Meloni da Biden, "nessuna subalternità agli Usa. Superare la Via della Seta"

Parla Carlo Fidanza, Capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Ue, da sempre uno dei più ascoltati consiglieri di Giorgia Meloni per la politica estera

Di Alberto Maggi
Giorgia Meloni e Joe Biden al G7 di Hiroshima
Politica

Meloni negli Stati Uniti, "la missione a Washington è una ulteriore fondamentale tappa dell’ottimo lavoro internazionale che la nostra premier sta svolgendo, con grande forza e credibilità"

 

Carlo Fidanza, Capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo, è da sempre uno dei più ascoltati consiglieri di Giorgia Meloni per la politica estera e le relazioni internazionali. Affaritaliani.it lo ha intervistato per fare il punto sugli ultimi sviluppi e in particolare sull'imminente viaggio della presidente del Consiglio a Washington.

L'INTERVISTA

Giorgia Meloni domani sarà a Washington per la sua prima visita ufficiale alla Casa Bianca dove incontrerà Joe Biden. C’è chi dice che si tratta di un atto di subalternità agli americani.
"Non scherziamo. Giorgia Meloni è il Primo ministro dell’Italia, una nazione fondatrice della NATO che ha con gli USA un rapporto consolidato di amicizia e alleanza. La missione a Washington è una ulteriore fondamentale tappa dell’ottimo lavoro internazionale che la nostra premier sta svolgendo, con grande forza e credibilità. La stella polare della nostra politica estera è sempre stata e sempre sarà l’interesse nazionale, da perseguire nell’ambito delle alleanze storiche dell’Italia".  

Sull’Ucraina il governo italiano appare come uno dei più schierati.
"Personalmente non sono mai stato un “anti-russo” ma il 24 febbraio 2022 è stata superata una linea rossa. Passare da un mondo regolato dalla forza del diritto internazionale a uno regolato dal diritto del più forte non conviene all’Italia e all’Europa, banalmente perché non siamo i più forti. E d’altronde un partito patriottico che difende l’integrità e la sovranità della propria nazione non avrebbe potuto fare diversamente nel momento in cui veniva violata quella altrui. È ovvio che tutti vogliamo la pace e siamo impegnati in questa direzione, ma è impensabile arrivare a una pace contro gli ucraini". 

Un sostegno incondizionato quindi, anche a costo di perdere qualche voto?
"L’Italia si sta ponendo in maniera molto seria, non soltanto sull’Ucraina ma anche sull’annoso tema dei contributi nazionali al bilancio Nato. Rispettare gli impegni è la premessa per essere credibili. Dall’altro lato però il governo Meloni sta spingendo la NATO - oggi concentrata soprattutto sul fronte est - ad avere una maggiore attenzione al fronte sud, al cosiddetto Mediterraneo allargato, nel quale ci stiamo ritagliando un ruolo da protagonisti". 

Ci torniamo tra un attimo, prima mi dica come finisce con il memorandum sulla nuova Via della Seta cinese… lo rinnoverete o lo interromperete, come chiede Washington? 
"La firma di quel memorandum fu un grave errore del governo Conte I su pressione dei Cinque Stelle. Di fatto non è mai stato attuato e la sua conferma o meno oggi ha assunto un valore politico-ideologico che non dovrebbe avere. L’Ue ha definito la Cina un “rivale sistemico” e, non essendo ipotizzabile oggi uno sganciamento totale della nostra economia da quella di Pechino, dobbiamo almeno ridurre i rischi accorciando e rafforzando le nostre catene del valore e riducendo la dipendenza tecnologica causata da una transizione ecologica troppo spinta. Non abbiamo interesse ora ad un inasprimento dei rapporti con la Cina, quindi a mio avviso è necessario lavorare ad un superamento non traumatico del memorandum, lasciando aperti i rapporti commerciali ma mettendo in sicurezza le infrastrutture strategiche". 

Torniamo al Mediterraneo e parliamo di immigrazione. Non ritiene che finora i risultati siano stati deludenti?
"Abbiamo preso l’impegno con gli italiani di frenare l’immigrazione clandestina. Il lavoro prezioso che Giorgia Meloni sta svolgendo va nella direzione di una soluzione strutturale a questo dramma. Aiutare la Tunisia con l’aiuto dell’Ue significa mettere in atto il “blocco navale” grazie al lavoro dei tunisini. Riunire a Roma venti capi di stato e di governo della regione significa lavorare ad accordi di cooperazione finalmente credibili per fermare il traffico di esseri umani e creare sviluppo nei paesi di origine e di transito. Agli italiani dobbiamo parlare chiaro e chiedere pazienza: ci vorrà un po’ di tempo in più ma ci riusciremo". 

Concludiamo con un tema molto in voga in queste settimane. La mancata vittoria del centrodestra in Spagna e il risultato sotto le aspettative di Vox frenano il progetto di una nuova maggioranza popolari-conservatori a Bruxelles?
"Intanto mi permetta di contestare il dato. Il centrodestra in Spagna ha vinto le elezioni, purtroppo senza raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi per via di un sistema elettorale particolare e con un travaso di voti da Vox al Partido Popular. Se proiettiamo i dati di domenica alle elezioni europee 2024, i Popolari aumenterebbero di un terzo i loro seggi e Vox li raddoppierebbe addirittura. Quindi tutta acqua al mulino del nostro progetto. Di contro, Sánchez guidava il primo partito che ora è diventato il secondo; e soprattutto guidava il governo e ora per poterlo fare di nuovo sarà costretto ad accordi scellerati non solo con i suoi alleati comunisti ma anche con gli indipendentisti catalani, che hanno il loro leader sotto mandato di cattura internazionale e chiedono un referendum anti-costituzionale per la secessione della Catalogna. La cosa assurda è che tutti i commentatori parlano a vanvera del presunto flop di Vox mentre tacciono su questo scenario inquietante. La solita ipocrisia".

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