Santanchè chiede aiuto a Giorgetti. E spunta l'ipotesi di falso in bilancio

Il Pd: "La ministra ha avuto dallo Stato 2,7 milioni di aiuti Covid". L’offensiva della Lega sull'inchiesta preoccupa Palazzo Chigi

Politica

Santanchè, spunta l'ipotesi di falso in bilancio

Nuovo elementi sul caso della ministra Daniela Santanchè. Dopo la puntata di Report sulle aziende legate alla ministra del Turismo, da cui sono emerse accuse di pagamenti mancati, gestione poco trasparente e tfr mai percepiti, ora spunta anche l'ipotesi di falso in bilancio. Secondo il Corriere della Sera, che cita le carte dell'inchiesta che la Procura di Milano sta conducendo dallo scorso novembre sulla senatrice di Fratelli d'Italia, sul tavolo di chi indaga ci sarebbe anche l'ipotesi di falso in bilancio che riguarderebbe le comunicazioni tra il 2016 e il 2020 di Visibilia editore Spa, della quale Santanchè è stata presidente fino a gennaio di quest'anno, quando ha ceduto le sue quote.

"La presentazione di bilanci inattendibili, a partire quantomeno dal 2016, ha ritardato l'emersione di un dissesto patrimoniale significativo", si leggerebbe tra le carte. Il Corriere riporta anche le considerazioni di Nicola Pecchiari, docente della Bocconi nominato come consulente dai pm, secondo cui "i presupposti per una svalutazione integrale dell'avviamento di 3,8 milioni erano già manifesti al 31 dicembre 2016".

E ancora: "Tale svalutazione è stata evitata dalla società sulla base di una perizia di ‘impairment test' basata su un piano industriale irrealistico, senza tenere in considerazione che già dall'esercizio 2014 i dati previsionali non erano rispettati a consuntivo, e che i consuntivi del triennio manifestavano palesemente la presenza di una evidente crisi strutturale di redditività operativa".

Meloni: “Da Santanchè disponibilità a riferire, siamo tranquille”

"Io penso non ci sia nessun problema a riferire in Parlamento, è una richiesta legittima del Parlamento. Sono contenta che la ministra Santanchè abbia dato la sua disponibilità, l'ho vista tranquilla in queste ore come sono tranquilla io". Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un punto stampa al termine dell'Europa Forum Wachau.

Santanché chiede aiuto a Giorgetti per non fallire

Secondo quanto scrive il sito Open, al fisco viene proposto di pagare il 66,41% di quanto preteso fra imposte non saldate, irregolarità, interessi e sanzioni, saldando il dovuto però in dieci anni attraverso rate semestrali. Al principale creditore – Prelios Credit servicing spa che aveva rilevato il credito da Banca Intesa San Paolo – si offrono 1,2 milioni di euro al posto dei 4,5 milioni di euro dovuti. È la proposta avanzata alla seconda sezione civile del tribunale di Milano dai consulenti e dai legali di Daniela Santanché per evitare il fallimento di Visibilia srl con tutte le conseguenze anche penali che si porterebbe dietro.

Evitare il fallimento di fatto passa quindi solo dal sì della Agenzia delle Entrate pronunciato davanti al tribunale civile di Milano. E certo non si può nascondere come l’amministrazione finanziaria-di cui è titolare il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – si trovi in grande imbarazzo, perché dal suo sì o dal suo no passa il destino di un ministro importante del governo in carica. I consulenti e gli avvocati della Santanché, come il perito di parte che ha analizzato i conti di Visibilia, dicono senza mezzi termini al tribunale di Milano: se fate fallire Visibilia dentro la società non troverete nulla, e quindi sia fisco che creditori finanziari che fornitori non avranno indietro nulla.

Se invece viene accettata questa proposta di concordato preventivo almeno qualcosa del dovuto tornerà loro grazie a un complesso schema di garanzie offerte dalla Santanché stessa, dal suo compagno Dimitri Kunz d’Asburgo e da un importante immobile. La Santanché mette a garanzia perfino la sua indennità parlamentare. Scrivono infatti i suoi avvocati: «Si rileva, peraltro, che la socia di maggioranza, dott.ssa Daniela Garnero Santanché, oltre ad essere socio di riferimento delle diverse società menzionate nel presente ricorso, riveste anche la carica di Senatrice della Repubblica, in funzione della quale percepisce un’indennità pari ad € 95.000,00 netti annui: tale ammontare costituisce ulteriore risorsa a disposizione del Socio di maggioranza in funzione del sostegno finanziario da prestare in favore della Società per il pagamento dei debiti e, dunque, del buon esito degli Accordi».

