No alla “trentizzazione” di Bologna. Lepore insiste in una crociata sbagliata

Il minimo della Co2 emessa a 60 km/h

Di Giuseppe Vatinno
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Politica

Salvini annuncia una direttiva contro la “trentizzazione” di Bologna. Insiste invece il sindaco Lepore in una crociata sbagliata. Stesso problema a Roma

 

Ci siamo occupati ieri della clamorosa misura del sindaco del Pd Matteo Lepore per “trentizzare” Bologna.

Ieri tuttavia, nonostante la giornata prefestiva, il ministro Salvini ha annunciato che il ministero dei Trasporti sta lavorando ad una contromisura contro questo bislacco provvedimento e cioè una direttiva che permetta di regolamentare a livello nazionale la vicenda, sottraendolo all’arbitrio di qualche sindaco in cerca di visibilità mediatica a danno dei suoi stesso concittadini.

“Il ministero dei Trasporti di Matteo Salvini sta lavorando a una direttiva per chiarire e semplificare il tema dei limiti di velocità, con particolare riferimento ai centri urbani e come stabilito dall'articolo 142 comma 2 del codice della strada. L'obiettivo del ministero è trovare un ragionevole equilibrio tra l'esigenza di garantire la sicurezza (che resta una priorità) ed evitare forzature che rischiano di generare l'effetto contrario. In questo senso, il Mit ha già portato in Conferenza unificata anche una proposta per limitare l'utilizzo degli autovelox nei centri urbani e controllare limiti sotto 50 all'ora”, questa la nota del Mit a riguardo.

Salvini ieri aveva postato un suggestivo video in cui passeggiando per la città aveva fatto notare la bislacca risposta del sindaco Lepore che aveva fatto una norma per “sentire il canto degli uccellini”, bloccando di fatto l’intera economia della provincia, oltre che gli spostamenti.

Sempre ieri c’è stata una imponente manifestazione dei cittadini con striscioni di protesta. Un operatore sanitario ha per esempio fatto notare come la misura sia molto pericolosa per i soccorsi, analogamente per chi trasporta medicinali urgenti e anche i vigili del fuoco hanno dei problemi rilevanti ma Lepore tira diritto.

Un cittadino presente ha fatto notare che “questa scelta dei 30 Km/h invece di semplificare l’esistenza delle persone la complica mentre il compito della politica dovrebbe essere l’opposto”.

Lepore invece ha ribadito che “ci vuole un po’ di tempo per adattarsi e bisogna avere pazienza” mentre ieri aveva attaccato Salvini dicendo che aveva propagato delle fake news.

Che si tratti di una misura meramente ideologica è dimostrato anche da studi scientifici.

Ad esempio c’è uno studio francese del Cerema, la principale agenzia pubblica francese per la pianificazione urbana e quindi anche la mobilità, che stabilisce ad esempio che la CO2, il temibile gas serra, ha un minimo di concentrazione a 60 Km/h, esattamente il doppio della norma bolognese. Invece sotto i 30 km/h poi l’inquinamento ha il suo massimo smentendo clamorosamente quanto dice il sindaco.

Ma dietro Lepore non c’è solo un amministratore promotore di misure inefficaci e anzi dannose anche sul piano dell’inquinamento. Dietro c’è tutta una cultura retrograda e demagogica, quella dei “No Tutto” che hanno letteralmente bloccato l’Italia negli ultimi decenni.

Come nella curva dell’inquinamento da gas serra automobilistico anche nella curva dello sviluppo ecologico c’è un punto in cui le giuste esigenze dell’ambiente e quelle dello sviluppo si incontrano. Ed in aiuto viene una tecnologia sempre più raffinata ed avanzata ma il luddismo è sempre in agguato e spesso strumentalizzato in nome del “canto degli uccellini” che ricorda molto pericolosamente i “riflessi solari che disturbano i pesci dello Stretto”, una delle fandonie con cui si vuole ostacolare la costruzione del Ponte di Messina.

E quindi quanto mai importante che questa volta lo Stato centrale intervenga a regolamentare la vicenda dando delle linee guida che siano frutto non della demagogia politica ma di studi scientifici e di buon senso umano: non si può bloccare una delle più fiorenti economie d’Italia in nome di una norma non solo errata tecnicamente ma anche lesiva dei diritti allo spostamento ed in definitiva della democrazia dei bolognesi. Ma il problema non è solo di Bologna. A Roma, ad esempio, une demagogica misura dell’allora sindaca Virginia Raggi ha abbondantemente “trentizzato” la Capitale provocando gravi danni all’economia e alla mobilità dei cittadini.

Poi i romani hanno dato un clamoroso ben servito alla sindaca ma la trentizzazione è rimasta anche con Gualtieri, collega di Lepore.