Regionali, Centrodestra nel caos. Meloni furiosa. Governo a rischio. Inside

Regionali, Fratelli d'Italia vuole far pesare la sua forza ma Salvini e Tajani non cedono

Di Alberto Maggi
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Politica

Rischio conseguenze su riforme importanti come premierato, autonomia e Giustizia. Rischi per il governo

 

Un rompicapo tremendo. Un rebus al momento irrisolvibile. Tanto che l'atteso vertice tra i leader del Centrodestra per sbrogliare la matassa delle candidature alle Regionali del 2024 è stato rimandato a data da destinarsi. Una situazione esplosiva che rischia di mandare in frantumi la coalizione, almeno a livello regionali, con gravi conseguenze anche sulla tenuta del governo e della maggioranza parlamentare. Proprio mentre alla Camera e al Senato nei prossimi mesi sono attese riforme importantissime come premierato, autonomia e Giustizia.

Ripicche e scherzetti di uno o l'altro partito della maggioranza potrebbe mettere in pericolo l'esecutivo. Il problema è che il 10 marzo vanno al voto tre regioni: Sardegna, Basilicata e Abruzzo. In teoria sarebbe semplice, ricandidare gli usciti che sono proprio uno di Lega, uno di Forza Italia e uno di Fratelli d'Italia. Ma il partito della premier, forte del 28-29% nei sondaggi non ci sta. E vuole la Sardegna ora in mano al leghista (in realtà è del Partito Sardo d'Azione, costola del Carroccio) Christian Solinas. FdI ha già annunciato che serve discontinuità. Traduzione: Solinas bocciato. Lega su tutte le furie con l'ultimatum: o si ricandidano gli uscenti o si ridiscute tutto. E il Carroccio punta sulla Basilicata con Pasquale Pepe, ma Antonio Tajani e tutta Forza Italia hanno già blindato Vito Bardi, presidente uscente forte nei sondaggi. Altra ipotesi era quella di inglobare anche le regioni che vanno al voto successivamente.

Ma il problema è che a giugno ci sono le elezioni in Piemonte e lì l'azzurro Alberto Cirio è intoccabile e non verrà messo in discussione (già deciso). Poi a ottobre dovrebbe toccare all'Umbria, ma slitterà al 2025 insieme ad altre importanti regioni. Ma l'Umbria è governata da Donatella Teseo, leghista e salviniana doc che il ministro dei Trasporti difende a spada tratta. E le altre regioni al voto nel 2025 sono Campania ed Emilia Romagna, dove l'uscente è di Centrosinistra e quindi la regola non vale.

C'è anche il Veneto con Luca Zaia che non può fare il terzo mandato e che Fratelli d'Italia rivendica (si parla del ministro Nordio) ma che la Lega vorrebbe tenere a tutti i costi come simbolo della battaglia per l'autonomia. Fatto sta che su sei regioni dove ora governa il Centrodestra (la sfida in Emilia Romagna e in Campania è tutta in salita, specie se Pd e M5S trovaranno l'intesa) FdI ne ha certa solo una (l'Abruzzo) e punta sul Veneto litigando già con la Lega. Per quello vuole subito la Sardegna, ma così Salvini vuole la Basilicata e fa infuriare Tajani e Forza Italia. Però Meloni vale il doppio di Lega e Forza Italia messe insieme e vuole almeno tre regioni, compresa ovviamente la riconferma in Abruzzo.

Ma Salvini e Tajani non vogliono cedere i loro, né Solinas in Sardegna e Teseo in Umbria il Carroccio, né Bardi in Basilicata e Cirio in Piemonte gli azzurri. Senza contare le liti che scoppieranno in Veneto (e lì saranno decisivi risultati delle Europee del 9 giugno 2024). Insomma, il Centrodestra sulle candidature per le Regionali è finito in un vicolo cieco. Nessun vertice in programma. Bordate, siluri e tanta, tanta tensione. Alimentata anche dalla sfida tutti contro tutti delle Europee con il proporzionale. Il governo forse non cadrà, ma la tensione nella coalizione mette in pericolo molti provvedimenti, a partire dalle tante riforme attese nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.