Pensioni Opzione Donna, colpo di scena. Cambia tutto. L'annuncio sorprendente
Pensioni e RdC, parla il sottosegretario al Welfare Claudio Durigon
Pensioni, in futuro Quota 41
"Siamo partiti in qualche modo in modo anomalo. Non si è mai visto un governo che nasce il 22 ottobre con i sottosegretari che giurano il 3 novembre. Ed è per questo motivo che è stato difficile progettare riforme importanti per il Paese. E infatti nella manovra ci siamo concentrati, come avevamo promesso in campagna elettorale, sul contrasto al caro-bollette". E' la premessa che fa, intervistato da Affaritaliani.it, il sottosegretario al Welfare Claudio Durigon, parlando della riforma delle pensioni.
"Era comunque necessario dare un segnale anche sul fronte previdenziale. L'elemento fondamentale, come la Lega ha sempre detto, è Quota 41. Per il 2023 abbiamo iniziato applicandola con 62 anni di età, una misura che riguarda circa 50mila persone. E ricordo che Quota 102 di Draghi (38+64) interessava 16mila persone, quindi abbiamo nettamente ampliato la platea delle persone. Il prossimo anno - spiega Durigon - dovremo fare una riforma globale, complessiva e strutturale che ovviamente dovrà partire con un confronto e un dialogo con le parti sociali. Un processo di concertazione per definire bene il percorso, ma per il governo e in particolare per la Lega Quota 41 dovrà essere in futuro il punto fermo per il sistema di uscita dal lavoro". Quanto alle polemiche di questi giorni su Opzione Donna, Durigon afferma: "Stiamo valutando bene la norma, aspetterei a dire che sarà sicuramente così. Sono in corso valutazioni e non escludo cambiamenti".
Poi il reddito di cittadinanza, sul quale il governo è partito un po' in sordina rispetto alle promesse elettorali. "Nella prima fase abbiamo circoscritto il reddito per chi può lavorare, 8 mesi fino al 31 ottobre 2023. Poi si esce dal RdC e si entra nelle politiche attive del lavoro, ovvero formazione e incentivi. Dobbiamo cambiare la cultura che stava entrando nelle nostre case per cui si percepisce il reddito e si fa qualche lavoretto ogni tanto. Ci sarà nel 2023 una riforma complessiva del RdC e non dovrà più essere tutto accentrato all'Inps. Come accadeva con il Rei, è necessaria l'assistenza dei Comuni che conoscono le esigenze dei territori. Tutto ciò per evitare che continuino a esserci i furbetti. La formula assistenziale va mantenuta e anzi magari potenziata per alcune categorie che hanno davvero bisogno, ma il concetto a regime è che chi può lavorare dovrà andare a lavorare e non percepire il reddito di cittadinanza", conclude Durigon.