Pensioni maggio, aumenti per molti (non per tutti). Scopri se anche tu...
Pensioni maggio, qualche buona notizia in arrivo
Pensioni, aumenti anche a maggio?
Pensioni maggio, altri aumenti in arrivo per i pensionati italiani.
L’INPS ha comunicato un nuovo ricalcolo dei cedolini delle pensioni.
Gli aumenti, dunque, non sono finiti con marzo.
Gli aumenti dei cedolini pensioni, che hanno preso avvio dal corrente mese di marzo 2022, derivano da più di un fattore.
Nel 2022 abbiamo assistito ad un cambiamento degli scaglioni IRPEF. Cambiamento che - si legge su www.trend-online.com - ha contribuito in larga misura alle maggiorazioni.
Il secondo aumento è invece legato al tasso di inflazione. Si è cercato, in altre parole, di adeguare gli importi ricevuti dai pensionati italiani all’inflazione ed ai nuovi costi della vita.
I pensionati, infatti, ricevono una cifra fissa ogni mese e, se l’inflazione aumenta, appare ovvio come un ricalcolo diventi necessario.
Il terzo aumento, invece, deriva dalla “quota retributiva”. Si tratta di un ultimo aumento che, a differenza dei due aumenti precedenti, non riguarderà tutti i pensionati, ma solo una categoria specifica.
Il primo aumento relativo alle pensioni 2022 è quello relativo al cambiamento degli scaglioni IRPEF.
Il Governo Draghi ha apportato dei tagli all’IRPEF a partire dallo scorso gennaio, tagli che hanno riguardato tutti.
Non solo i lavoratori, dunque, ma anche i pensionati nostrani, che grazie al taglio dell’IRPEF potranno contare su pensioni più ricche.
Abbiamo deciso di iniziare proprio da questa ragione dell’aumento alle pensioni perché si tratta della motivazione che comporterà la maggiorazione più elevata.
Si parla infatti di un aumento che può raggiungere, in base al reddito complessivo annuale, anche 700 euro.
Tuttavia non tutti potranno contare su un aumento di tale entità: è stato stimato che l’aumento che i pensionati potranno ottenere sarà, in media, pari a poco meno di 180 euro.
Oltre al cambiamento delle aliquote IRPE c’è da considerare una seconda questione: quella dell’inflazione.
L’INPS ha reputato necessario un ricalcolo dei cedolini pensioni, in modo da adeguare gli importo all’inflazione ed al crescente costo della vita.
Per questo, esiste il meccanismo della perequazione. Il che si traduce con l'adeguamento dei cedolini, per l’appunto, all’inflazione.
Si tratterà di un adeguamento che riguarda tutte le pensioni, indipendentemente dal reddito. Ma dal reddito annuo dipenderà l’adeguamento.
A differenza delle cifre garantite dal cambio agli scaglioni IRPEF, il meccanismo della perequazione non permetterà degli aumenti significativi.
Si tratterà di aumenti di poco conto; che hanno già preso avvio a marzo, ma che sembrerebbero essere destinati ad essere potenziati nei prossimi mesi, a partire da aprile 2022.
I trattamenti pensioni che potranno beneficiare maggiormente di questo secondo aumento sono quelli minimi.
E' stato stimato che la rivalutazione INPS delle pensioni andrà a favorire, com’è giusto che sia, le pensioni minime.
Se nello scorso anno la cifra prevista per chi percepisce trattamento pensionistico minimo era pari a 515 euro, infatti, ad oggi l’importo pensione minima previsto è di 524 euro.
Una sorte simile toccherà anche all’assegno sociale, che da circa 460 euro mensili passerà a poco più di 468 euro.
Stiamo ovviamente parlando di un aumento esiguo: 9 euro al mese in più non cambieranno affatto la vita dei pensionati. E un discorso analogo può essere fatto per l’aumento relativo all’assegno sociale.
L’ultimo fattore che comporterà un aumento alle pensioni 2022 è la quota retributiva.
Questo terzo fattore di aumento non riguarderà tutti i pensionati italiani.
Si tratta di una maggiorazione che riguarda solamente gli attuali pensionati che, già nell’anno 1996, potevano contare su una quota di contributi regolarmente versati.
Col passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo, avvenuto nel 1996, il sistema pensionistico nostrano è totalmente cambiato.
Coloro che avevano già cumulato contributi al 1996 potranno contare su questo meccanismo.
Tuttavia, per poter contare su pensioni più alte, sarà necessario che l’ex lavoratore abbia cumulato almeno 18 anni di contribuzione regolare al 1996.
In questo specifico caso, al pensionato spetterà il doppio sistema, contributivo e retributivo, e grazie al differente sistema di calcolo utilizzato (ed ai contributi versati prima del 1996), le pensioni potranno avere importi più alti.
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