Renzi-Calenda uniti contro Conte lanciano segnali al Pd
L'offerta di candidatura per le suppletive al leader M5s ricompatta Azione e Italia viva. Lo spauracchio del voto col Rosatellum fa il resto
Laboratorio di centro, il Pd col collegio delle suppletive offerto a Conte, a sua insaputa, dà una grande mano all'operazione
Mentre la federazione centrista, che dovrebbe avere il suo epicentro nell'abbraccio tra Italia viva e Coraggio Italia, è ancora un laboratorio politico - se dovesse andare in porto, come ha spiegato il deputato di CI Osvaldo Napoli ad Affaritaliani, questo accadrebbe solo dopo un accordo sul Colle - a dare una notevole mano al progetto ci ha pensato il Pd targato Enrico Letta. Galeotto il seggio nel collegio di Roma centro lasciato libero da Roberto Gualtieri e offerto dai dem, sempre nell'ottica di cementare i rapporti con il M5s, al leader pentastellato Giuseppe Conte.
E' vero che il presidente del Movimento ha declinato l'invito, ma la sola proposta è bastata a mettere finalmente d'accordo due gemelli diversi come il leader di Iv Matteo Renzi e quello di Azione Carlo Calenda, che voleva addirittura candidarsi pur di ostacolarne la corsa.
Centro, quell'avversione comune a Giuseppe Conte che unisce Renzi e Calenda
L'allergia all'avvocato del popolo e in generale al Movimento, non c'è che dire, è meglio della vinavil. E così oggi l'europarlamentare ed ex ministro dello Sviluppo economico su Repubblica, soddisfatto per la retromarcia di Conte, dice che ritira la sua candidatura perché "il problema non sussiste più. Non potevo accettare l'idea - argomenta - che un Cinque stelle calcasse i sacri Colli, che il Pd abbandonasse i suoi elettori a un Movimento che in quel collegio alle Comunali ha preso il 5,3 per cento". E poi ancora: "Questo modo di procedere di Enrico Letta dimostra che non c'è nessun Ulivo 2.0, ma solo un Conte 2 riveduto e corretto".
Neanche si fossero messi d'accordo, una tirata d'orecchie ai dem arriva pure da Renzi. Stavolta dalle colonne de La Stampa: "Non devono rincorrere i grillini, ma fare politica". Con tanto di consiglio al Nazareno: "Il Pd dovrebbe provare a vincere le elezioni prendendo la guida del polo riformista come abbiamo fatto nel 2014 ottenendo il 41 per cento".
Centro, Renzi e Calenda? Visioni politiche diverse, ma il Rosatellum rimane un convitato di pietra
A ben guardare, poi, ci sarebbe anche un altro punto di contatto tra Renzi e Calenda, visto che entrambi tifano perché Mario Draghi non traslochi al Quirinale, ma rimanga al timone del governo. Certo, poi, le differenze non mancano. Al di là della competizione sulla leadership - difficile immaginarli rinunciare al loro spiccato protagonismo -, ciò che pesa è soprattutto una sostanziale divergenza di vedute. La stessa operazione con Coraggio Italia non è nelle corde di Azione, tanto per cominciare. E non è poca cosa. Ma chissà che alla fine, pur di ostacolare una riedizione dell'Ulivo e pur di rendere ininfluente il Movimento, non riescano a trovare un punto di caduta e un modo per coabitare in uno spazio attiguo, nonostante le loro personalità ingombranti.
Le elezioni vicine, pure senza lo spauracchio di un voto anticipato, senza dubbio potrebbero fare il resto. Se si andrà alle urne con l'attuale Rosatellum, infatti, dalle coalizioni non si scappa. Un valido motivo magari per ricondurre Renzi e Calenda a più miti consigli. Non solo per la sopravvivenza delle rispettive creature politiche, ma anche e soprattutto perché un asse tra loro potrebbe diventare imprescindibile per lo stesso centrosinistra. Vuoi mettere la soddisfazione dello smacco al Pd?