Sabino Cassese si rivede sul CorSera: attacco a FdI e alla Meloni
L'ex ministro per la Funzione pubblica fa le pulci al partito della Meloni, partendo dai malumori "interni". La componente dei “gabbiani” chiede un congresso
Sabino Cassese contro FdI e Meloni: il professore punta ad entrare nel governo in un eventuale rimpasto? Il commento
Sabino Cassese (89) è un grand commis storico della Repubblica italiana. Giurista insigne, è stato anche Ministro della funzione pubblica nel governo Ciampi e giudice della Corte costituzionale. Grande conoscitore dei meccanismi della burocrazia conduce una duratura e mirata attività pubblicistica dalle pagine del Corriere della Sera, il più autorevole quotidiano italiano.
Lo abbiamo lasciato ad un editoriale del 22 giugno scorso che è particolarmente ostile al governo per quanto riguarda “l’assenza di una strategia di politica legislativa e la mancanza di filtri, che possano depurare richieste che chiaramente arrivano a Palazzo Chigi da ogni parte”. Un tema molto tecnico, mirato. L’articolo si concludeva con la stoccata finale contro la Meloni: “Io penso che si sia dato mano libera all’azione dei topi nel formaggio”.
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Attualmente Cassese è a Capo del comitato di esperti che gestisce l'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Clep) preliminari per l’approvazione dell'Autonomia differenziata, nominato dal ministro leghista per le Regioni Roberto Calderoli. Il Clep è un organismo sui generis che ha subito molte defezioni da quando è stato creato, tra cui quella clamorosa di Giuliano Amato, ex Presidente del Consiglio. Inizialmente c’erano ben 61 esperti per trovare le soluzioni migliori. Cassese però precedentemente –prima della nomina- aveva molto elogiato Giorgia Meloni dicendo che la sua politica era “da trenta e lode”.
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Fatta salva la scienza giuridica -ma soprattutto amministrativa- dell’ex giudice della Corte Costituzionale c’è da chiedersi il significato politico del suo agire. I suoi editoriali sono sempre mirati e compaiono quando servono, ricordando in questo Mario Monti che ha sempre utilizzato il prestigio del Corriere per parlare a suocera affinché nuora intenda. Il sospetto che ad un osservatore smaliziato delle cose politiche di questo Paese può venire in mente è che Cassese non sia molto contento del suo ruolo allo sconosciuto Clep e che comunque abbia ben altre ambizioni.
Forse il professore punta ad entrare nel governo in un eventuale rimpasto o “rimpastino” che comunque dovrebbe avvenire e per questo sta punzecchiando con una certa assiduità la Meloni e l’esecutivo, per dire: “Io ci sono!”. Infatti il tema dell’editoriale di ieri 27 agosto aveva come titolo: “Tweet e ricerca del consenso, ma questa è politica?”. Dietro ad una generica critica ai partiti si celava invece un forte attacco a Fratelli d’Italia che “non celebra congressi dal 2017” e prende lo spunto da alcuni malumori generatesi ultimamente con la nomina della sorella del premier, Arianna Meloni ai vertici politici del partito stesso.
La componente dei “gabbiani” che fa capo a Fabio Rampelli avrebbe chiesto appunto un congresso. Arianna Meloni ha subito risposto che: "In FdI non esistono gruppi o correnti. Se uno con la storia di Rampelli volesse chiedere un congresso, lo farebbe in prima persona. Non è accaduto. Anche perché non si è capito a che servirebbe oggi un congresso: c'è una leader indiscussa, la linea politica è condivisa, lo spazio per lavorare c'è in tantissimi ruoli e organismi". Però Cassese mette zizzania. C’è qualcuno dietro di lui a tirare le fila? Inoltre fa notare che se una volta gli iscritti ad un partito erano l’8% della popolazione ora sono solo il 2% e quindi-la conclusione logica- è che i partiti sono delegittimati dal punto di vista democratico, soprattutto –come il caso di FdI- quando non celebrano da anni i congressi.
Cassese però non si ferma alla filosofia astratta e scende nel pragma dell’azione concreta. E spara un siluro contro il ministero della Cultura diretto molto bene da Gennaro Sangiuliano: “Tuttavia, i partiti, più deboli ed oligarchici sono, più allungano le loro mani sullo Stato. L’ultimo decreto-legge del governo, numero 105, pubblicato il 10 agosto scorso, prevede una radicale riorganizzazione del ministero della Cultura e dispone che «gli incarichi dirigenziali generali e non generali decadono con il perfezionamento delle procedure di conferimento dei nuovi incarichi». Non contento incita anche l’opposizione a reagire “non solo con i tweet” ma chiamando la piazza.
Insomma Cassese ce l’ha con Fratelli d’Italia e il ministro della Cultura che invece si sta segnalando per iniziative e mostre veramente interessanti come quella sulle riviste italiane del primo novecento. Ne abbiamo parlato qui (leggi qui l'articolo). Quindi, come diceva Gaetano Caltagirone a Franco Evangelisti, uomo di Giulio Andreotti, dovremmo dire: “A Sabi’, che te serve?”.