Nomine, Salvini teme che Meloni gli stia preparando una trappola sulla siccità

L'assenza pianificata dei ministri del Carroccio in Aula e poi il contrordine. Tensioni nella maggioranza, la Lega reclama un ad di peso per le partecipate

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Politica

Nomine, la Lega vuole un Ad di peso ma la premier decide da sola

Il governo ha avuto ieri alla Camera il primo vero momento di crisi interna. Meloni ha capito subito che in Aula, mentre lei parlava in vista del Consiglio Ue del 24 e 25 marzo, non c'era nessun ministro della Lega. È toccato a Stefano Candiani, per un giorno frontman della Lega alla Camera, - si legge su Repubblica - lanciare l’allarme a metà mattinata con una telefonata a Salvini: "Matteo, qui non ci sono ministri, dobbiamo rimediare". Giorgia Meloni si era già seduta nello scranno più alto del governo e attorno a sé, come nel giorno precedente, non aveva trovato alcun leghista. E non l’aveva presa affatto bene, trasmettendo la sua irritazione ai fedelissimi che a loro volta avevano lanciato un tam tam nella maggioranza. Di lì a poco sarebbero arrivati di gran corsa Giuseppe Valditara e, solo più tardi, Roberto Calderoli e Alessandra Locatelli. Pericolo scampato, almeno in parte. In realtà, dietro la distanza leghista sui temi di politica internazionale, ci sono le frizioni sulle nomine ai vertici delle partecipate di Stato che hanno determinato uno situazione di stallo.

Dopo la riunione di martedì fra i leader (Meloni, Tajani, Salvini, Giorgetti), - prosegue Repubblica - la scelta è stata quella di aggiornarsi alla settimana prossima. In sostanza, un passaggio interlocutorio, e nessuna decisione presa. La Lega vorrebbe la guida di almeno uno dei quattro maggiori enti: Eni, Enel, Terna, Leonardo. Ma la trattativa è difficile: Meloni non mette neppure in discussione la riconferma di Claudio Descalzi alla guida dell’Eni, mentre pensa a uno spostamento di Stefano Donnarumma da Terna all’Enel, ipotesi poco gradita a Salvini. Le tensioni, in questi giorni, hanno riguardato anche la scelta del nuovo supercommissario per l’emergenza siccità: la Lega si è prima opposta alla creazione di una figura unica, poi ha accettato la proposta di FdI solo in cambio della facoltà di indicarne il nome. Salvini vuole capire se dietro all'idea di essere nominato lui commissario ci sia una trappola.

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