Meloni al potere, il femminismo di sinistra ha perso. Maalox per Gruber & Co
Giorgia Meloni si è guadagnata sul campo la leadership. In Italia potrebbe avvenire qualcosa di antropologicamente clamoroso
Giorgia Meloni, la prima donna Premier d'Italia che ha raggiunto i vertici dello Stato per "merito"
E alla fine Giorgia Meloni ce l’ha fatta, è il primo Primo ministro donna della storia italiana. Infatti per uno di quei perfidi, rari e meravigliosi scherzi che il destino ama giocare la prima donna premier sarà di destra, ma non di destra liberale per intenderci, ma di destra vera, avendo iniziato la sua attività politica nel Movimento Sociale Italiano (MSI) ai tempi di Giorgio Almirante.
La cosa colpisce visto che dopo 77 anni di Repubblica, di Nilde Iotti, di Tina Anselmi, di Emma Bonino, di Rosy Bindi e compagnia cantando ci si aspettava un premier donna di sinistra ed invece che ti combina quell’impertinente giocherellone del Fato? Si sveglia una mattina, scende a Gran Burrone, parla con gli Elfi e gli Hobbit, ti prende una Éowyn bionda e la fa Regina.
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Già immaginiamo i profondissimi rodimenti interiori e non che le femministe nostrane, tutte iscritte alla congrega dell'Osteria Rossa, cercheranno di nascondere, ma non è certo cosa facile. Intanto cominciamo dalle politiche. La capessa di ultimo conio si chiama – come noto - Laura Boldrini, una che ha devastato il lessico e la sintassi pur di condurre una stucchevole ed inutilissima parolomachia. Ha storpiato orribilmente l’italiano, con innovazione come "presidentessa", "ingegnera" e similari al solo scopo di provocare e fare carriera politica su meriti che non ha mai posseduto.
I finti maschi alfa del partito, si sono messi paura, e l’hanno assecondata. Il femminismo italiano, infatti, tranne qualche rarissima eccezione, ha sempre amato correre sull'oliata rotaia della ricerca della strada più breve per raggiungere il potere, la strada più comoda, la geodetica più conveniente non avendo come giusta stella polare il merito ma bensì appunto solo il privilegio. Questa sorta di riserva naturale a cui ci si iscrive con la sola richiesta di avere un lezioso fiocchetto rosa tra i capelli ha prodotto i noti disastri di demerito ed incompetenza che hanno scorticato l'Italia.
Prendiamo - ad esempio - il caso di Virginia Raggi, sindaco di Roma. È stata un vero disastro ed infatti la prova provata è nel fatto che i romani non l’hanno più rieletta, punendola e relegandola all’ultimo posto al secondo turno. Eppure si è enfatizzato il suo essere femmina. Un esempio internazionale di fallimento è stato il recentissimo caso di Liz Truss, la premier britannica che si è clamorosamente dimessa dopo solo due mesi di mandato in cui è riuscita quasi a distruggere la sterlina e a far crollare la borsa.
Ma come non scordare altri casi, come la scialbissima e ancora albionica Theresa May, che ricordava la zia di Peter Parker, L'Uomo Ragno? Oppure l'attuale presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, sotto il cui mandato l’inflazione è schizzata (per ora) al 9% polverizzando i risparmi europei? Ricordiamo che la Lagarde era quella che mandava al presidente francese Nicolas Sarkozy imbarazzanti pizzini sadomaso con scritto "usami come vuoi".
Poi c'è il caso dell'attuale Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, sotto il cui mandato c’è stata l’esplosione a livelli stellari della inflazione, una pandemia mal gestita, una terribile crisi energetica e una guerra che non riesce a controllare e che si fa ogni giorno più pericolosa per la stabilità mondiale lasciando intravvedere pericolosi esiti micologici.
La lista di donne furbe che hanno sfruttato il solo argomento di genere è lunghissima ma non riguarda solo loro. Ogni minoranza cerca di imporre una strada privilegiata per raggiungere i propri scopi. Una tendenza questa che si è sviluppata a livello mondiale sorretta dal nocivissimo politically correct. Ad Hollywood - ad esempio - gli omosessuali sono molto potenti e in Italia il DDL Zan ha rappresentato una minaccia pericolosissima per la stessa democrazia andando a comprimere e violare i diritti della maggioranza eterosessuale.
Ed è per questo che la sinistra ha perso. Immaginiamo poi il rodimento che ci sarà oggi nella redazionone dei giornaloni e delle tivvuone: Lucia Annunziata, Lilli Gruber, Annalisa Cuzzocrea, Giovanna Botteri -per citarne solo alcune- che in questo momento stanno saccheggiando le farmacie per fare incetta di Maalox formato gigante e preparando i dardi avvelenati con cui cerbottanare la Meloni.
Ma torniamo invece alle donne che ce l’hanno fatta senza aiutini vari dai maschi alfa che parassitavano. Un esempio storico riguarda sempre la Gran Bretagna ed è quello del più grande premier che quelle terre brumose hanno avuto dopo Churchill: Margaret Thatcher. Allora la conclusione peraltro logica che deriva è che le donne che arrivano veramente al potere sono le migliori, meglio dei maschi. E questo è dovuto alla semplice applicazione della legge darwiniana della selezione naturale: sono le migliori perché non hanno seguito percorsi addolciti e per giungere alla meta hanno dovuto veramente lottare e sconfiggere tutti, maschi, femmine e fluidi, come sembra che si chiamino ora.
E così è stato per Giorgia Meloni. Senza fastidiosi piagnistei, senza lamentazioni continue, senza implorare un percorso privilegiato, senza fiocchetti rosa, ha raggiunto i vertici dello Stato grazie ed unicamente al "merito", una parola che purtroppo è scomparsa dal vocabolario italiano. C’eravamo occupati, giusto un mese fa, qualche giorno prima delle elezioni, di questo tema parlando di un bel libro ella giornalista Annalisa Chirico, “Il potere sui tacchi”. Ebbene, quella che allora era solo una possibilità si è concretizzata e i tacchi sono arrivati finalmente a Palazzo Chigi, ma ci sono arrivati da soli e senza aiuti. Questo è il merito, questa la vera politica.