Salario minimo, Cgil e Uil in campo. Autunno caldo. Inside

Il Centrodestra continua a dire no per motivi elettorali

Di Alberto Maggi
Giorgia Meloni, Maurizio Landini e Elly Schlein
Politica

Schlein e Conte insieme ai sindacati in autunno sul salario minimo

 

Non passa giorno che Elly Schlein rilanci con forza la battaglia per salario minimo, dopo che le opposizioni hanno presentato la proposta di legge in Parlamento (già bocciata dalla maggioranza di Centrodestra). La segretaria del Pd ha visto tutti gli ultimi sondaggi e sa perfettamente che la maggioranza degli italiani è d'accordo. Al momento però dal governo continuano a rispondere picche e almeno fino alla pausa estiva non accadrà nulla.

Ma attenzione, perché - ragionano i Dem - in autunno potrebbe succedere qualcosa di molto forte, dal punto di vista politico e sociale. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, Cgil e Uil (la Cisl è più fredda su questo argomento) potrebbe lanciare una campagna di piazza al fianco di Pd e Movimento 5 Stelle a favore del salario minimo. Cgil e Uil insieme rappresentano circa dieci milioni di lavoratori ovvero una forza d'urto non da poco che potrebbe incidere sulle scelte del Parlamento e della maggioranza.



Ma quali sono i motivi veri del no del Centrodestra al salario minimo per legge? La Confindustria non è contraria - spiegano fonti qualificate - ma a dire no in modo categorico sono soprattutto i piccoli e medi imprenditori e gli artigiani e cioè proprio il principale bacino elettorale di Fratelli d'Italia soprattutto ma anche di Lega e Forza Italia. Il motivo della contrarietà del governo e della premier sarebbe quindi soprattutto sociale e anche elettorale, in particolare in vista delle Europee del giugno 2024.

Ma Schlein e Conte non hanno alcuna intenzione di mollare e insieme a Cgil e Uil intendono fare pressione con una sorta di autunno caldo che potrebbe arrivare anche a uno sciopero generale per fare pressione sull'esecutivo. Al momento dunque la risposta della maggioranza è sempre la stessa, come oggi con Antonio Tajani che ha addirittura affermato che "non siamo in Unione Sovietica". Ma dopo l'estate la coesione tra le forze opposizione, i principali sindacati con il sostegno della Confindustria potrebbe mettere in difficoltà Giorgia Meloni e il suo governo.

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