Salvini-Conte, asse bollente. Accordo su Rai e aiutino su Cdp

La risposta al patto Meloni-Schlein. Lega e M5s dialogano e trovano diverse convergenze. E se poi dovesse vincere Trump...

di redazione politica
Giuseppe Conte e Matteo Salvini (Lapresse)
Politica

Salvini-Conte, i tanti punti in comune che fanno tremare Meloni

Il patto tra Meloni e Schlein non è certo passato inosservato ai rispettivi "alleati". Se da una parte la Lega, attraverso il vice di Salvini Crippa, ha detto chiaramente: "Noi della Lega discutiamo le posizioni della maggioranza all’interno della coalizione, non con le telefonate al Pd", anche il M5s con Conte ha mosso i suoi passi. L'avvicinamento tra FdI e i dem, infatti, spinge Conte e Salvini a dialogare. E l'analisi del piddino Gianni Cuperlo fa capire bene le mosse politiche che ci sono dietro. "La Meloni preferisce dialogare con la Schlein - spiega Cuperlo a Il Giornale - perché ha un’identità alternativa alla sua mentre Conte è trasversale. E questa operazione spinge Conte e Salvini a riaprire il loro canale. Oggi la Lega ha fatto in modo che uno dei quattro membri della commissione di controllo di Cassa depositi e prestiti fosse un grillino e non uno del Pd. Se poi arriva Trump quei due ci fanno fritti".

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Ragionamento simile esce dalla bocca di un altro piddino, Andrea Orlando. "Dietro i rapporti tra Salvini e Conte - dice - c’è l’ombra di Trump". Insomma, tutto è fermo nel presente, ma tutto è in movimento per il futuro. È la natura delle fasi pre elettorali. Ma c’è anche qualcosa di più dietro "i dialoghi eretici" e riguarda la dialettica interna ai due schieramenti: ieri senza quel tortuoso gioco di astensioni sul cessate il fuoco a Gaza la Meloni se la sarebbe dovuta vedere con Salvini mentre la Schlein con i filo-israeliani di casa sua e la sinistra del partito che è sempre stata cordiale con Hamas. Sul gioco delle coppie - prosegue Il Giornale - pesa l’incognita "Donald". Salvini e Conte sono tornati a riannusarsi da quando l’ipotesi del ritorno del tycoon alla Casa Bianca non è apparsa più remota. I segnali sono stati molteplici: sulla Rai nella difesa dell’attuale amministratore Roberto Sergio; sul "no" al Mes; su tante nomine, ultime quelle di ieri su Cdp.

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