Mattarella tra crisi interne e internazionali. Il primo anno da presidente bis
Dalla guerra in Ucraina e la crisi energetica al nuovo governo Meloni: i primi 12 mesi del secondo mandato del presidente della Repubblica
Mattarella, un anno da presidente/bis: il suo insediamento a capo dello Stato è stato celebrato il 3 febbraio 2022
Sono passati dodici mesi dall’inizio dal secondo mandato al Quirinale di Sergio Mattarella, che ha dovuto affrontare molte crisi interne e internazionali, come la guerra in Ucraina e la crisi energetica.
L’ex politico di Democrazia cristiana, in carica già dal 2015, è stato rieletto come presidente della Repubblica nonostante avesse espresso la volontà di non arrivare a un bis. Il Parlamento in seduta comune, invece, lo ha rieletto.
Il voto, avvenuto all’ottavo scrutinio, ha visto 759 preferenze a favore del capo dello Stato, che così potrebbe diventare il primo a rimanere in carica per 14 anni, dopo che il suo predecessore, Giorgio Napolitano, era rimasto in carica per 9 anni.
Di fronte alle pressioni dell’ex premier Mario Draghi e dei partiti, non è riuscito a dire di no: "Prendo atto della situazione: avevo altri piani, ma se serve ci sono".
L'anno delle elezioni politiche
In questo primo anno del secondo mandato il presidente ha dovuto inaspettatamente affrontare l’ultima crisi di governo della XVIII legislatura, sciogliendo le Camere e portando il Paese alle elezioni. Dopo una legislatura tormentata, la decisione del M5s, appoggiata da Lega e FI, ha portato in estate a una crisi del governo Draghi che si è conclusa con lo scioglimento anticipato, e per la prima volta estivo, delle Camere.
"Lo scioglimento anticipato del Parlamento è sempre l'ultima scelta da compiere, particolarmente se, come in questo periodo, davanti alle Camere vi sono molti importanti adempimenti da portare a compimento. Ma la situazione politica che si è determinata ha condotto a questa decisione", ha dichiarato Mattarella lo scorso 21 luglio.
Visto il ruolo svolto durante la crisi del 2021, il governo Draghi si può considerare una sorta di “governo del presidente”, considerando che fu Mattarella a prendere l’iniziativa e a chiamare l’ex capo della BCE. Nei 20 mesi di vicinanza il rapporto è stato spesso descritto come freddo e distaccato, ma la comunanza di intenti tra i due resta innegabile. Nell’ultimo incontro ufficiale il presidente ha salutato il premier e i ministri ringraziandoli per “l’eccellente lavoro svolto e i lusinghieri risultati ottenuti”.
La guerra in Ucraina
Una delle questioni principali di questi primi dodici mesi è stato lo scoppio della guerra in Ucraina: “Nelle prime ore del 24 febbraio siamo stati raggiunti dalla notizia che le Forze armate russe avevano invaso l'Ucraina. Come tutti ho avvertito un pesante senso di allarme, di tristezza, di indignazione. Pensando agli ucraini, mi sono venute in mente queste parole: Questa mattina mi sono svegliato e ho trovato l'invasor'”, ha dichiarato lo scorso 25 aprile.
"Una nuova tragedia si è abbattuta sull'Europa, con violenza. E non su un solo Paese ma sull'intera Europa, mettendo in pericolo pace e libertà. Questo riguarda ciascuno di noi. Gli europei non si piegano alla violenza della forza: oggi si tratta dell'Ucraina e domani non si sa di quali obiettivi", aveva detto durante un discorso a Norcia. La linea nettissima, condivisa con l'allora governo Draghi e con la quasi unanimità del Parlamento, ha tenuto insieme la condanna verso la Russia, le sanzioni verso Mosca, il sostegno a Kiev.
La crisi energetica
Correlata alla guerra in Ucraina è arrivata la crisi energetica, a cui si sono uniti gli effetti dell’inflazione. Anche a questo proposito le parole del presidente sono state chiare: "Sul piano energetico, la crisi che si sta sviluppando con l'aumento del prezzo del gas e delle fonti di energia è particolarmente grave. Questo richiede un ripensamento collettivo sulle fonti di approvvigionamento", ha dichiarato Mattarella lo scorso 8 settembre, in visita in Albania.
Il governo Meloni
Le elezioni del 25 settembre hanno consegnato al Paese un quadro politico chiaro, avviando rapidamente la XIX legislatura. Per il presidente Mattarella non sono stati necessari tanti giri di consultazioni per designare Giorgia Meloni come nuova inquilina di Palazzo Chigi.
Fin da subito la coabitazione tra Giorgia Meloni e Sergio Mattarella, che molti osservatori si attendevano come complicata, ha mostrato invece un dialogo costante tra palazzo Chigi e Quirinale. Da parte del Presidente la linea è chiara: c'è un governo legittimato dal popolo, che ha vinto le elezioni e che deve mettere in campo le sue politiche. Ovviamente il Capo dello Stato si riserva d'intervenire, in base alle prerogative che gli attribuisce la Costituzione e ove ciò fosse necessario.
È successo ad esempiio quando ha rasserenato il clima tra Roma e Parigi, che stava diventando incandescente per un braccio di ferro sui ricollocamenti dei migranti, telefonando al presidente francese Emmanuel Macron.
All'esecutivo Meloni il capo dello Stato ha riservato parole importanti nel discorso di fine anno: “Il chiaro risultato elettorale ha consentito la nascita di un governo guidato da una donna: una grande novità. Serve però governare con senso di responsabilità”.
Il discorso di fine anno
Proprio il discorso di fine anno è stato un’occasione per il presidente per riflettere sui 12 mesi: dal secondo mandato “per me inatteso”, alle rivolte in Iran e Afghanistan (“Sono un esempio i giovani dell’Iran, con il loro coraggio, e le donne afghane che lottano per la loro libertà”), fino alle emergenze sociali, legate a disparità, povertà e disagio giovanile.
Un posto importante lo ha avuto anche il Covid. Il presidente stesso è stato positivo per 2 settimane, dopo la Prima della Scala: evidenziando come i casi e i morti legati al coronavirus non siano scomparsi del tutto, ha ricordato nel discorso di fine anno come “ciò che abbiamo vissuto ha provocato o ha aggravato tensioni sociali, fratture, povertà. Dal Covid, purtroppo non ancora sconfitto definitivamente, abbiamo tratto insegnamenti da non dimenticare”
Il discorso in occasione della Giornata della memoria
Molto forti le parole del presidente in occasione della Giornata della Memoria 2023. “La Shoah fu un unicum nella storia dell'uomo, pur segnata da sempre da barbarie, guerre, stragi ed eccidi. Per questo mai più a un mondo dominato dalla violenza, dalla sopraffazione, dal razzismo, dal culto della personalità, dalle aggressioni, dalla guerra. Mai più a uno Stato che calpesta libertà e diritti. Oggi però c’è ancora un certo negazionismo, che del razzismo è la forma più subdola e insidiosa”.