Nuovo CSM: finisce l'egemonia del Pd sui togati, ma è Mattarella che incide
Dopo il caso Palamara ecco come cambia il CSM, l’organo che decide sui Magistrati. Maggiore equilibrio, più Cdx e eletto un’indipendente contro il “correntismo”
Ecco il nuovo Csm, che cosa cambia
Dopo il ciclone che ha colpito il Consiglio Superiore della Magistratura, con il caso Palamara, arriva il primo cambio al vertice delle toghe. L'organo di autogoverno dei magistrati che può adottare provvedimenti disciplinari, assunzioni, assegnazioni, trasferimenti e promozioni non è più saldamente nelle mani del Pd, ma avrà una composizione più equilibrata. L’avvocato penalista padovano Fabio Pinelli, espressione del centro destra, ne sarà il vicepresidente.
La nuova maggioranza a guida Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia ha incassato una pattuglia di propri referenti nel CSM, anche se per la natura dell’architettura istituzionale italiana è in massima parte l’influenza del presidente della Repubblica a determinarne la maggioranza.
MAGISTRATURA: L'INTERVISTA DI AFFARI A LUCA PALAMARA
Il CSM, dopo la riforma del ministro della Giustizia Marta Cartabia, è composto da 30 consiglieri tra cui 10 definiti "laici" e 20 "togati", più i tre membri di diritto: il capo dello Stato, il primo presidente di Cassazione e il procuratore generale della Corte. Quindi un terzo viene indicato dal Presidente della Repubblica, un terzo dalle elezioni dentro il corpo della magistratura e l'ultimo terzo dal parlamento. Nelle ultime elezioni dentro le toghe le correnti di sinistra dentro la magistratura hanno conquistato più seggi di quelle di centro destra. Non si può per tanto parlare di maggioranza in mano al centro destra ma di un contesto che cambia.
Nota singolare l’elezione nel CSM del candidato indipendente Andrea Miranda, giudice del tribunale di sorveglianza di Verona, molto critico proprio col sistema correntizio di spartizione, nel sistema di autogoverno delle toghe, emerso con Palamara e sostenitore dell’impiego del sorteggio temperato per l’elezione dei togati. Questa la sua presa di posizione in un’intervista a Il Fatto Quotidiano: “Il sistema è improntato oramai ad un carrierismo sfrenato”. Trent’anni di carriera, per anni esponente di Magistratura Democratica, la corrente di sinistra delle toghe, nel 2008 Miranda decise di abbandonare la corrente (e anche l’Anm).
Così invece David Ermini, ex vicepresidente del CSM ha commentato la fine del suo mandato: “Veniamo da anni davvero complicati, inutile negarlo. La consiliatura che oggi giunge al suo termine ha vissuto giorni drammatici, rischiando di essere travolta da pratiche e accordi di potere scandalosi. Sull’organo consiliare si è abbattuta l’onda lunga di degenerazioni e miserie etiche, in realtà risalenti nel tempo, che ha ingenerato una pesante crisi di fiducia nella magistratura alla quale abbiamo posto rimedio ma che in parte ancora stiamo pagando”. E ancora: “La magistratura non è un potere malato. Non è un potere politicizzato. I magistrati italiani rendono quotidianamente giustizia ai cittadini, operando in strutture spesso inadeguate e in condizione di evidente carenza di organico e di risorse”.
Questi i nomi dei “laici” indicati dal parlamento: Claudia Eccher, avvocata di Trento; Enrico Aimi, avvocato di Modena; Ernesto Carbone, avvocato; Michele Papa, docente di diritto penale a Firenze, Roberto Romboli, professore universitario; Isabella Bertolini, avvocato di Modena; Daniela Bianchini, docente universitario; Rosanna Natoli, avvocata siciliana.
Gli avvocati Enrico Aimi e Isabella Bertolini sono emiliani. Abbiamo chiesto un parere all’avvocato Gianluca Vinci, esponente di Fratelli d’Italia e componente della commissione Giustizia alla Camera dei Deputati: “Nomi di persone che conosco bene e dei quali conosco anche l’ottima preparazione, un ricambio che non potrà che far bene sia al funzionamento che all’imparzialità di quell’istituzione”.