Pd, i cacicchi rientrano dalla finestra. Anche Fassino e Orlando in Direzione
Battaglia per la governance, le correnti tutte in campo. Schlein li ha fustigati, ma poi poltrone per tutti. Ecco i nomi
Pd, Schlein e i capibastone ancora al comando. La "nuova" Direzione
Elly Schlein era stata chiara nel suo discorso di insediamento come nuova segretaria del Pd: basta cacicchi e capibastone. Sembrava proprio che la nuova numero uno dei dem volesse dare un segnale di discontinuità con il passato, ma poi quando arrivano le nomine per la Direzione - si legge sul Corriere della Sera - si scopre che nulla in realtà è stato modificato nei fatti. Lecito aspettarsi lì, dove fischiano le orecchie, una levata di scudi, oppure teste coperte di cenere, fughe precipitose. E invece, macché. Nel Pd si fischietta, il cacicco è sempre qualcun altro, magari qualche faccendiere nei territori, "spregevole sì, ma li terremo a bada". E così i cacicchi escono dalla porta del Pd e rientrano dalla finestra. In Direzione la parte del leone la fa Dario Franceschini, che non risulta che abbia sciolto AreaDem e porta a casa tra i diciassette e i venti componenti.
Lui, Dario, - prosegue il Corriere - è membro di diritto, sua moglie Michela Di Biase è stata invece votata. A gestire la partita Marina Sereni, e per lei gli aggettivi si sprecano: "Bravissima, attentissima, una killer vera". Dems è la corrente di Andrea Orlando, un po’ sbriciolata, con lui che incassa comunque sette o otto nomi, la diaspora di Giuseppe Provenzano se ne aggiudica tre o quattro. Ma anche Nicola Zingaretti difende tra i dodici e i quindici alleati, per lo più della ridotta romana e laziale, comunque più numerosi di quando era segretario. L’area che in qualche modo si ispira a Enrico Letta ha tra i dodici e i quattordici rappresentanti. Piero Fassino entra come ex segretario, David Ermini arriva direttamente dal Csm. Entrano anche un più che felice Goffredo Bettini, Laura Boldrini e Susanna Camusso.