Meloni si dimette con il premierato. E al voto sfida con Gentiloni. Anteprima

Meloni accelera e prepara il piano per avere i "pieni poteri". Ma nel Centrosinistra... Inside

Di Alberto Maggi
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Meloni e Gentiloni
Politica

Non a caso Meloni ha accelerato sulle riforme costituzionali per arrivare al primo sì del Parlamento entro il voto per l'EuroCamera

 

Giorgia Meloni ha deciso. Se dovesse vincere il referendum confermativo, praticamente certo, sul premierato, il giorno dopo si dimetterà nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per andare alle elezioni anticipate come candidata premier del Centrodestra e ottenere un forte mandato popolare. Come in un puzzle, i tasselli si stanno componendo. Ottenere un ottimo risultato alle elezioni europee del 9 giugno 2024, ai danni di Lega e Forza Italia, serve proprio per preparare la battaglia referendaria.

E non a caso Meloni ha accelerato sulle riforme costituzionali per arrivare al primo sì del Parlamento entro il voto per l'EuroCamera, da spendere in campagna elettorale come promessa mantenuta con gli elettori, e si intestata accentrando l'accordo con l'Albania sui migranti per indebolire l'assalto leghista su un fronte caldissimo come quello degli sbarchi. Tutto per arrivare (spera) al 30% alle Europee per poi giocarsi tutto al referendum all'inizio del 2025. E, se vince, urne e pieni poteri.

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E nel frattempo che fa il Centrosinistra, visto che secondo l'analisi di Alessandro Amadori per Affaritaliani.it se fosse unito potrebbe contendere la vittoria a Meloni? Candidato premier, in caso di nuova Costituzione, né Elly Schlein né Giuseppe Conte, assicurano fonti Dem. L'unica figura in grado di tenere unito il Pd e, forse, coinvolgere anche il centro di Carlo Calenda (non di Matteo Renzi) e allargarsi al Movimento 5 Stelle è quella di Paolo Gentiloni, commissario europeo il cui mandato a Bruxelles terminerà il primo luglio del prossimo anno.

Gentiloni può evitare la scissione nel Pd, tra moderati e sinistra, e anche se non fa saltare di gioia i pentastellati Conte non dimentica che quando era a Palazzo Chigi fu proprio Gentiloni ad aiutarlo per ottenere i fondi ingenti e record in Europa del Pnrr. Ha quindi un credito nei confronti del M5S. In sostanza, lo scenario che disegnano nel Palazzo è quello di elezione diretta del premier, con la Costituzione riformata, nel 2025 con la sfida Meloni-Gentiloni.