Paola Ferrari: "De Benedetti-Silvio? L'onore delle armi poteva avvenire prima"

La giornalista Rai sul "duello di potere" tra il suocero e il Cavaliere: "Speravo in un incontro in vita, sarebbe stato un gesto bello: la fine di una corsa"

di redazione politica
Paola Ferrari
Politica

Berlusconi vs De Benedetti, tutta una questione di potere: Paola Ferrari "rilancia" la tesi del direttore di Affari Perrino

“Mi fa piacere che ci sia stato l’onore delle armi e mi spiace non sia avvenuto prima". Paola Ferrari, giornalista Rai di lungo corso, se da una parte ha sempre sperato che Carlo De Benedetti, suo suocero, e Silvio Berlusconi facessero "pace", dall'altra riconosce che, ormai, è troppo tardi per correre ai ripari. Nemmeno il necrologio rilasciato dall'editore di Domani per il Cavaliere sul Corriere della Sera è servito a smorzare gli attriti del passato: "Carlo De Benedetti porge sentite condoglianze alla famiglia di Silvio Berlusconi, indomito combattente".


 

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"Una volta incontrai il Presidente al ristorante e ricordo che mi chiese se era vero che mio suocero lo odiasse così tanto, non se ne capacitava, non contemplava il fatto di non esser amato", racconta Ferrari ai microfoni della trasmissione Un Giorno da Pecora di Rai Radio1. "Io speravo che ci potesse essere un incontro tra i due con Berlusconi in vita, sarebbe stato un gesto bellissimo vedere che alla fine di una corsa i due grandi leoni capiscono che c’è qualcosa che va oltre. Berlusconi se lo sarebbe meritato e si merita tutto l’affetto che ora le persone gli stanno dando”, conclude il volto noto della tv nazionale.

Insomma, Paola Ferrari sembra rievocare uno dei punti cruciali (ma poco commentati dalla stampa mainstream) dopo la morte di Silvio Berlusconi: il duello personale, imprenditoriale e politico tra il Cavaliere e l'Ingegnere. La giornalista condensa in poche righe ciò che ieri il direttore di Affari Angelo Maria Perrino ha ben sviscerato in un lungo articolo, analizzando da vicino le controverse figure dell'ex premier e il finanziere torinese. In fin dei conti, la voglia di potere e di rivalsa (da parte di entrambi) è sempre stata alla base di quella battaglia, che è culminata però con un unico e vero vincitore. 

Come scrive Perrino, "con obiettività va detto che De Benedetti, centometrista ben visto e risparmiato dalla magistratura grazie al furbo posizionamento politico suo e dei suoi giornali, era vincente nelle singole battaglie. Berlusconi è spesso finito sotto subendo un pressing giudiziario asfissiante (condanne, multe, decine di processi mediaticamente amplificati con cura e metodo, sputtanamento sistematico e delegittimazione morale politica) culminato con il risarcimento monstre da 494 milioni del luglio 2013". Ma alla fine, conclude Perrino, "si è sempre rialzato, come Ercolino sempre in piedi. E alla lunga ha vinto lui. Perché ha unito in sé (in spregio dei sottili, delicati equilibri costituzionali) il potere mediatico con quello finanziario e politico. In un cocktail micidiale risultato imbattibile". 

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