Politica

Quirinale, "Asse Toti-Renzi? No a operazioni numeriche per il Colle"

di Paola Alagia

Intervista di Affari a Osvaldo Napoli (Coraggio Italia): "Il centro non è una somma di voti, ma può nascere solo dalla sottrazione di veti"

Quirinale e manovre al centro: Osvaldo Napoli (Coraggio Italia): “L'operazione con Renzi? Non è stato coinvolto tutto il partito. L’impressione è che sia solo una manovra numerica, senza un progetto alle spalle”

Complice la partita del Quirinale, c’è grande agitazione al centro. Persino Clemente Mastella ha fatto capolino a Roma tenendo a battesimo la nuova creatura politica “Noi di centro”. Un fermento a cui ha contribuito non poco l’attivismo di Matteo Renzi e il suo filo diretto con i vertici di Coraggio Italia.

Si lavora a forme di collaborazione, magari a una federazione. Non tutti gli esponenti della forza politica guidata da Giovanni Toti e Luigi Brugnaro, però, vedono di buon occhio il matrimonio, come Affaritaliani.it ha raccontato. Chi non nasconde i suoi dubbi, soprattutto su tempi e metodo, per esempio, è il deputato Osvaldo Napoli. Intervistato dal nostro giornale, mette subito in chiaro: “Il mancato coinvolgimento di tutto il partito mi fa pensare che sia solo un’operazione di numeri e che non abbia alle spalle un progetto”. Ma quello che contesta Napoli sono soprattutto le contraddizioni alla base di tali movimenti: “Visto che Coraggio Italia rimane nell’area di centrodestra, vorrei sentire da Renzi che, attraverso CI o Mastella, entra in questo campo. Perché è qui il nocciolo della questione”.

Napoli, andiamo con ordine. Lei, per prima cosa, contesta il metodo.
Il problema è uno solo: il fatto che non sia stato coinvolto tutto il partito solleva degli interrogativi, dal momento che non possono essere in pochi a prendere decisioni di così ampia portata.

Quali sono questi interrogativi?
Mi chiedo: si tratta di un’operazione di numeri per eleggere il presidente della Repubblica o ha alle spalle un progetto. Ad oggi l’impressione è che sia solo una manovra numerica. Attenzione, quindi, perché senza un programma e una prospettiva la gente non ti viene dietro.

Il suo collega di partito Paolo Romani non vede rischi da ‘inciucio’ di Palazzo, invece.
Romani, contrariamente ad altri colleghi di Coraggio Italia, individua un percorso articolato in più step, che potrebbe evolvere in positivo come in negativo. Fatta questa premessa, a chi dice che non è un’operazione per eleggere il presidente della Repubblica, chiedo: dov’è il programma politico? Renzi, la cui abilità tattica è fuori discussione, alla fine sarà colui che darà le carte per l’elezione del Capo dello Stato, con una golden share non più su 40 ma su 70-80 parlamentari. Questa è la verità.

La direttrice di Euromedia Research Alessandra Ghisleri, intervistata da Libero, sottolinea come il nostro Paese abbia sempre cercato il centro. La partita del Colle non potrebbe essere il viatico giusto per dar vita a una ampia formazione centrista?
Una forza di centro guarda a tutto l’arco politico, con esclusione delle forze estreme e populiste. Renzi punta a costruire una grande forza di centro, autonoma e distinta dagli attuali schieramenti, e quindi con un forte profilo programmatico, oppure punta a esercitare solo un gioco di interdizione per l’elezione del presidente della Repubblica? Quando evoca una larga maggioranza, posso essere d’accordo. Ma sul dopo rimane nebbia fitta. Il centro non è una somma di voti, ma può nascere solo dalla sottrazione di veti. Tanti, troppi generali non formano un esercito. Senza queste premesse non si fa molta strada.

E lei tali premesse non le vede.
Al di là del metodo che contesto, scorgo solo contraddizioni. Si tratterebbe di un centro che nasce anomalo se, per esempio, già Clemente Mastella dice no a Calenda. Sulla base di quale programma? E poi c’è ancora Renzi: avrebbe la forza di dichiarare ufficialmente che entra nell’area di centrodestra, dove si colloca Coraggio Italia?

A proposito di veti, però, non c’è solo Mastella a porne.
La verità è che è tutta una contraddizione. Se è per questo, con l’alt al Movimento cinque stelle, i paletti li pone pure Renzi rispetto al Pd. Tanti semafori rossi e nessuno che parla dei problemi che interessano la gente. Sui temi che riguardano la vita reale fino ad ora non ho sentito levarsi nessuna voce.

Eppure un secondo forno, in fin dei conti, farebbe comodo sia a Salvini che a Enrico Letta. Una spinta in più ad andare avanti, non le pare?
E’ chiaro che c’è interesse. Soprattutto Meloni e Salvini potrebbero guadagnarci con un alleato di centro.

Il problema, allora, è che ci perderebbe Coraggio Italia?
Non ci sono dubbi che sarebbe così, viste le premesse. Coraggio Italia non può andare col cappello in mano da Renzi senza una visione e un programma precisi. E al momento non ho sentito una sola parola su quello che ci unisce.

Giovanni Toti sostiene che ci sono diversi punti in comune, però.
Dove sono? Toti dice che l’ambito di riferimento è il centrodestra. Non mi pare che Renzi abbia mai dichiarato in tal senso. E’ evidente, dunque, che siamo di fronte a un’operazione che nasce per eleggere il presidente della Repubblica.

Non vede prospettive, allora?
Di sicuro non prima, ma dopo un accordo sul capo dello Stato potrebbe anche nascere una federazione. Non sono certo io a escluderlo. Il problema, però, è che in questo modo nascerebbe già debole. Cui prodest?