Meloni non voterà contro Ursula. Giorgia sarà alleata di Schlein in Europa
Meloni non può dirlo in campagna elettorale, ma è inevitabile. Ecco perché. Inside
Commissario Ue di Fratelli d'Italia: Urso a rischio bocciatura. Fitto? Nome giusto ma dipenderà dalla situazione del Pnrr a giugno
Ufficialmente Giorgia Meloni non si esprimerà prima delle elezioni europee dell'8-9 giugno né a favore né contro Ursula von der Leyen, nonostante l'appello di Antonio Tajani ad Affaritaliani.it affinché tutto il Centrodestra sostenga il bis di Ursula alla guida della Commissione europea dopo il voto. Ma fonti ai massimi livelli di Fratelli d'Italia spiegano come sia "normale non votare contro un presidente che nasce da un accordo in Consiglio nel quale l'Italia avrà negoziato il proprio commissario. Lo fanno normalmente tutti i partiti di governo. Se voteremo a favore o se sarà astensione dipenderà dal quadro politico, dal programma per i prossimi cinque anni della Commissione, dall’ipotetica maggioranza al Parlamento europeo. Ora c’è la campagna elettorale, Ursula farà la 'Spitzenkandidat' del Partito Popolare Europeo e ovviamente matcherà le differenze anche a destra. Noi faremo la nostra campagna elettorale e poi vediamo che succederà. L’altra volta, nel 2019, doveva essere Manfred Weber il presidente della Commissione Ue e invece sbucó Ursula".
Insomma, è chiaro che essendo a Palazzo Chigi e al governo della terza nazione dell'Unione, dopo Germania e Francia, Meloni non voterà contro il bis di Von der Leyen, anche se non lo dirà mai in campagna elettorale. I numeri parlano chiaro. L'ultimo sondaggio a livello europeo dimostra come non esiste una maggioranza di destra o di Centrodestra, che comunque non ci sarebbe mai visto che Weber, presidente del Ppe, non solo ha chiuso nettamente agli alleati della Lega di Matteo Salvini, ovvero la destra tedesca di Afd e Marine Le Pen, ma anche al premier ungherese Orban e ai polacchi del Pis (dopo la morte di Navalny in Siberia) che sono parte integrante dei Conservatori Riformisti (ECR) presieduti proprio da Meloni.
L'unica maggioranza possibile è quella Ppe, liberali e socialisti, come quella attuale, alla quale Meloni o si aggregherà votando a favore o al massimo si asterrà. Ma il voto non sarà contrario, come invece certamente farà la Lega di Salvini e tutta Identità e Democrazia. La premier in campagna elettorale non attaccherà mai Ursula, con la quale ha stretto un forte legame e sta trattando da mesi su temi importanti come la rimodulazione del Pnrr, l'unione bancaria, la riforma del Patto di Stabilità e il dossier migranti. Ma non potrà nemmeno fare un endorsement chiaro, altrimenti - visto che nella maggioranza ci saranno anche i socialisti del Pd di Elly Schlein - regalerebbe un'autostrada a destra al Carroccio e a Salvini.
Per quanto riguarda il commissario europeo italiano il nome che ha in mente Meloni è quello del ministro Adolfo Urso, ma da FdI spiegano che "non farà questa scelta con la logica del promoveatur ut amoveatur (sia promosso affinché sia rimosso)" ovvero rischiando una clamorosa bocciatura (tutti i commissari devono avere l'ok del Parlamento Ue), avendo, Urso, un profilo molto di destra. Il nome migliore sarebbe quello del ministro Raffaele Fitto, che non proviene dalla tradizione missina e quindi avrebbe certamente il via libera dell'EuroCamera, ma - spiegano sempre fonti di Fratelli d'Italia - "bisognerà vedere a che siamo con il Pnrr, perché Fitto ha fatto e sta facendo un ottimo lavoro come ministro degli Affari europei e del Pnrr e Meloni non vorrebbe spostarlo fino all'arrivo dell'ultimo euro". In definitiva, anche se non lo dirà mai, Meloni sicuramente non voterà contro Ursula. O a favore o astensione e, nel primo caso, si troverà a Bruxelles e a Strasburgo contro Salvini e alleata del Pd di Schlein.