"Mai più soldi stranieri ai parlamentari", il caso Renzi e il ddl Berti (M5S)

Il giovane deputato livornese spiega ad affaritaliani.it la sua proposta sul divieto di farsi retribuire (anche indirettamente) da Governi esteri

Di Lorenzo Zacchetti
Politica
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“Serve una legge che impedisca ai parlamentari di percepire soldi dagli Stati esteri”

“È inaccettabile e pericoloso che i parlamentari, che hanno l’onore e l’onere di rappresentare il popolo italiano, ricevano denaro da Stati stranieri o da enti da loro controllati”, così Francesco Berti, deputato livornese del MoVimento 5 Stelle, spiega ad affaritaliani.it la ratio del suo disegno di legge. La proposta ha l’eloquente titolo “Disposizioni in materia di conflitto di interessi dei titolari di cariche politiche beneficiari di erogazioni di Stati esteri” e prevede il divieto per membri del Governo, parlamentari, Presidenti di Regione ed assessori regionali di percepire somme o utilità di valore superiore ai 5.000 euro da parte di Stati esteri (anche in modo indiretta). Per chi non rispetta queste regole è prevista l’ineleggibilità e l’incompatibilità per le stesse cariche, per una durata di cinque anni.

Così Renzi sarebbe fuori dal Senato

Se venisse approvata, la proposta di Berti metterebbe fuori dal Parlamento Matteo Renzi. Nelle sue recenti apparizioni a “Piazzapulita” e “Otto e mezzo” il fondatore di Italia Viva si è difeso dicendo che dopo anni alla guida del Governo aveva ritenuto opportuno rendere pubblico il suo conto corrente da soli 15.000 euro (“Se vuoi guadagnare vai nelle banche d’affari, non ti metti a fare il politico”), mentre da Senatore ha lavorato senza problemi come speaker in conferenze all’estero, venendo lautamente retribuito. “So di non aver violato la legge”, ha osservato. E Berti vuole appunto colmare quella che viene vista come una lacuna, con una proposta che accomuna le prescrizioni per membri del Governo e del Parlamento.

“I parlamentari devono fare solo l’interesse italiano”

“L’obiettivo è tutelare l’imparzialità dell’operato del singolo parlamentare, che deve agire nell’esclusivo interesse della nazione e dei cittadini che rappresenta”, continua il 31enne deputato M5S. “Se oggi tutti i 945 parlamentari accettassero denaro o utilità da Stati esteri per attività extraparlamentari, di chi farebbero poi gli interessi? Dei cittadini italiani che li pagano, oppure dello Stato straniero che li finanzia, magari per tutelare interessi divergenti? Serve una risposta chiara con l'introduzione di una legge apposita e mi auguro che il Parlamento la approvi presto a larga maggioranza”.

“Diplomazia parlamentare” e comportamenti da evitare

La proposta è stata presentata in Parlamento il 1 marzo 2021, con Berti che si prodigò a distinguere tra una corretta “diplomazia parlamentare” e comportamenti da evitare: “Il ruolo di rappresentare funzionalmente l’interesse nazionale all’estero è riservato al Governo, in particolare al Ministero degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale e al corpo diplomatico. La cosiddetta ‘diplomazia parlamentare’, cioè la partecipazione dei parlamentari a forum internazionali o a gruppi di amicizia parlamentare, è uno strumento valido per creare connessioni tra i popoli e le loro istituzioni. Questi strumenti di diplomazia parlamentare, però, non prevedono l’erogazione di compensi aggiuntivi, ne’ da parte dell’organizzazione internazionale di cui il rappresentante è membro, ne’ tantomeno da parte dello Stato con cui si intrattengono relazioni”. La normativa proposta da Berti sul divieto di compensi da Stati esteri fa parte di un pacchetto di proposte targate M5S sul tema della politica trasparente, insieme a quella sulle lobby di cui è relatrice Vittoria Baldino e quella sul conflitto di interesse, che invece ha come relatore Giuseppe Brescia, presidente della Commissione Affari Istituzionali. Vedremo se le aspre polemiche di questi ultimi giorni sul caso-Renzi influenzeranno il dibattito parlamentare. E in quale modo.

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