Pd, primarie e rischio estinzione. Segretario, un nuovo nome riapre i giochi

Pd, ipotesi Nardella candidato con il sostegno di Franceschini

Di Alberto Maggi
Dario Nardella
Politica

Pd, Bonaccini non decolla. Schlein quasi tramontata a sinistra


Calende greche. Il Partito Democratico, che oggi riunisce la Direzione nazionale, la prima dopo la nascita del governo Meloni, se la prende comoda. E, con tutta probabilità, fissa le primarie per la scelta del nuovo segretario il 12 marzo 2023. Ovvero tra quattro mesi e mezzo. Il tutto mentre nei sondaggi, come ha scritto domenica scorsa Affaritaliani.it in anteprima, è avvenuto il sorpasso da parte del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte e con le importantissime elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia che verranno affrontate con un Enrico Letta azzoppato e che ancora si lecca le ferite per la batosta del 25 settembre.

Al di là delle questioni burocratiche-congressuali, commissioni, regole ed eventuali modifiche allo statuto, la vera polpa è chi saranno i candidati alla guida del Pd che, se va avanti così, rischia di fare la fine del Partito Socialista francese, sparire, surclassato dalla sinistra Mélenchon rappresentato in Italia dall'ex premier Conte. Ai blocchi di partenza, come noto, ci sarà certamente Paola De Micheli, considerata però una candidatura quasi di bandiera e senza alcuna chance di vittoria.

Dato per certo come big il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini che avrà dalla sua parte Base Riformista, quindi l'ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini, ma che - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - non convince una consistente fetta di amministratori locali (che dovrebbero essere la sua forza). Tanto che si parla insistentemente anche di una candidatura da parte del sindaco di Pesaro Matteo Ricci, popolare volto televisivo dei Dem. Attenzione poi ai possibili colpi di scena.

Fonti qualificate sottolineano come l'ex ministro della Cultura Dario Franceschini, AreaDem, possa giocare la carta del primo cittadino di Firenze Dario Nardella che inizialmente avrebbe dovuto appoggiare Bonaccini ma che, ad esempio sull'atteggiamento verso Italia Viva e il Terzo Polo, si è allontanato dal Governatore emiliano anche a seguito della furiosa lite con Matteo Renzi sulla questione delle multe nel capoluogo toscano. Quella di Nardella potrebbe essere una candidatura importante, in qualche modo considerata centrista ed equidistante tra Base Riformista e la sinistra del partito.

Già, che fa la sinistra intanto. Ufficialmente non è ancora tramontata l'ipotesi Elly Schlein, vice di Bonaccini, anche se sono in molti a dire che ormai non sarà lei a rappresentare la sinistra. Qualcuno addirittura ipotizza una mossa di Romano Prodi e Franceschini, poi fallita, di spingere la Schlein, radical-chic di sinistra, per poi comandare dietro le quinte.

La sinistra Pd è disperatamente alla ricerca di una figura forte, che non può essere il solito ex ministro del Lavoro Andrea Orlando e nemmeno Peppe Provenzano. Politicamente la fase è difficilissima per il Pd, stretto tra un sempre più forte M5S e i centristi Renzi e Calenda che abilmente sanno spesso prendersi la scena. Un'eventuale, nuova, batosta alle Regionali renderebbe sempre più vicino lo scenario Psf, tracollo (scomparsa) come i socialisti francesi.

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