Meloni, svolta europeista per comandare anche a Bruxelles. Il piano

La premier Giorgia Meloni cambia passo sui migranti dicendo no al ritorno dei decreti Salvini e rafforzando l'asse con la presidente della Commissione Ue Ursula

Di Alberto Maggi
Giorgia Meloni riceve Ursula von der Leyen a Palazzo Chigi
Politica

Migranti, la nuova Meloni è lontanissima da quella che dall'opposizione invocava il blocco navale per fermare gli sbarchi. Analisi 

In una recente intervista ad Affaritaliani.it Gianfranco Rotondi, presidente di Europa Verde e deputato di Centrodestra, ha definito lo stile di Giorgia Meloni democristiano. E la vicenda della strage dei migranti e della gestione del caso immigrazione con il Cdm a Cutro dimostrano plasticamente che l'ultimo Dc in Parlamento (come si definisce Rotondi) ha perfettamente ragione. La premier, che dall'opposizione invocava il blocco navale per fermare gli sbarchi, si è resa conto che questa linea è sia non percorribile e fattibile che controproducente a livello di consenso elettorale.

Gli italiani, almeno la maggioranza, sono molto sensibili alle stragi e alle immagini che abbiamo visto in questi giorni, soprattutto se tra le vittime ci sono anche diversi bambini. Non solo, le regole europee semplicemente non consentono il famigerato blocco navale sul quale Fratelli d'Italia ha insistito per anni. A differenza di Matteo Salvini, che nel 2018 cresceva nei sondaggi con una politica di destra di zero sbarchi (fino alla rottura del Conte I del Papeete), la strategia della presidente del Consiglio è diametralmente opposta.

Innanzitutto c'è il no di Meloni al ritorno ai decreti Salvini del Conte I, nonostante a fine febbraio il salviniano Igor Iezzi abbia presentato una proposta di legge in tal senso a Montecitorio. Meloni, tra l'altro, ha il dente avvelenato con il Carroccio perché i due ministri che, sbagliando le parole (ma la forma è anche sostanza), hanno aumentato le frizioni sul tema sono stati proprio leghisti o vicini alla Lega, ovvero prima Giuseppe Valditara e poi appunto Matteo Piantedosi.



Ma il vero punto di svolta di Meloni è l'Europa e il dialogo, anche sull'immigrazione, con Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione europea, dopo la strage di Cutro, ha promesso mezzo miliardo di euro, notizia accolta con grande favore dalla premier. La linea è proprio quella: muoversi in perfetta sintonia con Bruxelles, come la premier ha cercato (con difficoltà) di spiegare anche ieri all'olandese Mark Rutte. Non bisogna dimenticare che Von der Leyen non è una socialista ma è un popolare e l'obiettivo di Meloni, presidente dei Conservatori e Riformisti europei, è proprio quella di stravolgere il quadro politico continentale dopo le elezioni europee del 2024 con un'alleanza tra PPE e il suo ECR.

Per questo, quindi anche politicamente, l'asse con la presidente della Commissione è fondamentale. Infine, ora dall'altra parte non c'è più il mite e pasticcione Enrico Letta ma la combattiva Elly Schlein (che ha fatto un bagno di folla l'altro giorno in piazza a Firenze). Meglio quindi, per Meloni, virare verso il centro, cercare una politica moderata e non di destra-destra (anche e non solo sull'immigrazione) visto che - come dicono tutti i sondaggisti e come dimostrano i casi Renzi, Salvini e Meloni - le elezioni si vincono intercettando quei dieci milioni di elettori mobili che cambiano spesso idea.

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