Nordio accerchiato: potrei lasciare. Salvini: "Evitare scontro con magistrati"

Il ministro della Giustizia si sente mal sopportato e pensa al passo indietro. Il Fatto raccoglie firme contro di lui. In maggioranza tensione sulla giustizia

Politica

Nordio pensa alle dimissioni, mentre sulla giustizia ci sono frizioni tra FdI e gli alleati

Carlo Nordio potrebbe lasciare. Lo avrebbe confidato lui stesso ad alte figure istituzionali, come scrive oggi il Foglio. Mentre il Fatto Quotidiano raccoglie firme contro di lui, il ministro della Giustizia potrebbe presto lasciare l'incarico. “Se non sono accettato posso tornare alle mie letture” avrebbe detto Nordio secondo quanto riporta il Foglio. Non è la prima volta, spiega il quotidiano diretto da Claudio Cerasa: "Gli era accaduto di pensarlo dopo il decreto sui rave. Venne accusato, anche dalla sua maggioranza, di essere allora poco garantista mentre oggi di esserlo troppo".

Secondo il Foglio, "Forza Italia e Lega denunciano alla Camera la mancata difesa di un simbolo". E secondo gli alleati della premier, FI-Lega, “il partito della premier ha dato prova in due giorni di essere subalterno alla cultura della gogna e dilapidato un successo come l’arresto di Matteo Messina Denaro”. E si chiede Il Foglio: "Oggi Nordio è il ministro dei liberali. Lo è ancora del governo Meloni?".

Giustizia: Salvini, evitare scontro politica-magistratura 

"Spero che sia finito il tempo dei contrasti tra politica e magistratura. C'è bisogno di serenità e tranquillità e la politica deve evitare lo scontro con la magistratura e viceversa". Lo ha detto il vicepremier e ministro delle infrastrutture Matteo Salvini a Cremona. "Il ministro Nordio - ha aggiunto - pone l'accento su alcuni abusi ma l'importante è che non ci siano polemiche con l'intera magistratura che ha a lavoro persone perbene che sono in tribunale non per fare politica o per intercettare a casaccio. Importante è individuare e sanzionare gli abusi senza nuovi scontri tra pezzi dello Stato. E' importante abbassare i toni".

Intercettazioni: Ostellari, regole ma no bavaglio a stampa

"La qualita' di una democrazia si misura anche dalla liberta' della stampa di pubblicare notizie e opinioni scomode. Certo, servono delle regole, perche' non puo' esistere il diritto alla gogna. La soluzione tuttavia va individuata senza mettere il bavaglio ai tanti professionisti dell'informazione che contribuiscono a rendere la nostra societa' piu' informata e quindi piu' vigile". Lo ha dichiarato Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia e senatore della Lega. "L'Italia - ha aggiunto in una nota - non ha bisogno di conflitti e divieti, ma di serenita', crescita e fiducia nel futuro. Concentriamoci per raggiungere questi obiettivi, assicurando alla magistratura tutti gli strumenti utili a svolgere, con efficacia, la sua necessaria funzione. Sulla qualita' e le caratteristiche di questi strumenti la politica deve avere il diritto di discutere. Facciamolo con responsabilita' e pacatezza". 

Ancora scontro sulle intercettazioni

 

 

 

 

Intanto proseguono gli scontri sulle intercettazioni. "Io sono sempre stato a favore della piena libertà dell'informazione ma non si possono pubblicare delle frasi di una chat privata che non hanno alcun valore giudiziario...". Lo sfogo di uno dei 'big' di Fratelli d'Italia è lo specchio dell'intenzione di imprimere una 'stretta'. Ieri mattina è stato il sottosegretario alla Giustizia Delmastro ad annunciare alcune misure allo studio. "Bisogna intervenire da una parte con l'ispettorato generale per verificare che non vi siano fuoriuscite di notizie dalle Procure stesse, dall'altra parte con una norma più stringente. E poi lo dico onestamente, sì, anche sui giornali", ha spiegato. Con una premessa: "Ci rendiamo conto che bisogna agire con la massima prudenza rispetto ad un diritto che è il diritto di cronaca".

L'obiettivo è colpire, prevedendo sanzioni ad hoc, chi pubblica intercettazioni 'irrilevanti'. Nessun intervento sullo strumento d'indagine, ma lo scopo è limitare gli abusi, eliminare gli 'ascolti' che rientrano nella sfera del 'gossip', rendere la pubblicazione un illecito civile. Al momento non c'è un disegno di legge ad hoc ed è prevedibile un dibattito (acceso) anche nella maggioranza. 

Nell'ottobre del 2011 l'allora commissione Giustizia alla Camera diede parere favorevole a due emendamenti del Pdl che da una parte prevedevano il carcere per i giornalisti e vietavano la pubblicazione delle intercettazioni fino alla cosiddetta udienza filtro. "E - ricorda un deputato del centrodestra - l'allora relatrice del testo si dimise". Era la leghista Bongiorno che allora militava nelle fila di Fli. L'esecutivo in ogni caso punta a salvaguardare la riservatezza delle conversazioni che non hanno alcuna attinenza con le inchieste. "Io credo che si debba conciliare il diritto dell'informazione con quello della privacy e della possibilità di una persona di difendersi senza dover essere messa alla gogna", osserva il capogruppo alla Camera di Fdi, Foti. Una linea portata avanti anche dal Guardasigilli Nordio che nella relazione al Senato e alla Camera ha ribadito la necessità di porre fine alle storture sulle intercettazioni.

Restano sensibilità diverse nel centrodestra, pure sul tema dell'abuso d'ufficio con il ministro della Giustizia che vorrebbe un provvedimento radicale mentre Fdi frena. E 'blinda' ancora una volta le intercettazioni a tutto campo: "Non priveremo mai i magistrati del maggiore strumento di ricerca della prova nel contrasto alla criminalità organizzata e alle mafie", assicura lo stesso Delmastro. "E' innegabile che le intercettazioni sono indispensabili", il parere della leghista Bongiorno. "Siamo dalla parte di Nordio con forza, ne sosteniamo le idee e le linee programmatiche che tradurremo, nero su bianco, in proposte di legge", annuncia Costa di Azione. Il terzo Polo si schiera con Nordio, le altre forze dell'opposizione lo attaccano. "Parole in libertà", sostiene il dem Provenzano (ma il governatore della Campania De Luca lo difende); "chi sterilizza le intercettazioni ha qualcosa da nascondere ", la posizione del M5s; "Il ministro della Giustizia legittima la convivenza tra mafia e Stato", rincara la dose De Magistris.

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