Esteri
Ucraina, Di Liddo (Cesi): “Spiragli diplomatici, ma il rischio atomico è alto"
"L'apertura di Zelensky su Crimea, Donbass e neutralità è molto importante, ma la situazione resta di enorme tensione"
"Terza guerra mondiale? Non creiamo il panico, ma ci sono dei rischi..."
La guerra in Ucraina è arrivata al quindicesimo giorno. Secondo la Russia sono stati fatti "alcuni progressi" nei negoziati, ma intanto resta forte la paura che il conflitto possa estendersi. Ad Affaritaliani.it, Marco di Liddo, senior analyst Russia-Balcani del Centro Studi Internazionali (CeSI), analizza l'andamento del conflitto.
Quali potrebbero essere i prossimi sviluppi della guerra in corso?
“A livello diplomatico si stanno cominciando a gettare le basi per la risoluzione del conflitto. Il tempo è nemico di tutti: è nemico degli ucraini che devono resistere e che cominciano ad avere serissime problematiche di approvvigionamento di cibo, acqua e munizioni. E' nemico dei russi, che non hanno un'economia sufficientemente forte per far fronte allo sforzo bellico e al peso delle sanzioni. Inoltre il tempo è nemico dell'UE, degli Stati Uniti e della Cina, che chiedono una risoluzione immediata per stabilizzare i mercati, perché in questo momento l'incertezza fa perdere soldi a tutti. Proprio la malvagità del tempo verso tutti gli attori in campo potrebbe accelerare la volontà di arrivare ad un compromesso”.
Compromesso su quali basi?
“Gli ucraini hanno aperto una finestra. Hanno detto che sono disposti a parlare dello status della Crimea, dello status del Donbass e della loro neutralità. Quindi hanno fatto aperture su tre dei quattro punti richiesti dai russi. Al momento resta escluso quello della smilitarizzazione del Paese. Dal punto di vista diplomatico quelle tre aperture sono un messaggio forte. C'è volontà di risolverla in tempi relativamente brevi"
Brevi quanto?
“Potrebbero essere due settimane, potrebbe essere un mese. Però è importante il fatto che un po' tutti vogliano andare in questa direzione. Ovviamente bisognerà vedere quali saranno i contenuti dell'accordo. La chiave è trovare un compromesso che non sia umiliante per nessuno. Nessuno deve perdere la faccia e nessuno deve sacrificare troppo. In tale contesto, per i russi vedere il riconoscimento del Donbass e della Crimea potrebbe essere qualcosa di spendibile sul fronte interno. Così come la non appartenenza dell'Ucraina alla Nato. Sono risultati che Putin potrebbe rivendicare in patria per non dire alla popolazione che l'operazione è stata un totale disastro. Per l'Ucraina le rinunce a Donbass, Crimea e Nato dovrebbero essere legate ad altre garanzie, come ad esempio l'avvio del processo di ingresso nell'Unione Europea”
E questo Putin potrebbe accettarlo?
“Sì, potrebbe accettarlo. Putin si è reso conto che l'operazione militare non ha dato i risultati sperati. Si è reso conto del costo della risposta europea. E quindi deve adattare il suo piano iniziale, che era quello di andare a prendersi tutta l'Ucraina. Ha capito che questo piano non può più essere attuato perché è frutto di un calcolo sbagliato e quindi ha dovuto ricalcolare tutto. Adesso la corsa di Putin è a non perdere più che a vincere”
Secondo lei dunque sono esagerati gli allarmi relativi ad un possibile utilizzo di armi atomiche?
“No, non sono esagerati. Tra ieri e oggi si è aperto un piccolo spiraglio, ma la situazione di tensione continua ad essere altissima. I russi hanno stilato una lista di Paesi che ritengono ostili. Chi ha mandato le armi all'Ucraina ed ha imposto sanzioni alla Russia è di fatto in una posizione di co-belligeranza, che gli piaccia o meno. La Nato e i Paesi europei stanno lavorando affinché non si creino le condizioni di un incidente. Per questo il rifiuto della no fly zone e di altre misure più dirette, perché non si vuole andare ad ingaggiare direttamente l'esercito russo per non creare una situazione che potrebbe sfuggire di mano. Però la tensione e i fattori di rischio sono ancora altissimi, anche perché siamo di fronte ad una leadership russa che si sta giocando tutto e che, se uscisse sconfitta da questa guerra senza alcun risultato, potrebbe radicalizzare le sue posizioni”
Quindi un conflitto su larga scala non si può escludere...
“Ho letto titoli sulla Terza guerra mondiale, non mi piace utilizzare queste parole perché creano panico. Preferisco dire che non possiamo ancora escludere in modo aprioristico che il conflitto si estenda, perché i fattori di crisi rimangono inalterati. Quindi il rischio di un'estensione del conflitto c'è. Da qui a parlare di guerra nucleare ce ne passa, perché non è che se si scatena il conflitto vuol dire che immediatamente si utilizza l'arma atomica, ci sono dei passaggi precedenti. Esiste il rischio che il conflitto si allarghi, si incancrenisca e coinvolga anche altri attori. Bisogna capire che siamo in una fase delicatissima, è come se in un laboratorio chimico maneggiassimo delle componenti corrosive, esplosive, dobbiamo essere estremamente cauti”.