Meloni, dal successo in America all'ansia per l'Abruzzo. E con Mattarella...

Il tentativo della sinistra di creare un "muro" tra Meloni e Mattarella rischia di affossare il premierato

Di Alberto Maggi
Meloni e Biden
Politica

Europee, dicendo no ad accordi post-voto tra Pse e destra i socialisti fanno il gioco di Meloni che polarizzerà sempre di più la campagna europea contro il Pd di Elly Schlein

 

Giorgia Meloni vola a Washington e Toronto per preparare al meglio il prossimo vertice dei leader del G7 in programma a giugno in Puglia. Ma gli incontri con il presidente americano Joe Biden e con il premier canadese Justin Trudeau, che seguono di pochi giorni la missione di Meloni a Kiev in occasione del secondo anniversario dello scoppio della guerra russo-ucraina, sono anche l’occasione per ribadire - ancora una volta - il saldo posizionamento atlantico della leader di Fratelli d’Italia e del governo italiano.

Il tutto mentre Pd e M5S si dividono clamorosamente proprio sull’Ucraina. Un’occasione propizia anche per sposare una rimodulazione della linea sul conflitto mediorientale, dopo l’indignazione internazionale che ha accompagnato l’ultima strage di palestinesi a Gaza. Meloni, con Biden e Trudeau, pur nel solco dell’amicizia con Israele, rilancia la soluzione a due Stati che oggi Netanyahu vede come il fumo negli occhi. Meloni torna dagli States con gli ennesimi riconoscimenti alla sua statura internazionale e con un oggettivo successo: il via libera americano all’estradizione di Chico Forti - assicura chi la conosce bene - è stato un impegno perseguito personalmente dalla premier ancor prima del suo insediamento a Palazzo Chigi ed è stato raggiunto grazie agli ottimi rapporti non solo con Biden ma anche col governatore repubblicano della Florida Ron Desantis.

Ancora una volta Meloni sembra trarre dai successi in politica estera quella benzina che non sempre ritrova nelle questioni domestiche. Non è un mistero infatti che ora, dopo la sconfitta di misura in Sardegna (al netto di possibili sorprese a seguito di ricorsi e riconteggi), il Centrodestra a trazione meloniana si giocherà tutto (o quasi) nelle urne del 10 marzo in Abruzzo. Riconfermare il post-missino Marco Marsilio e stoppare subito la suggestione di una rimonta del “campo largo” (che in Abruzzo si presenta addirittura larghissimo con l’aggiunta di Renzi e Calenda) è la conditio sine qua non per Meloni per affrontare con fiducia le prossime Europee e avviarsi alla stagione dei referendum costituzionali nel pieno delle energie.

È per questo che, parlando da Toronto, la premier ha esplicitamente denunciato il tentativo della sinistra di creare un fossato tra sè e Mattarella al fine di affossare il premierato. Un gioco che si è riproposto anche al congresso dei socialisti europei in corso a Roma, dai quali sono arrivati violenti attacchi alla leader dei Conservatori. Ma in fondo, dicendo no a eventuali accordi post-voto tra Pse e destra, sono gli stessi socialisti a fare il gioco di Meloni che polarizzerà sempre di più la campagna europea contro il Pd di Elly Schlein. In attesa di capire se le due leader si candideranno, come vorrebbero i meloniani e come non vorrebbe buona parte del Pd. Ma questa è un’altra partita.

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