Santalucia (ANM): "Lo spoil system non ci riguarda. No a riforme della polizia giudiziaria, molto pericolose"

Giustizia/ Il numero uno del sindacato delle toghe tocca tutti i temi caldi. Intervista

Di Alberto Maggi

Giuseppe Santalucia, presidente dell'Anm

Politica

Dialogo con il governo o sciopero? Santalucia (ANM): "Faremo in modo che lo sciopero, se servirà, potrà essere strumento per potenziare la comunicazione delle nostre buone ragioni"


"Le riforme della e sulla giustizia sono state fatte. Questo viene troppo spesso dimenticato. Sono anni che il cantiere giustizia è all’opera e viviamo una stagione continua di riforme", afferma in un'intervista ad Affaritaliani.it il presidente dell'ANM Giuseppe Santalucia.

Sull'omicidio di Sharon Verzeni, con il killer più volte denunciato ma a piede libero, Santalucia afferma: "La giustizia non interviene con strumenti di prevenzione del crimine, perché si occupa della repressione di fatti già purtroppo commessi. Non vorrei che ancora una volta si scaricasse sulla magistratura un carico di responsabilità che non possono appartenerle".

Parole nette sul sovraffollamento delle carceri: "Il decreto legge di qualche mese fa non affronta l’emergenza carceraria", dice il numero del sindacato delle toghe.

Spoil system anche nella Magistratura? "Lo spoil system non ci riguarda. I magistrati godono della garanzia della inamovibilità e quindi non sono soggetti a turnazioni al cambio della dirigenza di un ufficio", risponde Santalucia.

Sul problema del rapporto tra PM e polizia giudiziaria, sollevato da alcuni magistrati, il presidente dell'ANM è altrettanto netto e preciso: "Sarebbe assai pericoloso se si mettesse mano a riforme della polizia giudiziaria per allentare il vincolo di esclusiva dipendenza funzionale dall’autorità giudiziaria. Sarebbe questa la strada obliqua per erodere l’indipendenza della magistratura, soprattutto inquirente".

Infine, dialogo con il governo o sciopero? "Noi siamo sempre disponibili al confronto ma ci sono temi, quali l’assetto costituzionale della magistratura, che non possono essere oggetto di soluzioni compromissorie". E conclude Santalucia: "Faremo in modo che lo sciopero, se servirà, potrà essere strumento per potenziare la comunicazione delle nostre buone ragioni".

L'INTERVISTA INTEGRALE AL PRESIDENTE DELL'ANM GIUSEPPE SANTALUCIA

Presidente, lei crede che al di là della riforma del governo (che contestate) serva una sorta di tagliando o  revisione del sistema giudiziario in generale?

"Le riforme della e sulla giustizia sono state fatte. Questo viene troppo spesso dimenticato. Sono anni che il cantiere giustizia è all’opera e viviamo una stagione continua di riforme. Nel 2022 sono stati riformati in maniera consistente i codici di rito, civile e penale, in vista soprattutto di un recupero di efficienza dei processi. Allo stato non avremmo bisogno di aggiungere altre riforme ma di attuare quelle già fatte. E in questo sforzo, che non è da poco, avremmo bisogno di un Ministero della Giustizia più attento al piano delle risorse, umane e materiali, di cui gli uffici giudiziari hanno necessità per rendere fruttuoso l’impegno straordinario per il raggiungimento degli obiettivi di PNRR su riduzione del carico di processi e dei tempi dei processi. Noi oggi esprimiamo dissenso su progetti di riforma, d’ordine costituzionale, che hanno di mira non la giustizia, quindi il servizio che si rende ai cittadini, ma la magistratura, i magistrati. Il Governo concentra la sua attenzione sulla giustizia nella dimensione del potere e quindi sui rapporti con gli altri poteri dello Stato, invece che sulla giustizia come servizio".

Quali sono i punti che andrebbero cambiati e come per ottenere una maggiore efficienza a servizio del cittadino?

"Occorre proseguire e approfondire temi riformatori che sono stati già sperimentati. Nel civile bisogna potenziare ancora di più i meccanismi di risoluzione delle controversie alternativi al processo. La mediazione dei conflitti va rafforzata. Poi, andrebbe ripensato il controllo di legittimità perché non è più sostenibile che la nostra Corte di cassazione abbia un contenzioso così esteso: non tutto merita di essere devoluto al giudizio di una Corte suprema, pena altrimenti l’inefficienza delle garanzie di un controllo di legittimità. Nel penale sarebbe già buona cosa arrestare la spinta alla produzione di nuovi reati. Questa maggioranza di Governo si è presentata con un programma liberale sulla giustizia penale e invece sta usando sempre più, anche in chiave meramente simbolica (penso agli aumenti di pena e alle nuove fattispecie di reato del cd. decreto Cutro) la leva penale. Una calibrata depenalizzazione è fortemente auspicabile e sul quel fronte di intervento non si riscontra l’attenzione del Governo e, in generale, della maggioranza politica". 

Il caso dell'assassinio di Sharon Verzeni dimostra forse una lacuna nel sistema giudiziario. Il suo killer, reo confesso, era stato più volte denunciato ma era a piede libero. Perché nessuno è intervenuto prima? Perché accadono queste cose e non si possono prevenire le tragedie?

