Quirinale, Mattarella rieletto. Chi vince e chi perde tra i leader. Pagelle

Quirinale: Draghi 5,5; Salvini 3,5; Meloni 6; Letta 7; Conte 1 e... I voti

Mario Draghi e Sergio Mattarella (Lapresse)
Politica
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Mattarella resta al Colle/ Le pagelle di Affaritaliani.it


E alla fine, con uno spettacolo indecoroso dell'intera classe politica, si è tornati, come nel gioco dell'oca, alla casella di partenza: al Quirinale rimane Sergio Mattarella. Con la salita al Colle dei capigruppo della maggioranza che come vassalli sono andati a chiedere uno sforzo di clemenza al loro padrone assoluto.

I partiti si sono dimostrati totalmente incapaci di chiudere un accordo dando una pessima prova di sé di fronte agli italiani e con un Paese che sta letteralmente affondando, tra bollette esorbitanti e assurde che portano alla chiusura di molte aziende specie medio-piccole e regole sulle quarantene nelle scuole allucinanti e folli che stanno letteralmente devastando la vita di centinaia di migliaia di famiglie, in particolare con bambini in tenera età. Ora si riparte, speriamo, finito il gioco del Quirinale con i problemi veri di cittadini e imprese.

Le pagelle a partita finita e con la rielezione di Mattarella.

Mario Draghi: voto 5,5. Il premier ci sperava, eccome se ci sperava, di salire al Colle come Presidente. Fin da quel "sono un nonno a disposizione" candidamente (mica tanto) pronunciato nella conferenza stampa di fine anno prima di Natale. Draghi comunque si è intestato la rielezione di Mattarella con il faccia a faccia di questa mattina durato trenta minuti e che ha portato poi all'accordo nella maggioranza. Non solo. Se tra due anni il Capo dello Stato si facesse da parte, come fu con Napolitano, per Draghi si aprirebbe un'autostrada verso il Quirinale, sempre che nel frattempo non si sia già trasferito a Bruxelles o Oltreoceano. A meno che nel 2023 non resti a Palazzo Chigi dopo l'ennesimo, probabile, pareggio dopo le elezioni. Impermeabile.

Matteo Salvini: voto 3,5. Il leader della Lega ha commentato i titoli di coda del film quirinalizio affermando: "Noi a testa alta, ci siamo presi responsabilità". Va bene tutto, ma viste anche le possibili dimissioni di Giorgetti dal governo Draghi (poi smentite), è evidente come ora l'ex Capitano tornato in versione Papeete sia molto più debole di una settimana fa. Sia nella maggioranza, e quindi nal rapporto con Draghi e soprattutto con il Pd, sia al suo interno. I Governatori del Nord, guidati da Fedriga, sono sul piede di guerra, insieme alla Lega moderata di Giorgetti e Garavaglia. In discussione c'è tutta la strategia del segretario leghista dopo la fine del Conte I e il boom alle Europee. Quanto alla partita del Colle, Salvini ha sbagliato pensando di strafare, ha voluto fare, usato il suo dialetto meneghino, il ganassa e il bauscia. Pensava di poter portare il primo Presidente di Centrodestra, poi credeva di arrivare alla prima donna Capo dello Stato e alla fine, per colpa anche della sua scarsa riservatezza nel tenere coperti i nomi, ha dovuto ingoiare il Mattarella bis (che fino al giorno prima negava). Unico premio di consolazione, ha evitato il trasloco di Draghi da Chigi al Quirinale. Pasticcione.

Giorgia Meloni: voto 6. La leader di Fratelli d'Italia oggi sembra Lady Oscar, la paladina dei cartoni animati Anni '80 che da sola fronteggiava e sconfiggeva tutti i nemici. Ha inchiodato Salvini in tutte le fasi del Quirinale, condizionandolo fino alla capitolazione. Con il giochino del boom di voti a Crosetto ha assestato un primo colpo al leader leghista, poi il secondo è arrivato con le urla contro la candidatura di Casini, alla quale Salvini stava per dare l'ok. Poi quando il Carroccio ha ceduto è arrivato il cannoneggiamento. Facile e scontato pensare che nelle prossime settimane Fratelli d'Italia salirà nei sondaggi proprio ai danni della Lega. Però rischia di essere una visione di breve periodo. Se l'anno prossimo si voterà davvero con il proporzionale, come è probabile, l'eventuale 22% o addirittura 25% di FdI servirà a poco o niente. Opposizione e ancora opposizione. Voce di una che grida nel deserto.

