare.
Con lui è rimasto solo Danilo Toninelli, ex ministro del Conte I fuori da anni dalla politica attiva. L'ex comico genovese è "assolutamente imprevedibile" come spiegano fonti del M5S e fare previsioni è quasi impossibile. Anche se le strade sono poche. L'unica è quella di tentare una lunga battaglia per togliere lo storico simbolo del Movimento a Conte, ma si tratta di un'operazione onerosa visti i legali da mettere in campo e non si sa se Grillo abbia voglia di sostenere tutte queste spese.
Escluso che possa lanciare una sua nuova formazione politica. O riconquista il simbolo o continuerà a picchiare duro sul M5S contiano sui suoi social e con qualche video come quello del carro funebre. Virginia Raggi alla fine non sembra intenzionata a far nulla e Alessandro Di Battista al momento - spiegano fonti pentastellate - sta benissimo nel suo ruolo di opinionista televisivo e free lance.
E soprattutto Dibba non vorrebbe mai avere un garante ingombrante come Grillo e se mai in futuro decidesse di tornare sulla scena politica lo farebbe con un suo movimento/partito senza alcun legame con lo storico fondatore dei 5 Stelle. A questo punto tutti si chiedono che cosa farà il leader riconfermato del Movimento e soprattutto quale sarà il rapporto con il Partito Democratico.
Fermo restando che le elezioni politiche, salvo improbabile implosione del governo di Centrodestra, sono lontane anni luce, si lavorerà nel 2025 ad accordi locali per le prossime Regionali. Ad esempio, come ha scritto Affaritaliani.it, Elly Schlein potrebbe lasciare la Campania a Conte, con Roberto Fico candidato (anche se con la corsa solitaria di Vincenzo De Luca la sconfitta è quasi certa), per sottoscrivere intese soprattutto in Puglia e nelle Marche, visto che in Toscana i Dem si sentono abbastanza forti da non aver bisogno del M5S.
Ma se si chiede a un pentastellato se in questo momento ci siano le condizioni per un'alleanza politica con il Pd la risposta è no. Troppe differenze soprattutto in politica estera e troppa la paura di Conte di essere fagocitato dai Dem.
Non solo, fonti ai massimi livelli dei 5 Stelle spiegano che in vista delle Politiche - nel 2027 o prima se dovesse cadere l'esecutivo Meloni - l'ex premier e ora leader 5 Stelle direbbe no a candidare Schlein a Palazzo Chigi, sia se andasse in porto la riforma del premierato del Centrodestra sia se restasse l'attuale sistema costituzionale ed elettorale. Conte - spiegano le fonti - preferirebbe una figura più esperta e con la quale ha già collaborato in passato molto bene all'epoca del Covid e del Pnrr post-pandemia e l'identikit è quello di Paolo Gentiloni, disoccupato di lusso da pochi giorni non più commissario europeo.
L'ex presidente del Consiglio, dopo l'esperienza a Bruxelles, convincerebbe anche i centristi a esserci nell'alleanza a differenza di Schlein che poco piace soprattutto ad Azione. E quindi Conte, che sa viste le ultime percentuali e i numeri dei sondaggi di non poter ambire a tornare a Palazzo Chigi, potrebbe mettere come condizione per stringere un patto con il Pd e il campo largo quella di candidare Gentiloni e non Schlein alla presidenza del Consiglio.
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