Pd troppo forte e con alleati che si odiano e mettono veti. L'altra faccia (amara) del successo alle Regionali di Schlein

Il M5S teme di essere fagocitato, ipotesi rottura con i Dem

Di Alberto Maggi
Politica

Pd fortissimo, ma anche troppo. Non si vede una prospettiva nazionale che possa competere con il Centrodestra


Vox clamantis in deserto ("la voce di colui che grida nel deserto"). La locuzione latina tratta dal Vangelo secondo Marco si addice perfettamente a Elly Schlein, grande vincitrice delle elezioni regionali in Emilia Romagna e in Umbria. Il Partito Democratico è tornato rispettivamente sopra il 40 e il 30 per cento, valori che quasi si avvicinano a quelli del vecchio Partito Comunista Italiano dei gloriosi anni di Peppone e Don Camillo. Ma la cartolina che arriva dal voto di domenica e lunedì è, appunto, in bianco e nero come i mitici film girati a Brescello in piena Guerra Fredda.

I Dem tengono facilmente la rossa Emilia Romagna, anche grazie a una candidata del Centrodestra debole, e riconquistano l'Umbria. Prossimo obiettivo nel 2025 tenere la Toscana e riprendersi anche le Marche, attualmente in mano al Centrodestra e in particolare a Fratelli d'Italia con Francesco Acquaroli. Ma, come detto, Schlein è una voce che grida nel deserto. E il deserto è ciò che le sta attorno.

Il modello Umbria con quattro liste civiche che non hanno eletto nessun consigliere ma che hanno fortemente contribuito alla vittoria di Stefania Proietti (e con al loro interno Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi) non è riproponibile a livello nazionale, quando ci saranno le elezioni politiche (e vedremo con quale legge elettorale).

Ed è il motivo per cui è mancato il 3 a 0 per il Centrosinistra, cioè il fatto che in Liguria Giuseppe Conte si sia impuntato a non volere l'ex premier Renzi determinando - secondo fonti del Pd - la sconfitta di pochissimo di Andrea Orlando. Da un lato i centristi, soprattutto Calenda, non hanno alcuna intenzione di entrare in un campo largo a guida Schlein e con dentro il M5S e hanno come obiettivo il modello Draghi, ovvero la maggioranza Ursula che si traduce in un Pd moderato alleato con una formazione centrista liberaldemocratica e con i Popolari, ovvero Forza Italia.

Dall'altro lato - ed è il punto più delicato per Schlein - è che queste Regionali hanno dimostrato per l'ennesima volta l'estrema debolezza dei 5 Stelle che in alcuni casi vengono superati perfino da Alleanza Verdi Sinistra (altra presenza ingombrante per Renzi e Calenda). Un Pd che vale in Emilia Romagna dieci volte il Movimento non può certo pensare di sedersi al tavolo e stringere un'alleanza alla pari con gli altri. Il Pd comanda e guida la coalizione, perfino più di quanto non accada nel Centrodestra con Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia (Forza Italia e la Lega comunque in qualche modo resistono).

E' imminente il congresso del M5S, con una parte quella legata al fondatore Beppe Grillo che attacca Conte per aver trasformato il Movimento in un partito non più anti-sistema, e quindi con l'opposizione interna da un lato (e lo spettro della scissione) e con un Pd così forte fagocitante dall'altro, la tentazione dei vertici 5 Stelle potrebbe essere quella di andare da soli e cercare di rilanciarsi come forza anti-sistema e né schierata a destra né a sinistra. O comunque essere semmpre più spina nel fianco del Pd cercando ogni modo - dall'economia alla politica estera - per differenziarsi dalla posizione ufficiale del Nazareno. Questo sarebbe un duplice problema per Schlein.

Prima di tutto in molte regioni e in molti comuni quel 4 o 5 per cento che raccoglie il Movimento serve per vincere e, in prospettiva, sul piano nazionale, anche considerando un probabile ridimensionamento di Conte e di quel che resta del Movimento dii Grillo all'8%, verrebbero a mancare in caso di non alleanza voti probabilmente decisivi per provare a sconfiggere il Centrodestra meloniano.

In definitiva la segretaria del Pd è forte ma troppo sola, con alleati che si odiano e che per mettersi insieme devono nascondersi dietro liste (come i centristi in Umbria) e con il principale alleato (stando ai sondaggi) che rischia di implodere o andarsene proprio a causa dello strapotere Dem. Questi sono i problemi, meglio i guai, di chi, appunto, vox clamantis in deserto.

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