M5S, Conte divorzia dal Pd. Letta si butta al centro con Calenda e Renzi

M5S, Conte con Travaglio e Di Battista riabbraccia Raggi. Le conseguenze politiche. Inside

Di Alberto Maggi
Enrico Letta Giuseppe Conte 
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Politica
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Conte e M5s? Il Pd guarda al centro, non solo Azione di Calenda ma anche Renzi. Cambia il campo largo di Letta


 

Conte conferma l'allontanamento dal Pd/

C.sinistra: Conte, campo largo? Se annacquato non entro =

"Vogliamo parlare tutti i giorni di campo largo? Possiamo parlare di tutte le formule astratte che volete. Che cosa significa campo largo? Se significa politiche per i cittadini annacquate io in questo campo largo non ci entro. A me interessa parlare di salario minimo, di sapere chi firmera' questo ddl, di sapere come intendiamo la politica, l'etica pubblica". Lo ha detto il presidente M5s, Giuseppe Conte. "Interessa o no il contrasto dei privilegi? I politici hanno percorsi preferenziali, sollevano conflitti di attribuzione? Dicono che i pm hanno violato la Costituzione? Questo non ci interessa", ha detto ancora.

Il "patto della barchetta", siglato dall'ex premier Giuseppe Conte con Alessandro Di Battista e Marco Travaglio, e che prende il nome dal ristorante dove i tre hanno cenato, ha un solo obiettivo: rompere l'alleanza con il Partito Democratico e chiamarsi fuori dal cosiddetto campo largo che sta faticosamente cercando di costruire Enrico Letta. Secondo il capo politico dei 5 Stelle, azzoppato dai giudici di Napoli e che spera presto di tornare presto alla guida del Movimento, l'accordo con il Pd fa perdere voti e non paga dal punto di vista elettorale. A maggior ragione se alle prossime Politiche l'intesa venisse estesa anche al centro di Carlo Calenda.

Dopo la partita del Quirinale, e gli scontri interni, Conte si sta quindi spostando su posizioni che riportano il M5S alle origini, ai vaffa-day. Ovvero proprio le posizioni del direttore de Il Fatto e di Di Battista pronto a rientrare. Il tema chiave potrebbero essere i referendum sulla Giustizia con i pentastellati, insieme al quotidiano diretto da Travaglio, alla testa di una sorta di fronte "andate al mare", di craxiana memoria, per tentare di far fallire le consultazioni non raggiungendo il quorum. Su questa linea Conte si riavvicina anche a Virginia Raggi, l'ex sindaca di Roma che non ha mai gradito l'intesa con il Pd. Con loro anche l'ex prima cittadina di Torino Chiara Appendino.

E' evidente che potrebbe presto scoppiare uno scontro con l'ala governista del Movimento, primo fra tutti il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli. In questo momento Luigi Di Maio, che sul Colle si è scontrato aspramente con Conte, non pensa nemmeno alle vicende interne dei 5 Stelle occupandosi h24 della crisi ucraina nel tentativo di evitare un'escalation militare tra Mosca e Kiev (appoggiata dall'Occidente e dalla Nato). Punto di domanda su Beppe Grillo. Il fondatore e garante del Movimento ancora non si è espresso, ma sono in molti a scommettere che questa volta potrebbe benedire il ritorno alle origini e non l'alleanza con i Dem.

Al Nazareno osservano i movimenti interni ai pentastellati e preparano il piano B. Se i 5 Stelle intendono rifare il terzo polo come nel 2018, sperando di risalire nei sondaggi in vista delle Politiche, il Pd si butterà verso il centro con l'obiettivo di costruire un campo comunque largo che, anche se non avrà dentro il M5S, potrebbe contenere Azione-PiùEuropa e anche Italia Viva e una fetta di Coraggio Italia. Tra i Dem, a spingere per abbandonare Conte, Travaglio e Di Battista è soprattutto Base Riformista (ministro Lorenzo Guerini), mentre la sinistra interna di Goffredo Bettini - molto legato all'ex premier - cerca di tenere faticosamente vivo il dialogo. Dal Pd, infine, porte aperte a chi oggi è nel M5S e non volesse accettare il ritorno alle origini. Non a caso ieri, sul caso Open, i Dem hanno votato a favore di Renzi, i pentastellati contro. Nulla accade per caso e in qualche modo al Senato è andato in scena l'antipasto della rottura degli ex giallo-rossi.

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