Politica
Sorpresa: col premierato il Centrosinistra unito può battere Meloni
Ma solo il Pd sarà in grado di costruire il "campo largo", altrimenti non c'è partita. Analisi
I sondaggi ci dicono che se non si forma un campo largo, la vittoria del centrodestra di Giorgia Meloni sarebbe piuttosto netta. Ma...
SONDAGGIO/ Premier eletto dai cittadini. Se le elezioni fossero domenica, chi voteresti? CLICCA QUI E VOTA
La riforma costituzionale proposta da Giorgia Meloni prevede diverse modifiche significative. Innanzitutto, il premierato. La riforma introduce l’elezione diretta del presidente del Consiglio dei ministri, eletto a suffragio universale con apposita votazione popolare. L’elezione del premier si svolge contestualmente alle elezioni per le Camere, mediante una medesima scheda. In secondo luogo, l’incarico del premier avrebbe una durata fissata a cinque anni, come le Camere, così da favorire la stabilità del governo e dell’indirizzo politico.
In terzo luogo per garantire il rispetto del voto popolare e la continuità del mandato elettorale conferito dagli elettori, si prevede che il premier possa essere sostituito solo da un parlamentare della maggioranza e solo al fine di proseguire nell’attuazione del medesimo programma di governo. In quarto luogo, si avrebbe un nuovo sistema elettorale per le Camere: si affida alla legge la determinazione di un sistema che, attraverso un premio assegnato su base nazionale, assicuri al partito o alla coalizione di partiti collegati al presidente del Consiglio il 55 per cento dei seggi parlamentari, in modo da assicurare la governabilità.
L’ultimo intervento centrale è quello che va a “superare” la categoria dei senatori a vita di nomina del presidente della Repubblica. Queste proposte devono ancora essere discusse e approvate dal Parlamento italiano, ma se esse fossero già attive, chi vincerebbe le prime elezioni con il premierato?
Secondo la media degli ultimi sondaggi politico-elettorali, se si votasse domani in Italia, il partito Fratelli d’Italia guidato da Giorgia Meloni avrebbe la maggioranza delle preferenze, con il 29% circa dei voti, mentre il Partito Democratico, guidato da Elly Schlein, si troverebbe al secondo posto con una quota attorno al 20%. Il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte avrebbe circa il 17%, mentre la Lega di Salvini sarebbe al 9% circa. Forza Italia di Tajani avrebbe grosso modo il 6%. Questo per quanto concerne le formazioni maggiori. Se poi aggreghiamo i partiti in coalizioni, abbiamo il centrodestra attorno al 46% (sommando le forze minori), il centrosinistra al 25% circa, i Cinque Stelle come detto al 17%, il Terzo Polo attorno al 7% (e il rimanente 5 per cento distribuito sui partiti residuali).
Proviamo allora a ragionare in termini di “campo largo”. Ammettendo che il centrodestra si presenti alle elezioni con la sua configurazione attuale (e quindi con un 46% circa dei consensi), l’unica possibilità di contendere la vittoria a Giorgia Meloni, per le forze di opposizione, sarebbe proprio quella di comporre un’alleanza il più possibile ampia. In questa ipotesi, potremmo avere il 25% del centrosinistra in senso stretto, più il 17% per cento dei Cinque Stelle, più un altro 4% circa della forza politica di Carlo Calenda. Il totale farebbe 46%. Molto vicino al potenziale del centrodestra. A questo punto il 3% di Matteo Renzi e il 5% dei partiti residuali potrebbe diventare determinante, in sede di formazione delle alleanze.
I sondaggi ci dicono insomma che se non si forma un campo largo, la vittoria del centrodestra di Giorgia Meloni sarebbe piuttosto netta (con 15 punti pieni di vantaggio, anche ammettendo che vi sia l’appoggio di Calenda a Schlein). Ma se si formasse quel campo largo di cui si continua a ragionare, senza tanta convinzione, fra le forze di opposizione, il risultato diventerebbe incerto. E i partiti minori potrebbero assumere un notevole potere contrattuale.
Tuttavia, è importante notare che i sondaggi rappresentano solo un’istantanea dell’opinione pubblica in un dato momento e possono variare nel tempo. Inoltre, l’esito delle elezioni dipende da molti fattori, tra cui la partecipazione degli elettori, le questioni chiave del momento e gli eventi che si verificano durante la campagna elettorale. Per cui prendiamo queste considerazioni con prudenza, anche se esse disegnano degli scenari piuttosto verosimili dal punto di vista statistico.
*politologo e sondaggista