Poteri forti contro Meloni. Chi si 'nasconde' dietro Gianni Letta. Inside

L'uscita dell'ex sottosegretario di Silvio Berlusconi contro il premierato continua a tenere banco dietro le quinte

Di Alberto Maggi
Politica

Banche, giornaloni, Chiesa, Biden e istituzioni Ue preoccupati dai pieni poteri di Meloni. E Gianni Letta...

 

Dietro le quinte dei Palazzi del potere romano, non solo politico, continuano a tenere banco le parole di qualche giorno fa di Gianni Letta che, di fatto, nonostante i ministri Tajani e Casellati abbiano cercato di gettare acqua sul fuoco, ha bocciato la riforma costituzionale voluta dalla presidente del Consiglio che introduce l'elezione diretta del premier. Quelle parole sono macigni.

Il premierato, ha spiegato l’ex sottosegretario di Silvio Berlusconi, "fatalmente" ridurrebbe i poteri del presidente della Repubblica "perché la forza che ti deriva dall'investitura popolare è certamente maggiore di quella che deriva dal Parlamento. Non sta scritto nel testo del Ddl ma è ovvio che poi nella dialettica chi è investito dagli elettori ha più forza". Un deciso stop all’elezione diretta del capo del governo, principio-cardine della legge imposta dal vertice di Frateli d'Italia. "Secondo me — ha insistito lo storico braccio destro del Cavaliere — la figura del presidente della Repubblica così com’è disegnata, e l’interpretazione così come è stata data dai singoli presidenti nel rispetto della Costituzione, come tutti i costituzionalisti oggi riconoscono, sta bene così: non l’attenuerei, non la ridisegnerei, non toglierei nessuna delle prerogative così come attualmente sono state esercitate".

L'interpretazione che viene data da fonti qualificate e ai massimi livelli sia della maggioranza sia dell'opposizione è che se una personalità come Gianni Letta, che non parla quasi mai in pubblico, si esprime in questi termini così netti dietro c'è molto altro. E non solo il suo pensiero. Il timore della maggioranza, Fratelli d'Italia in testa, e la convinzione del Pd, è che Gianni Letta rappresenti una forte preoccupazione dei cosiddetti poteri forti, nazionali e internazionali, che temono fortemente una Meloni con pieni poteri. Anche perché la premier, stando al ddl uscito dal Cdm, potrebbe andare al voto e governare da sola anche con il 25% dei voti ottenendo il 55% dei seggi.

Parlando di Italia i dubbi sullo strapotere che potrebbe avere nei prossimi anni la leader di FdI sono del mondo bancario, prima di tutto i due principali istituti ovvero Intesa Sanpaolo e Unicredit, ma anche i cosiddetti giorrnaloni, ovvero la grande stampa nazionale. E qui parliamo di John Elkann, attraverso Repubblica e La Stampa, e di Urbano Cairo, quindi il Corriere della Sera ma anche La 7. E probabilmente anche Confindustria con Il Sole 24 Ore. Preoccupazioni, raccontano i ben informati anche da ambienti del Vaticano. Anzi, della Cei, quindi dei vertici della Chiesa italiana.

Sul fronte internazionale troppo potere nelle mani di Meloni non sarebbe gradito nemmeno a Joe Biden (soprattutto in vista della difficilissima sfida con Donald Trump l'anno prossimo per la Casa Bianca) e quindi avrebbe fatto pressioni attraverso l'ambasciata Usa a Roma. Ma anche in Europa, e qui parliamo delle massime istituzioni (in attesa del voto del 9 giugno 2024) Ursula von der Leyen, Roberta Metsola, Charles Michel e Christine Lagarde.

"Letta parla tre volte all'anno se è tanto e se entra così nel merito di una riforma chiave del governo e in particolare della premier non è un fatto che può essere derubricato a dibattito da convegno. Dietro c'è sicuramente un progetto, o comunque ci sono pressioni forti per spingere Forza Italia a modificare il più possibile il ddl in Parlamento", spiegano fonti qualificate di Fratelli d'Italia. E non a caso il capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri, proprio ad Affaritaliani.it, ha parlato di diversi correttivi tra i quali togliere il 55% dei seggi a chi vince le elezioni in Costituzione. L'ipotesi Meloni pieni poteri spaventa e le parole di Gianni Letta, non casuali, lo dimostrano in modo lampante. Sarà una sfida lunga e aperta in Parlamento, non tanto con le opposizioni ma all'interno della stessa maggioranza di Centrodestra.

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