Massimo Recalcati entra nei Convertiti d’Italia sul carro di Giorgia Meloni

Massimo Recalcati si unisce agli intellettuali di sinistra e giornalisti in fuga verso la terra di Melonia

Di Giuseppe Vatinno
Massimo Recalcati (Imagoeconomica)
Politica

Massimo Recalcati entra nei Convertiti d’Italia

Massimo Recalcati è un maître à penser della sinistra, un intellettualone con la barba e lo sguardo occhialuto ma ficcante come una saetta di Giove.

Milanese e figlio dei fiori, non nel senso di hippy ma in quello genetico perché è figlio di floricultori, si diploma agrotecnico ma di semi e betulle non gliene può fregare di meno e così studia filosofia alla Statale di Milano dove diviene allievo del professor Franco Fergnani, un anti – fascista identitario col culto di Sartre e si laurea con una tesi proprio sui rapporti tra Sartre e Freud.

Ma la folgoratio vera e propria la prende per lo psicanalista eretico francese Jacques Lacan e quindi comincia la spola tra Milano e Parigi. È professore -solo a contratto- in varie università dello stivale.

Ha una teoria di libri pubblicati molto lunga, ma ne spiegheremo il motivo in seguito. Ha scritto pure qualche testo teatrale.

Scrive da sempre su Repubblica, è inviso a Il Fatto Quotidiano e soprattutto al suo direttore Marco Travaglio e questo lo depone quasi automaticamente nell’alveo della sinistra ma c’è un però.

Il Nostro si occupa di un personaggio scivoloso, una vera anguilla del pensiero, che è lo psicanalista Lacan.

Un tipo eccentrico, - possedeva una spazzola per capelli d’argento - ed utilizzava un linguaggio particolarmente ermetico ed involuto. Si pensi che il filosofo Martin Heidegger - di cui in genere non si capisce niente e ci vuole Massimo Cacciari che te lo spiega -, ebbe a dire di lui: “questo psichiatra ha bisogno di uno psichiatra”. La leggenda narra che il Maestro qualche volta si addormentasse mentre il paziente parlava ma lui diceva che la terapia funzionava lo stesso, non serviva lui in corpo ma bastava in ispirito.

In genere il paziente era più depresso di quando era entrato perché prendeva sempre una bella mazzolata dal vecchietto parigino grande esperto di falli (in senso psicanalitico, naturalmente) e significanti, come del resto i suoi epigoni meno illustri come il Recalcati.

Lacan è un intellettuale ambiguo che piace sia a destra che a sinistra.

Quindi ha scritto molto perché i lacaniani vergano libri e missive immense. Se per esprimere un concetto si possono usare tre parole loro ne usano cento.

Possono declinare una frase banale in mille raffinatissimi sotterfugi linguistici che spesso non dicono niente ma che sono bizantini come un big bang su Altair4.

Tutta questa premessa per dire che Recalcati, seguace di Lacan, sembra entrato nella gioiosa brigata dei “Convertiti d’Italia” che abbiamo il vanto e l’ardire di rivendicare come nostra primogenitura giornalistica.

Si tratta di un florilegio di intellettuali di sinistra, specialmente giornalisti, in piena fuga, anzi in fugone dalla Madre Patria per puntare direttamente la terra di Melonia.

Ma veniamo alle prove documentali che inchiodano il lacaniano.

Infatti, il pregiato meneghino ha scritto su Repubblica di ieri una complessa articolessa dal titolo esemplificativo di “Rendiamo merito al merito”.

In sé l’articolo è più che buono, non solo condivisibile ma bensì condivisibilissimo.

Si dice che il merito è una qualità fondamentale per uno studente e si accusa anche la sinistra di aver voluto sempre tarpare il suddetto merito per cause diciamo ideologiche, perché appunto il comunismo ma anche il primevo socialismo, è per l’uguaglianza assoluta e quindi guai se uno possiede un talento che gli mozzano le mani e si tratta di soviet terribili, presieduti, almeno fino a poco tempo, da giudici e  giudichesse severissimi/e come Concita De Gregorio, Lilli Gruber, Marco Damilano, Massimo Giannini, Giovanna Botteri. Insomma tutta gente nerboruta. I maschi quasi tutti barbudos simil cubani come da tradizione e le femmine tutte piene di leziosi monili etnici con profumo di sandalo indiano. E che succede ora? Che gli stessi alti funzionari di un basso culto, cioè quello nostalgico bolscevico, stiano fuggendo a Melonia manco che il Re Pippetto a Brindisi.

Ma torniamo di nuovo allo psicanalista.

Nel suddetto articolo, il Recalcati non solo elogia il merito che di per sé sarebbe già motivo di espulsione dal circolo di Repubblica, ma ha l’ardire, udite udite, di glorificare pure la “sicurezza”.

Insomma è veramente troppo. Qui abbiamo un intellettuale di sinistra, con tanto di barba e occhiali e quindi cioè regolamentare che si permette di dire che nel mondo ci deve essere merito e sicurezza.

Quanto basta per i bolscevichi per sanzionarlo con la gogna. Il problema, come dicevamo, è che anche tra i giudici c’è un fuggi fuggi generalizzato verso Melonia e quindi alla fine tra reprobi inquisiti e giudici che scappano con i reprobi non c’è rimasto quasi più nessuno.

Noi intanto comunque salutiamo (non nel senso romano, naturalmente) il nuovo arrivato e lo accogliamo gagliardamente e virilmente nel consesso sempre più ampio dei “Convertiti d’Italia”. 

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