Silvio Berlusconi: voto 6,5. Si è sentita l'assenza dell'ex Cavaliere in questa concitata e convulsa partita per il Colle. Alla fine il fondatore del Centrodestra resta dieci spanne sopra i presunti leader dei partiti alleati di Forza Italia (vedremo se saranno ancora insieme). Bello anche se tardivo il gesto di ritirarsi dalla corsa, poi alla fine - dopo aver subito i pasticci di Tajani e Ronzulli, luogotenenti azzurri contestati e strapazzati dai ministri Brunetta, Carfagna e Gelmini - Berlusconi è stato determinante staccando il suo partito da Lega e FdI dando il via libera a Mattarella (non certo un esponente dal passato di Centrodestra). Ora nel partito di Berlusconi è guerra per bande, inevitabile. Per fortuna che Silvio c'è.

Enrico Letta: voto 7. Il segretario del Partito Democratico in versione frate di campagna, con la proposta del conclave a pane e acque, è stato furbo. Non ha mai fatto nomi in tutta questa vicenda lasciando che fosse Salvini a bruciare candidati. Al leader dei Dem è bastato dire di no, opporsi, fare qualche tweet per ottenere la principale vittoria, come aveva annunciato fin dall'inizio: evitare che ci fosse il primo presidente della Repubblica di Centrodestra. E' vero che l'obiettivo di Letta era portare Draghi al Colle, ma il Mattarella bis è un ottimo risultato, anche perché non toccando il governo evita l'ennesima lotta interna tra le correnti del Nazareno. Il leader Dem è stato abile a sventare i blitz di Conte, prima su Frattini e poi su Belloni. Sicuramente il Pd esce rafforzato e oggi è la principale forza di governo. Serafico.

Giuseppe Conte: voto 1. Peggio di così non poteva andare per l'ex premier. Partiamo dalla fine, quando venerdì sera il capo politico del M5S si era accordato con Savini sul nome di Belloni, con tanto di tweet euforico di Grillo, peccato che nella notte a stoppare la responsabile dei servizi non siano stati tanto Letta, Renzi o Berlusconi quando Di Maio, l'abile ministro degli Esteri che - oggettivamente - ha ancora in mano il controllo della maggioranza dei parlamentari pentastellati. Con questo atteggiamento a zig zag e incerto, Conte rischia seriamente di mettere in pericolo l'alleanza con i Dem, anche se in vista delle elezioni del 2023 a rischio potrebbe essere proprio la sua leadership. Voleva una donna fin dall'inizio, ha accarezzato l'idea di far saltare tutto correndo alle urne, ma i suoi in Parlamento continuavano a votare Mattarella in una sorta di insurrezione popolare. Dilettante.

Matteo Renzi: voto 6,5. Il leader di Italia Viva puntava su Casini Presidente, lo sanno tutti e non è un mistero. Ma per il senatore di Rignano la permanenza di Mattarella al Quirinale è comunque un buon risultato. Renzi ha contribuito, con un patto con Letta, a segare tutti i candidati salviniani, Casellati in testa. E, punto fondamentale, con la deflagrazione del Centrodestra e il probabile ritorno al sistema proporzionale per il suo centro-centrino si apre una possibile stagione da protagonista dopo le elezioni del 2023, anche se non andasse oltre il 4-5% (magari insieme ad altri compagni di viaggio). Il leader di Italia Viva si conferma un politico con la P maiuscola. Potrà essere antipatico a molti, ma sa muoversi nei Palazzi romani e sa leggere prima gli eventi. Scaltro e navigato.

 

 

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