"Non conosco a sufficienza la storia giudiziaria del soggetto oggi accusato dell’omicidio di Sharon Verzeni e quindi non posso dire se vi fossero o meno le condizioni per una restrizione cautelare per fatti in precedenza commessi. Va però messo in chiaro che la giustizia non interviene con strumenti di prevenzione del crimine, perché si occupa della repressione di fatti già purtroppo commessi. Non vorrei che ancora una volta si scaricasse sulla magistratura un carico di responsabilità che non possono appartenerle. La prevenzione dei reati è compito primario dell’esecutivo no della giurisdizione. È bene non dimenticarlo".

Sul tema del sovraffollamento delle carceri, condivide l'ultimo provvedimento del governo o servirebbe una depenalizzazione o comunque pene alternative? L'idea di costruire nuovi istituti penitenziari non è la soluzione giusta? 

"Il decreto legge di qualche mese fa non affronta l’emergenza carceraria. Mette in campo un programma di intervento di medio periodo (aumenti di personale) ma non si cura di risolvere il sovraffollamento che è causa prima del forte disagio carcerario e che contribuisce a fare del carcere il luogo di una sofferenza oltre misura e ingiustificata. Un carcere non posto nelle condizioni di assolvere al compito della risocializzazione non dà sicurezza. Questo va detto chiaramente. I tassi di recidiva si riducono se funzionano i meccanismi di rieducazione. Se il carcere è solo segregazione, e col sovraffollamento si inceppano per necessità i meccanismi rieducativi, il carcere può diventare addirittura criminogeno".

Il tema dello spoil system riguarda anche la Magistratura oltre alla politica e all'economia?

"Lo spoil system non ci riguarda. I magistrati godono della garanzia della inamovibilità e quindi non sono soggetti a turnazioni al cambio della dirigenza di un ufficio. Eventuali mobilità conseguenti all’arrivo di un nuovo dirigente, ad esempio di un nuovo Procuratore, sono possibili solo all’interno degli ordinari percorsi di trasferimento a domanda. Lo spoil system è altra cosa". 

Qualche suo collega ha sollevato il problema del rapporto tra pm e polizia giudiziaria che spesso rischia di privilegiare alcune indagini rispetto ad altre. E’ davvero così? Esiste questo tema e come va affrontato?

"La dipendenza funzionale della polizia giudiziaria dall’autorità giudiziaria è voluta dalla Costituzione. Se l’autorità giudiziaria non disponesse della polizia non sarebbe nelle condizioni di adempiere ai suoi compiti con la necessaria indipendenza, perché la polizia risponderebbe alle sollecitazioni dell’esecutivo, imbrigliando l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. È ovvio, però, che la dipendenza funzionale è altro dalla dipendenza gerarchica. Così come la magistratura non deve intervenire nel rapporto di dipendenza gerarchica della polizia dai vertici di comando, che hanno fisiologicamente un rapporto con il potere politico, così la struttura gerarchica della polizia non deve intromettersi nel rapporto di dipendenza funzionale con l’autorità giudiziaria. Professionalità e senso etico dei protagonisti di entrambi i settori possono (come di regola avviene) rendere effettivo l’equilibrio e il riparto di attribuzioni voluto dalla Costituzione e che non va toccato. Se poi, in casi concreti, si verificano storture, non dobbiamo pensare di riformare il sistema, quanto di censurare i soggetti che hanno tenuto condotte non in linea con la legge. Non bisogna confondere le responsabilità dei singoli elevandole a falle del sistema, che non ci sono. Sarebbe assai pericoloso se si mettesse mano a riforme della polizia giudiziaria per allentare il vincolo di esclusiva dipendenza funzionale dall’autorità giudiziaria. Sarebbe questa la strada obliqua per erodere l’indipendenza della magistratura, soprattutto inquirente". 

In definitiva, siete pronti a un confronto con il ministro Nordio e con il governo in autunno? Escludete la via dello sciopero, ad esempio sulla separazione delle carriere, o anche questa possibilità è sul tavolo?

"Noi siamo sempre disponibili al confronto ma ci sono temi, quali l’assetto costituzionale della magistratura, che non possono essere oggetto di soluzioni compromissorie. Non abbiamo ovviamente alcun potere contrattuale, esprimiamo soltanto idee cercando di argomentare le critiche. Ma certo non potremo mai dire che alcuni aggiustamenti di una riforma costituzionale, come quella proposta dal Governo, possano vederci d’accordo. Poi, come è ovvio che sia, la parola ultima spetta al Parlamento, in cui confidiamo. Confidiamo che saprà avvedersi che la riforma costituzionale non è buona cosa. L’associazione nazionale magistrati ha già detto che farà ciò che è nelle sue possibilità per esprimere le ragioni del dissenso ad una riforma che mette in serio pericolo l’indipendenza della magistratura nel suo complesso. Anche lo sciopero potrà servire come strumento di comunicazione delle ragioni di critica, non certo come stizzita reazione corporativa alla riforma. Faremo in modo che lo sciopero, se servirà, potrà essere strumento per potenziare la comunicazione delle nostre buone ragioni".

 

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