Santanchè, il Pd: "Ha ricevuto 2,7 milioni di euro dallo Stato di aiuti Covid"

Si allarga il caso Santanchè, che diventa un caso politico anche all'interno della maggioranza. Come racconta la Stampa, il Pd chiede "conto a Santanché di un prestito da 2,7 milioni di euro che la ministra avrebbe ottenuto dallo Stato. È il senatore Antonio Misiani a presentare un’interrogazione urgente, chiamando in causa la premier Giorgia Meloni, la ministra del Lavoro Elvira Calderone e il ministro delle Imprese Adolfo Urso. Vorrebbe avere spiegazioni sul prestito da 2,7 milioni erogato alla società della Santanché “Ki Group” da parte del Fondo patrimonio Pmi. Risorse con cui la ministra avrebbe dovuto pagare fornitori e dipendenti, che invece sembra non venissero pagati affatto".

«Da atti pubblici», si legge nell’interrogazione che La Stampa ha potuto visionare, «risulta che la ministra, attraverso la società immobiliare Dani srl, sia socia della Ki Group (controllata a sua volta da persone riconducibili alla sua famiglia) e sia stata destinataria di numerosi aiuti di Stato, tra cui un credito di imposta di 600 mila euro e il finanziamento di Invitalia pari a 2,7 milioni di euro». Finanziamenti erogati come «aiuti connessi all’emergenza Covid». Soldi che Invitalia ha poi chiesto indietro, rendendo Santanché «attualmente debitrice dello Stato». E questi, per il Pd, sono «fatti gravi, che non sono degni di un ministro della Repubblica»".

Santanchè, l'offensiva della Lega preoccupa Meloni

Sempre la Stampa analizza anche la contesa interna tra Lega e Fratelli d'Italia, col Carroccio che pare pronto all'offensiva sulla vicenda Santanchè. "L’elenco degli sgarbi, volendo considerare solo le ultime ore, è lungo: le liti sulla ricostruzione in Romagna, gli sgambetti sul Mes, e, da ieri mattina, anche le esternazioni sul caso che riguarda Daniela Santanchè. I più sospettosi vedono delle insidie anche sulla riforma della giustizia", scrive la Stampa, che spiega come "i più saggi lo avevano messo nel conto, la morte di Silvio Berlusconi ha come conseguenza quella di lasciare di fatto solo Matteo Salvini davanti a Giorgia Meloni, e la fase calante del primo e ascendente della seconda rendono il conflitto quasi inevitabile: «Senza Silvio si scannano», era la previsione, davanti al Duomo di Milano, di Gianfranco Miccichè, in una rara pausa delle sue mille guerre siciliane. I primi segnali già si vedono. E la cosa che più duole a Meloni è che quando a Palazzo Chigi arrivano problemi, l’alleato leghista non solo non fa niente per risolverli, ma sembra accanirsi". 

Sulla vicenda interviene invece su Repubblica Paolo Cirino Pomicino, l'ex ministro democristiano che è stato un po' il "maestro" di Santanchè. "Io stento a credere a quello che ho visto e sentito, anche se testimoniato e documentato. Se posso dare un ultimo consiglio non richiesto, e sempre con spirito amichevole, Daniela si dimetta mettendo così nelle sue mani la propria dignità e quella del suo partito", dice Pomicino, che racconta che quando si conobbero "si dichiarava fascista, raccontava di aver militato nelle organizzazioni universitarie". Cosa che non lo impressionava: "Io avevo un fratello comunista e un altro fascista, per come si può esserlo a 18 anni, e pensavo, sbagliando, che avesse passione sincera per la politica. Invece lei è una specialista del marketing".

Pomicino dice a Repubblica: "Ero una specie di suo soprammobile: mi invitava a tutte le feste e ci andavo con piacere", mentre lei ne approfittava per la "frequentazione del potere". Poi racconta un episodio: "L’episodio che meglio le racconta non c’entra con la politica. Negli anni Novanta organizzò un concorso di cucina e mi invitò a far parte della giuria, di cui lei era presidente. Mi trovai ad assaggiare un piatto e dissi: che schifezza. Santanchè mi diede un cazzotto dietro la schiena: stai zitto che è il mio piatto. Sa chi vinse? Lei. Fece consegnare il premio al compagno Mazzaro, il quale dopo la cerimonia mi disse: la tua amica non conosce la vergogna. Mi pare la frase che meglio la descrive".

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